"Se vogliamo ottenere un cambiamento dobbiamo vedere il nemico sia in Oriente sia in Occidente". Sono le parole di Francesco Ciotti, giovane integrante del Movimento Our Voice, che nella giornata di ieri, assieme ad alcuni compagni e compagne - anche in altre città d'Italia -, ha partecipato ad una manifestazione a Udine per chiedere il cessate il fuoco in Ucraina.
"Siamo tutti qua riuniti come popolo per protestare contro la guerra - ha detto il giovane -. Quelli che stiamo vivendo sono momenti drammatici. In questi giorni guardando i video dei combattimenti mi ha preso uno sconforto ripensando a come in Europa si sia tornati ai momenti più bui della nostra Storia". Una piazza piena quella di Udine, silente e attenta alle parole di Francesco il quale ha ringraziato i presenti perché "è bellissimo vedere il popolo riunito in piazza", precisando però che "oltre a condannare è necessario riflettere e ragionare su come si è arrivati a questo punto, perché la guerra in corso ha dei responsabili oltre a Putin". Gli altri responsabili sono "i gruppi economici e militari dell'Occidente". "Noi siamo rimasti in silenzio quando la Nato si espandeva ad est mentre nel '91 gli Stati Uniti avevano promesso a Michail Gorbačëv (ex Segretario generale del PCUS, ndr) che non si sarebbero mai espansi ad est. Abbiamo trasferito le infrastrutture militari statunitensi fino ai confini russi: Estonia, Lettonia e Lituania. Abbiamo i nostri aerei F-35 che ora intercettano gli aerei russi che arrivano alla base di Kaliningrad (città russa di mezzo milione di abitanti, nonché capoluogo e centro principale dell'omonima "Oblast", exclave russa tra Polonia e Lituania con accesso al mar Baltico, ndr). In questi anni c'è stato un crescendo delle provocazioni nei confronti della Russia e dobbiamo riconoscerlo. Così come dobbiamo riconoscere chi sono i vincitori di questo conflitto, ovvero le industrie belliche. Mentre l'economia e le borse da gennaio crollano, le azioni delle grandi multinazionali di armamenti - come la ‘Lockheed Martin’ e ‘Leonardo’ - crescono del 10%".
"Purtroppo, noi in questi anni abbiamo armato l'esercito di Kiev - ha detto il giovane di Our Voice -. Nel 2014 è stato messo in atto un colpo di Stato organizzato e finanziato dagli Stati Uniti, che ha portato al potere forze politiche che tra i primi emendamenti hanno abolito la lingua russa nel Paese. C'è stato un Governo che ha inglobato battaglioni nazisti, come il ‘Battaglione Azov’, all'interno della guardia nazionale dell'esercito". È bene ricordare, infatti, che il “Battaglione Azov”, che ha visto come primo comandante Andrіj Bіlec'kyj (in foto sopra), è una formazione militare di chiara ispirazione neonazista, il cui simbolo è il Wolfsangel, icona nazista della 2. SS-Panzer-Division “Das Reich”, sullo sfondo dello Schwarze Sonne, il “sole nero”, altro simbolo di ispirazione nazista. In diverse foto e video del battaglione è possibile vedere sulle divise di diversi combattenti la bandiera con la croce uncinata o la sigla delle SS.
Questo è uno dei fattori che ha contribuito alla spaccatura nel Paese, dice Ciotti, il quale ribadisce che "i popoli del Donbass non si sono riconosciuti in questa forza golpista e quindi hanno deciso di fondare delle Repubbliche indipendenti. E da quel momento è nata una guerra durata 8 anni che ha generato 13mila morti di cui molti civili".
"In questi ultimi mesi, Nato, Stati Uniti e altri Paesi europei, hanno armato l'esercito di Kiev per far proseguire ulteriormente questa guerra. E dal 17 febbraio, come ha riconosciuto anche l'OSCE (l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, ndr) che è presente nella linea di demarcazione tra il Donbass e l'Ucraina, la guerra si è intensificata. Oltre a questo, a dicembre Putin ha proposto all'Occidente delle trattative per smilitarizzare i Paesi della Nato e per garantire che la stessa non si espandesse ulteriormente ad est, ma gli Usa hanno rifiutato queste proposte che avrebbero potuto evitare una futura guerra".
Detto ciò, Francesco Ciotti ci tiene a ribadire che "non siamo né con l'occidente né con l'Oriente: né con Putin, che è un dittatore che ha fatto patti con la mafia russa; né con la Nato che sta conducendo una politica espansionista che ci porta alla guerra e ogni anno aumenta le spese militari".
"Se vogliamo vedere un cambiamento dobbiamo vedere il nemico sia in oriente sia in occidente - ha concluso il giovane attivista -. Fino a quando vedremo il nemico solo fuori da noi non cambierà mai niente. Quindi uniamoci ancora e combattiamo insieme contro tutte le guerre e contro tutti i responsabili. Ovunque nel mondo".
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- Jamil El Sadi