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Condanniamo l’attacco della Russia e le gravissime responsabilità della Nato e degli Usa in questo conflitto

Non c’è più tempo. Una nuova guerra sta insanguinando l’Europa ed è alle porte dell’Italia. Per questo motivo abbiamo deciso di realizzare un videoclip di protesta: non solo per condannare l’attacco militare sferrato da Putin, ma anche per denunciare la distorsione mediatica attuata nel dibattito pubblico e dai mezzi di informazione occidentali negli ultimi anni, soprattutto rispetto alle gravissime responsabilità che la NATO, gli Stati Uniti e quindi anche l’Italia hanno in questo conflitto. Così, proprio per fare un quadro chiaro e il più trasparente possibile, ripercorreremo quello che è successo in questi giorni e tutti i fatti precedenti e spiegheremo inoltre, i motivi per cui è urgente l’uscita immediata dell’Italia dalla NATO e la dichiarazione ufficiale della nostra neutralità.
La mattina del 24 febbraio la Russia si è mobilitata militarmente su tutto il territorio dell’Ucraina ed oggi si registrano violenti scontri a Kiev. L’UE, la NATO e gli USA hanno condannato l’attacco, ma non interverranno direttamente nel conflitto.


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Vladimir Putin nell’ultimo messaggio alla nazione aveva avvertito che “chiunque cerchi di interferire, e ancora di più di minacciare il nostro Paese, il nostro popolo, deve sapere che la risposta della Russia sarà immediata e vi porterà a tali conseguenze che non avete mai sperimentato nella vostra storia”. L’obiettivo della guerra sarebbe la “smilitarizzazione e la denazificazione” dell’Ucraina per proteggere il Donbass e tutelare la sicurezza della Russia. Ieri l’aeronautica e la marina militare dell’Ucraina sono stati completamente annientati, tutti gli impianti militari ucraini sono stati distrutti anche per mezzo di attacchi aerei. Le truppe di terra hanno respinto l’esercito ucraino dal Donbass e hanno preso alcune importanti città fino ad arrivare a Kiev, la capitale, dove sono in corso duri scontri. Jens Stoltenberg, Segretario Generale della NATO, ha condannato l’attacco e ha aggiunto “non abbiamo né piani né intenzioni di dispiegare le truppe Nato in Ucraina ma stiamo incrementando truppe nella parte orientale dell’Alleanza in territorio Nato” e verrà fatto “tutto il necessario per proteggere e difendere i suoi alleati”. Come membro dell’Alleanza Atlantica, l’Italia ha schierato 250 alpini con mezzi corazzati in Lettonia e 150 militari dell’Aeronautica militare italiana pattugliano vari Paesi dell’est Europa e il Mar Nero. Navi della Marina militare italiana partecipano al pattugliamento del Mediterraneo e del Mar Nero. Con lo scoppio della guerra in Ucraina, il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha affermato che 1400 soldati italiani sono pronti per la NATO e altri 2000 saranno disponibili. Verranno schierati nell’Europa dell’Est, dove le truppe e i mezzi dell’Alleanza sono in gran numero. Ricordiamo appunto che il nostro Ministro della Difesa Lorenzo Guerini aveva anche detto: “L’Italia farà la sua parte” nella crisi.


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Come si è arrivati a questa guerra?
Bisogna dare uno sguardo a ciò che è accaduto in Ucraina dal 2014 in poi, inserendo il tutto in un quadro europeo. L’Ucraina sarebbe dovuta entrare nella NATO, ma nel 2010 il presidente Yanukovich vi si oppose e da li iniziò la corsa per farlo cadere. La NATO stava già addestrando militari ucraini. Tra le truppe ucraine reclutate vi erano anche gruppi paramilitari neonazisti come il battaglione Azov e i reparti legati ai partiti nazisti Svoboda e Praviy Sektor. Proprio questi individui sono stati utilizzati per il colpo di stato di Piazza Maidan, quello che noi occidentali definiamo rivoluzione colorata, nel quale ci fu molto probabilmente anche lo zampino della CIA. Con queste reti paramilitari neonaziste si stava tentando di creare un’organizzazione, Stay-Behind, simile all’italiana Gladio.
