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L’accusa ha invocato sei anni per Piergiorgio Segatel e tre anni e mezzo per Domenico Catracchia

La Procura generale di Bologna ha chiesto l'ergastolo, con isolamento diurno per 3 anni, per l'ex Avanguardia Nazionale Paolo Bellini, con l'accusa di essere uno degli autori della Strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980, in concorso con gli ex Nar già condannati e con Licio Gelli, Umberto Ortolani, Federico Umberto D'Amato e Mario Tedeschi, tutti deceduti e non più imputabili, ma ritenuti mandanti, finanziatori o organizzatori dell'attentato. Inoltre sono stati chiesti rispettivamente tre anni e mezzo per Domenico Catracchia e sei anni per Piergiorgio Segatel. "Noi abbiamo qualificato il fatto come crimine punito dall'articolo 285 del codice penale, perché si tratta di un crimine contro la personalità dello Stato" ha detto il Pg Umberto Palma aggiungendo che “se una persona è responsabile di Strage per l'articolo 285 del codice penale si deve applicare solo una pena, l'ergastolo. Ma qui ci sono anche 85 omicidi pluriaggravati. E siccome una persona non può essere condannata a due ergastoli - ha aggiunto Palma - la legge dice che la soluzione è aggiungere qualcosa alla pena, ovvero associare l'ergastolo all'isolamento diurno, noi chiediamo l'isolamento diurno per tre anni perché 85 omicidi pesano tantissimo". "La Strage non colpisce soltanto le vittime malcapitate ma offende un valore, il valore principale della nostra Repubblica, che è la democrazia. Perché se io col sangue tento di condizionare la vita democratica, i flussi di voto, il consenso - ha aggiunto Palma - tentò di far scattare una reazione che possa influenzare la vita politica del Paese e offendo la Costituzione, il Paese stesso, l'Italia". Ecco perché questa “strage è un crimine contro la personalità dello Stato, perché parti offese non solo le vittime, ma anche la comunità, Bologna, la democrazia e la personalità dello Stato e l'articolo 285 del codice penale tratteggia la Strage come delitto contro la personalità dello Stato”. Per la Procura generale di Bologna bisogna quindi "affermare la responsabilità di Bellini per i reati attribuiti, condannarlo all'ergastolo con isolamento diurno con la misura massima di tre anni, e a questa condanna conseguono anche le pene accessorie, l'interdizione perpetua dai pubblici uffici, l'interdizione legale e la decadenza della patria potestà. Chiediamo infine - ha concluso il Pg - che la Corte voglia pubblicare la sentenza di condanna, queste sono le conclusioni per la posizione di Paolo Bellini".

Accusa ha chiesto 6 anni per Piergiorgio Segatel
Il pg Umberto Palma ha chiesto una pena di sei anni per l'ex capitano dei Carabinieri, Piergiorgio Segatel, accusato di depistaggio. "Noi riteniamo - ha spiegato Palma- che ci siano i presupposti per affermare la sua responsabilità e non concedere le attenuanti generiche, perché nel comportamento processuale di Segatel non c'è nulla che possa essere considerato positivamente". Inoltre, ha aggiunto il magistrato, "la gravità del suo reato va rapportata al reato che si vuole ostacolare, e qui si parla della Strage di Bologna, quindi secondo noi non vanno concesse le attenuanti generiche e la pena deve essere di sei anni", perché il depistaggio ha riguardato un'indagine per strage (reato che rientra tra quelli che comportano un 'range' di pena più alto in caso di depistaggio).

