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Kiev chiede un “cessate il fuoco” immediato e ritiro dei russi, ma per Putin vanno garantiti interessi di sicurezza di Mosca

I primi negoziati tra Russia ed Ucraina si sono conclusi oggi nella regione di Gomel, in Bielorussia tra un crescente clima di tensioni internazionali.
Secondo il servizio stampa presidenziale le due parti "hanno discusso in dettaglio una serie di argomenti chiave su cui hanno prospettive di trovare soluzioni reciprocamente accettabili".
Dello stesso avviso è Mykhailo Podolyak, consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che ha affermato come su una serie di argomenti prioritari su cui "sono state delineate determinate soluzioni".
La delegazione ucraina è arrivata sul luogo dei colloqui in elicottero e comprendeva, oltre al consigliere di Zelensky, il ministro della Difesa Oleksiy Reznikov, il vice ministro degli Esteri Mykola Tochitsky, il vice Rustem Umerov, il membro del partito politico “Servo del popolo” David Arakhamia, ed il primo vice capo della delegazione nel gruppo di contatto tripartito Andriy Kostin.
La delegazione russa guidata dall’assistente del presidente Putin Vladimir Medinsky era giunta a Gomel il giorno prima e comprendeva i viceministri della difesa e degli affari esteri Alexander Fomin, Andrei Rudenko, ed il capo della commissione per gli affari internazionali della Duma di Stato Leonid Slutsky.
Le apparenti soluzioni concordate tradiscono in ogni caso posizioni molto distanti tra il presidente russo e l’omologo ucraino.
Mentre Zelensky sostiene un “cessate il fuoco” immediato con il ritiro delle truppe russe, Vladimir Putin, nella conversazione telefonica avvenuta con il Capo di Stato francese Emmanuel Macron, ha affermato che un accordo con l'Ucraina sarebbe possibile solo se si tenesse incondizionatamente conto dei legittimi interessi di sicurezza della Russia, tra cui il riconoscimento della sovranità russa sulla Crimea; una garanzia sulla neutralità militare dell'Ucraina; la smilitarizzazione e de-nazificazione dello Stato ucraino.
È su quest’ultimo punto che si gioca un crociale punto interrogativo potenzialmente drammatico per la leadership ucraina. Un recente articolo del New York Times (Armed nazionalist in ucraine pose a threat not Just to Russia) ha rivelato che i gruppi nazionalisti ucraini sono un'arma a doppio taglio e minacciano non solo il Cremlino ma anche il governo ucraino, che “potrebbe essere scosso e forse rovesciato da loro”, se il presidente Zelensky accettasse un accordo di pace con Mosca.
A sostegno di questa soluzione, vi sono figure come il leader del movimento di estrema destra Democratic Ax, Yuri Hudymenko, che, nell’intervista al Times, ha affermato di essere pronto a prendere le armi, ma non necessariamente contro la Russia: la sua rabbia sarà diretta al governo dell'Ucraina se questa farà troppe concessioni in cambio della pace.
"Tratteremo con la Russia in un modo o nell'altro più tardi", ha affermato Hudymenko, aggiungendo poi con tono perentorio che "se qualcuno del governo ucraino cerca di firmare un tale documento (di pace), un milione di persone scenderà in strada e quel governo cesserà di essere il governo".
In questo clima di potenziale guerriglia alimentata da milizie fuori controllo, quest’oggi a fornire ulteriori armamenti all’Ucraina, si sono aggiunti il governo norvegese, che donerà fino a 2.000 armi anticarro M72, e la Finlandia che invierà 2.500 fucili d'assalto, 150.000 munizioni e 1.500 lanciarazzi.
Materiale bellico che si aggiunge alle 1000 armi anticarro e 500 missili terra-aria Stinger fornite dalla Germania; le 2mila mitragliatrici e 3.800 tonnellate di carburante donate dal Belgio; i missili Spike controcarro, Stinger antiaerei e le mitragliatrici Mg e Browning per un valore complessivo di 12 milioni di euro, donati dall’Italia.
La guerra non si ferma nel frattempo: secondo il Ministero della Difesa sull'operazione speciale in Ucraina, l'aviazione russa ha ottenuto la supremazia aerea su tutto il territorio e dall'inizio dell'operazione, 1.114 infrastrutture militari ucraine sono state colpite (compresi 31 posti di comando e un centro di comunicazione dell'AFU).

Foto: it.depositphotos.com

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