Dopo la presa di potere dei movimenti neonazisti iniziò un’ondata di violenza contro i dissidenti e la pulizia etnica contro le popolazioni di etnia russa nel paese. Questo portò le due regioni del Donbass (le città di Lugansk e Donetsk) a dichiarare l’indipendenza e la Crimea ad indire il referendum per l’annessione alla Russia.
Le popolazioni indipendentiste del Donbass erano supportate da Mosca.
Dopo vari scontri nel Paese, nel 2015 si arrivò alla stipulazione degli accordi di Minsk che conosciamo oggi. Gli accordi prevedevano l’istituzione di uno status speciale per il Donbass e l’amnistia per gli insorti.
L’Occidente continuava a ribadire alla Russia il rispetto degli accordi di Minsk, ma era Kiev a non attuarli e a continuare per ben 8 anni a bombardare e fare pulizia etnica nel Donbass. Questo è accaduto con la copertura mediatica di quasi tutti i media occidentali e il benestare dell’UE, della NATO e degli USA che continuavano a finanziare e armare il governo ucraino.
L’UE ha stanziato “17 miliardi di euro” dal 2014 ad oggi per l’Ucraina secondo Josep Borrell, il capo della diplomazia europea. Vari Paesi europei e soprattutto USA e Gran Bretagna hanno fornito negli ultimi mesi tonnellate di armi e munizioni di vario tipo all’esercito ucraino. Canada e Gran Bretagna hanno offerto addestramento e supporto militare. Questo avveniva mentre i media additavano la Russia come il nemico che sicuramente avrebbe invaso l’Ucraina e i Servizi Segreti statunitensi avrebbero avuto le prove dell’imminente invasione.


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Putin e il Ministro degli Esteri russo Lavrov avevano avvertito più volte che ciò che stava avvenendo in Ucraina era per la Russia una minaccia alla propria sicurezza. Mosca aveva più volte chiesto che l’Ucraina non entrasse nella NATO e che ci fosse una smilitarizzazione dei paesi NATO ai confini russi (Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania, Bulgaria) perché percepiti come una minaccia, ma tali richieste sono state declinate dalla NATO e dagli USA che di fatto controllano le decisioni dell’Alleanza atlantica.
Quando la Russia prima del fine settimana aveva iniziato a ritirare le truppe schierate sul confine russo-ucraino - come richiesto dall’Occidente - il governo di Kiev ne ha approfittato per attaccare le repubbliche separatiste del Donbass colpendo addirittura zone all’interno del confine russo vicino a Rostov. Questa è stata la scintilla, portando alla decisione russa di intervenire militarmente in Ucraina.
Gli Stati Uniti, anche alla luce degli ultimi documenti pubblicati dal Pentagono, vedono nella Russia e nella Cina i nemici del nuovo millennio. La politica estera USA di questi decenni è stata improntata all’allargamento della NATO in Europa inglobando sempre nuovi stati anche se L’Alleanza atlantica in realtà è un’organizzazione difensiva creata durante la Guerra Fredda per contrastare l’URSS. Per questo avrebbe dovuto cessare le sue attività dopo il crollo dell’Unione Sovietica nel 1991, ma così non fu. L’Alleanza atlantica viene oggi usata come braccio armato delle politiche USA nel mondo e mai nessun mezzo di informazione occidentale ha denunciato le guerre, i genocidi, le bombe e la violazione di trattati internazionali perpetrati dall’Alleanza Atlantica. Lo abbiamo visto nella distruzione di paesi come l’Afghanistan, l’Iraq, la Siria, la Libia e l’Ucraina.