Chiesti tre anni e mezzo per Domenico Catracchia
E’ un uomo che nega a prescindere", e la sua reticenza "ha indubbiamente ostacolato le indagini". Per questo motivo la Procura generale ha chiesto alla Corte d'Assise di condannare a tre anni e sei mesi l'ex amministratore di condominio e di immobili in via Gradoli a Roma, imputato per false informazioni al pubblico ministero. Per il pg Umberto Palma, "risponde di false informazioni al pm sotto due profili". Il primo, dettaglia il magistrato, "è l'aver mentito sul fatto di aver affittato, nel 1981, un appartamento in via Gradoli a Paolo Moscucci, che era il prestanome dei Nar Giorgio Vale e Francesca Mambro". Il secondo "è che Catracchia si è rifiutato di spiegare il contenuto di un'intercettazione ambientale che faceva riferimento ad una audizione dello stesso Catracchia avvenuta il giorno prima, dove c'erano riferimenti all'ex direttore del Sisde Vincenzo Parisi". Con la richiesta di condanna per Catracchia, che secondo i pg "non merita la concessione delle attenuanti, proprio come Segatel", e per il quale è stata chiesta anche la pena accessoria dell'interdizione per cinque anni dai pubblici uffici, si è conclusa la requisitoria della pubblica accusa.

Cominciate le arringhe delle parti civili
Conclusa in mattinata la requisitoria della Procura generale, con le richieste di condanna per i tre imputati, sono cominciate le arringhe delle parti civili. A prendere per primo la parola è stato l'avvocato Andrea Cecchieri, in rappresentanza dell'Avvocatura dello Stato che in questo procedimento rappresenta il ministero dell'Interno, il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e la Presidenza del Consiglio dei ministri. Cecchieri nel suo intervento, che proseguirà nella prossima udienza, mercoledì 2 marzo, ha ricostruito il contesto nel quale è maturata la Strage di Bologna. In particolare il legale si è soffermato sulle figure di Licio Gelli, ritenuto dalla Procura generale e dal collegio di parte civile uno dei mandanti e finanziatori dell'attentato e di Amos Spiazzi, ufficiale del Sisde, che aveva raccolte le informazioni sulla Strage prima che venisse compiuta, dopo aver parlato con il leader siciliano di Terza Posizione, Ciccio Mangiameli, poi ucciso dai Nar. Infine Cecchieri ha richiamato le dichiarazioni dell'estremista di destra Vettore Presilio che nel luglio del 1980, poco prima della Strage, disse al magistrato padovano, Giovanni Tamburino che di lì a poco ci sarebbe stato "un attentato di eccezionale gravità”, che avrebbe riempito "le pagine dei giornali di tutto il mondo". La Corte d'Assise di Bologna ha già stabilito che le due udienze della prossima settimana saranno riservate alle arringhe delle parti civili e poi toccherà alle difese dei tre imputati, Paolo Bellini, Domenico Catracchia e Piergiorgio Segatel.

Il Pg: “Contro Bellini macigni probatori”
Contro Paolo Bellini "più che indizi, ci sono macigni probatori" ha affermato il pg bolognese Nicola Proto nella scorsa udienza, ribadendo la propria convinzione che nel caso di Bellini "siamo di fronte a un alibi precostituito, e quando l'alibi è precostituito- chiosa- diventa una prova a carico, anzi un indizio più che una prova". Il magistrato ha pronunciato queste parole dopo aver ripercorso, smontandola punto per punto, la ricostruzione fornita dall'imputato sui suoi spostamenti la mattina del 2 agosto 1980.
In particolare, Proto si era soffermato sul fatto che Bellini abbia dato appuntamento ai suoi familiari per la partenza verso il passo del Tonale al delfinario di Rimini, anziché andarli a prendere all'albergo di Torre Pedrera in cui alloggiavano. "Allontanando dall'albergo i familiari la mattina presto - ha spiegato il magistrato - Bellini avrebbe creato, agli occhi degli albergatori, la parvenza di un appuntamento temporalmente incompatibile con la sua partecipazione alla strage”. In sostanza, secondo il pg, Bellini aveva evitato di andare di persona all'albergo per "eliminare dei potenziali testimoni", perché se gli albergatori lo avessero visto avrebbero potuto testimoniare che non era arrivato a Rimini la mattina presto, ma verso l'ora di pranzo. Non sono poi mancate, da parte di Proto, nuove critiche al lavoro svolto dalla Polizia scientifica di Roma sull'intercettazione ambientale del gennaio 1996 in cui il leader veneto di Ordine nuovo, Carlo Maria Maggi, parlando con il figlio della Strage di Bologna aveva fatto riferimento a contatti tra l'ambiente dell'estrema destra e "il padre di 'sto aviere" che avrebbe portato la bomba in stazione. Per la Procura generale l'aviere è Bellini, che aveva un brevetto da pilota, ma i tecnici della scientifica, chiamati solo a digitalizzare e ripulire il file originale, sono andati oltre il loro incarico, e utilizzando un "metodo che va incontro a forti critiche", afferma Proto, hanno ipotizzato - anche perché in quei giorni sui giornali si parlava molto della pista palestinese per la strage del 2 agosto-  che la frase pronunciata da Maggi fosse "lo sbaglio di un corriere". Questa decisione di andare oltre l'incarico assegnato, dice il pg, è "assolutamente ingiustificata".