In Afghanistan nel 2001 partì la guerra degli USA al terrorismo, ma una volta lasciato il paese nel 2021 si sono visti gli effetti dell’occupazione occidentale. La produzione di oppio nel Paese è aumentata del 30-40% grazie a signori locali legati agli apparati del corrotto governo afghano. Spaventoso è il grado di povertà e arretratezza della popolazione. Il Paese rischia ora una grave crisi alimentare e sanitaria. I Talebani che dovevano essere sradicati hanno invece ripreso il controllo del Paese subito dopo il ritiro occidentale.
Il regime di Saddam Hussein venne fatto cadere nel 2003 perché, sempre secondo gli Stati Uniti, possedeva “armi di distruzione di massa” che però dopo la guerra non furono mai trovate. Nel periodo di occupazione USA in Iraq, 5 mila sono state le vittime della coalizione militare, mezzo milione i civili iracheni morti ed un milione i dispersi. L’occupazione fece scatenare una guerra civile da cui scaturirono anche molti movimenti islamisti radicali. Questi movimenti furono sostenuti dai servizi segreti americani tanto che nel 2014 nacque l’ISIS proprio tra Siria e Iraq. I miliziani islamisti dell’ISIS sono stati usati per perpetrare attacchi contro il governo siriano di Bashar al Assad. I terroristi dell’ISIS, denominati Caschi Bianchi dai media occidentali, sono stati i responsabili dei due attacchi chimici sulla popolazione che i media occidentali hanno invece attribuito ad Assad. Nel 2018 alcune basi dell’esercito di Assad furono bombardate da una coalizione guidata dagli USA. Il bombardamento rischiò di trasformarsi in un confronto militare diretto tra gli USA e la Russia, siccome anche i russi erano schierati in Siria. 10 anni di conflitto nel Paese hanno provocato oltre 500 mila morti e 12 milioni di profughi.
Nel 2011 si decise di far cadere il regime di Muammar Gheddafi in Libia. L’imposizione di una no-fly zone si trasformò in un attacco aereo occidentale. La caduta di Gheddafi ha fatto precipitare il Paese nel caos, dove fazioni sostenute da Stati esteri lottano per contendersi il potere. Il numero dei morti dal 2011 ad oggi risulta incalcolabile. Una delle ragioni del conflitto fu molto probabilmente il progetto del Rais per una nuova moneta africana, il Dinaro Oro, che avrebbe sostituito il Dollaro e il Franco CFA, mettendo così in crisi gli interessi francesi e occidentali in Africa.
In un’intervista del 2007 Wesley Clark, Generale statunitense a capo del Supreme Allied Commander Europe dal 1997 al 2000, affermò che durante una sua visita al Pentagono nel 2001 un generale che aveva servito sotto di lui gli disse di aver ricevuto dall’ufficio del segretario alla difesa “un memo che descrive in che modo prenderemo 7 paesi in 5 anni, cominciando dall’Iraq, poi la Siria, il Libano, la Libia, la Somalia, il Sudan e per finire l’Iran”.
Tutte queste guerre sono state portate avanti con una logica ben precisa: far cadere quei governi che non erano allineati alle politiche USA. La Siria di Assad ad esempio era un alleato della Russia. L’Iraq e la Libia, pur essendo dei regimi dittatoriali, erano indipendenti nelle loro scelte politiche. L’Afghanistan si trovava in un punto strategico tra Iran, Russia e Cina – i tre grandi avversari degli USA. Tutte queste guerre denotano un filo conduttore che ci porta alla guerra di questi giorni scaturita dalla crisi ucraina. La NATO è stata usata come strumento militare in tutti queste guerre e potrebbe essere utilizzata anche per un eventuale confronto militare diretto con la Russia di Putin.
L’Italia, violando ripetutamente la nostra Costituzione, ha sempre finanziato e appoggiato militarmente gli alleati Nato e soprattutto gli Stati Uniti in tutti questi conflitti.


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Infatti, sul nostro territorio, sono presenti circa 130 basi militari e punti di supporto militare, di cui una decina sono le basi più importanti usate dalla NATO e dall’esercito USA: gli aeroporti militari di Ghedi e Aviano (basi dove sono immagazzinate le 70 testate atomiche americane), il magazzino di munizioni a Camp Derby, i porti militari di Gaeta e Napoli (quartier generale della VI flotta degli Stati Uniti d’America e comando delle forze NATO in Europa), la base navale di Augusta, la base aerea di Sigonella e il sistema MUOS per il controllo dei droni a Niscemi, la base di Vicenza, la base navale a Taranto e quella della Maddalena. Le nostre basi sono state usate spesso nei vari conflitti sopra citati sia per attacchi che per missioni di ricognizione e controllo. In queste ore droni partiti da Sigonella stanno monitorando la situazione in Ucraina. E in questi giorni navi e sottomarini russi sono apparsi vicino alle coste calabresi e siciliane.
Se scoppiasse una guerra in Europa tra un Paese NATO e la Russia, l’Italia sarebbe subito coinvolta come impone il trattato dell’Alleanza. Purtroppo, anche se l’Italia si rifiutasse di combattere, le basi della NATO sul nostro territorio sarebbero i primi obiettivi militari ad essere colpiti con conseguenze catastrofiche per la popolazione nazionale.
Nel 2022 l’Italia stanzierà circa 26 miliardi di euro per la spesa militare, continuando il trend di riarmo del Paese come richiesto dalla NATO. Si è registrato un aumento della spesa addirittura del 20% in tre anni. Quindi l’Italia spende in media 70 milioni di euro al giorno per questa follia militare.
L’obiettivo, entro il 2024, è quello di arrivare a spendere il 2% del PIL del Paese in armamenti.
Questi esborsi sono tutti soldi che vengono sottratti ai bisogni primari della Nazione come la Sanità, la Scuola, gli Ammortizzatori sociali, le Fonti energetiche rinnovabili e la Giustizia. Si tratta di costi inutili e controcorrente se si pensa alle difficoltà in cui versano famiglie e imprese dopo lo shock della pandemia e del lockdown.
La NATO, frutto della Guerra Fredda, è un’organizzazione militare palesemente asservita alle politiche belliche americane. L’allargamento della NATO nell’est Europa e la propaganda contro la Russia sono da inquadrare in questa logica. La permanenza dell’Italia nell’Alleanza atlantica è un rischio per il popolo italiano, soprattutto dopo questa grave guerra nel cuore dell’Europa. La sovranità del Parlamento è stata ormai totalmente esautorata, le nostre basi, come già accaduto in passato, verranno usate dagli USA e dalla NATO per le loro guerre, nonostante l’art. 11 della nostra Costituzione stabilisca chiaramente che “l'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. Ben 70 testate atomiche americane sono presenti sul nostro territorio nazionale e, se venissero colpite, il Nord Italia verrebbe letteralmente cancellato. Inoltre, non possiamo minimizzare né non considerare il fatto che la maggior parte di queste nazioni sono armate con bombe atomiche nucleari. Quest’ultime, una volta attivate, provocherebbero uno scontro capace di distruggere l’intero pianeta. Per quanto riguarda l’Italia quindi, solo uscendo dalla NATO, dichiarando la propria “neutralità” e cercando la via della vera diplomazia darà un messaggio forte a chi, come Russia, Stati Uniti e Paesi Alleati, in questo momento si sta preparando per una nuova guerra.
L’umanità dimentica molto facilmente il suo passato: dolore, urla, feriti, perdite. Ma noi non possiamo accettare di rivivere ciò che hanno vissuto i nostri nonni e ciò per cui hanno sacrificato la propria vita centinaia di partigiani e di partigiane. Non vogliamo una terza guerra mondiale, né oggi né mai.
Per tutti questi motivi gridiamo: NO ALLA GUERRA! FUORI L’ITALIA DALLA NATO E FUORI LA NATO DALL’EUROPA.

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