I rapporti tra Bellini e i servizi segreti
"I rapporti di Bellini con i servizi segreti sono la parte più inquietante di questa storia, perché questi rapporti hanno consentito a Bellini, almeno fino al 1981, di muoversi indisturbato, proprio grazie a questa rete di protezione"  aveva detto il Pg Nicola Proto nel corso della sua requisitoria. Per i Pg questi rapporti cominciarono dal viaggio in Portogallo, compiuto da Bellini nel 1973, per conto del Msi, e continuarono negli anni successivi. Emblematico in questo senso è il depistaggio compiuto dall'allora Sid, poi diventato Sismi, sull'omicidio del militante reggiano di Lotta Continua, Alceste Campanile, assassinato il 12 giugno del 1975. Le indagini sul delitto, che Bellini aveva confessato solo nel 1999, per la Procura "furono inquinate da un telex inviato dal Sid già il 14 giugno del 1975" e indirizzate "verso una inesistente pista rossa, con conseguenze terrificanti", ricorda la Procura, visto che furono indagate e processate due persone completamente innocenti. Quello di Campanile, hanno ricostruito i Pg, era stato un omicidio politico, commesso da Bellini per conto di Avanguardia Nazionale e l'immediato depistaggio orchestrato dal Sid è per l'accusa una prova ulteriore del fatto che Bellini abbia sempre goduto di coperture da parte dei servizi. Le protezioni di Bellini, secondo i Pg, furono possibili anche grazie all'amicizia con l'allora procuratore capo di Bologna, Ugo Sisti. Sul ruolo di quest'ultimo i Pg si sono soffermati a lungo, a partire dall'episodio del 4 agosto 1980, quando il magistrato fu sorpreso durante una perquisizione della Digos nell'albergo di Aldo Bellini, padre di Paolo. "Il 2 agosto ci furono 85 morti e il 4 agosto il procuratore di Bologna Sisti era alla Mucciatella, dal padre di Bellini", e "quando gli chiesero perché fosse lì, Sisti disse che era per riposarsi. Questa visita rimase segreta per 2 anni". Un'altra vicenda che vede al centro Sisti, e i suoi legami con i vertici deviati del Sismi che coprirono Bellini, è quella che poi era sfociata in uno dei depistaggi sulla Strage di Bologna, vale a dire 'l'operazione terrore sui treni' del 1981. Tra l'ottobre e il novembre 1980, quando Sisti non era più procuratore di Bologna ma capo del Dap, aveva sollecitato i vertici del Sismi, tutti iscritti alla P2, a collaborare con i giudici istruttori di Bologna per indagare sulla Strage. Questa richiesta 'illegittima' per i Pg permise ad alcuni alti ufficiali del Sismi, Pietro Musumeci e Giuseppe Belmonte, di indirizzare le indagini verso una "inesistente pista internazionale".

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