L’ex consigliere militare di Cossiga rivela: “Kiev ha una difesa operativa basata su struttura ‘Stay behind’”
Trascorrono giorni incandescenti nella gelida Ucraina. Gli analisti sostengono che sta per esplodere la crisi di cui le cronache stanno parlando da settimane che vedono le sorti del Paese contese tra il braccio dell’Occidente che vorrebbe includere Kiev nella NATO e quello russo (appoggiato dalla Cina) che intende allontanare in tutti i modi questa possibilità che significherebbe avere contingenti a guida USA a poche miglia di distanza. Tra le parti in causa ci sono già state prove di forza militari: sul fronte russo, sabato scorso, Vladimir Putin ha testato il missile ipersonico Kinzher nel Mar Nero, due giorni fa invece un proiettile di tipo non identificato sparato dall’Ucraina ha completamente distrutto una zona di servizio dei distaccamenti di frontiera della PU (Direzione di frontiera) dell’FSB nella regione di Rostov, a circa 150 metri dal confine russo-ucraino. E sempre al confine 5 sabotatori ucraini sono stati uccisi dalle forze armate russe mentre tentavano di oltrepassare. Il fuoco, come si nota, è incrociato ed è sull’orlo dell’escalation. Ma ci sarebbe un’ulteriore protagonista in campo che potrebbe ulteriormente portare a una degenerazione della situazione. A riportarlo, tra le righe, è il generale Carlo Jean, docente universitario e consigliere militare dell’ex presidente Francesco Cossiga. In un’intervista a liberoquotidiano.it, il generale, sostenendo che qualora ci fosse un incidente nell’area sarà con buone probabilità di responsabilità ucraina e non russa, ha affermato che in ogni caso un possibile attacco da parte di Putin sarebbe “per lui molto rischioso e costoso” in quanto, tra le altre cose, Kiev “ha organizzato una difesa operativa del territorio simile a quella che era stata creata nei territori Nato e nei territori europei neutrali quali Svizzera, Austria e Svezia, basata su una struttura "Stay behind", quella che noi chiamiamo ‘Gladio’”. Un passaggio che ha dell’incredibile, quello di Jean, per giunta passato completamente in sordina tra i vari organi di stampa. Esiste dunque una struttura “Stay behind” in Ucraina? E se sì, come è possibile, com’è formata e da quanto esiste? “Stay Behind”, per ricordarlo, è appunto una operazione paramilitare partorita della NATO e foraggiata dalla CIA che nel dopoguerra, tramite attività segrete militari di sabotaggio, si è resa autrice di massacri, stragi, omicidi, attentati, destabilizzazioni di ogni genere e tipo in ogni angolo d’Europa. In Italia, come detto dal generale, il suo nome in codice era “Gladio” e venne per la prima volta rivelata all’opinione pubblica da Giulio Andreotti solo nel 1990 e solamente per evitare che fossero i magistrati che indagavano sui terroristi neri a portarla alla luce. Nel frattempo “Gladio”, tramite neofascisti, 007, prefetti e piduisti, avrebbero orchestrato - o almeno così ritengono alcuni dei più competenti magistrati sulla scorta di indagini e delle confessioni di ex mafiosi ed ex terroristi - i peggiori fatti di sangue della prima Repubblica, a partire dalla strategia della Tensione. La stessa struttura dunque, oltre ad aver operato in Europa Occidentale come in Italia o in Grecia con la struttura “LOK” che avrebbe portato alla dittatura dei Colonnelli, sarebbe stata presente, e lo sarebbe tuttora, in Europa Orientale, in Ucraina. Del resto, una simile struttura era comparsa nel 2014 quando il Paese venne attraversato da una sanguinosa guerra civile ed emersero gruppi militari di ispirazione nazista che eseguirono massacri a Kiev. Sotto regia Usa/Nato, attraverso la CIA e altri servizi segreti sono stati per anni reclutati, finanziati, addestrati e armati i militanti nostalgici del nazismo che nella Capitale hanno preso assalto palazzi governativi e sono stati poi istituzionalizzati come “guardia nazionale”.
Furono loro a distruggere nel 2014, durante il Colpo di Stato, sedi di partito. Furono loro - mentre buona parte della stampa acclamava i moti di Kiev come “rivoluzionari” - a linciare dirigenti, a seviziare e ammazzare giornalisti, a bruciare vivi attivisti, come nella Camera del Lavoro di Odessa, e fare mattanza di civili come a Mariupol, bombardati col fosforo bianco a Slaviansk, Lugansk, Donetsk. Da non dimenticare, poi, il massacro di piazza Majdan, dove cecchini appartenenti alle formazioni estremiste “Svoboda” e “Pravij Sektor”, appostati sugli edifici del Conservatorio e dell’hotel Ucraina fecero strage di manifestanti. Una “false flag operation”, volta a far ricadere le colpe sulla polizia. Un po’ come accadde in Italia negli “anni di Piombo”. Simili sono le modalità omicide. E simili sono le strutture eversive in azione. Di fatti, come riporta Il Manifesto in un ricco articolo di Manlio Dinucci del 2014, esiste una documentazione fotografica che mostra giovani militanti neonazisti ucraini di “Uno-Unso” addestrati nel 2006 in Estonia da istruttori Nato, che hanno impartito loro tecniche di combattimento urbano ed uso di esplosivi per sabotaggi e attentati. Si tratta della stessa cosa che fece la Nato in Italia durante la guerra fredda per formare la struttura paramilitare segreta “Gladio”.
Una analoga struttura paramilitare è stata creata e usata in Ucraina, servendosi anche di specialisti israeliani come un certo “Delta”, uno dei capo militari del golpe ucraino che ha formato e addestrato, insieme ad altri ex militari israeliani, il plotone “Caschi blu di Majdan”, agli ordini, paradossalmente, di “Svoboda” (partito definito dal parlamento europeo come antisemita), applicando a Kiev le tecniche di combattimento urbano sperimentate nella Striscia di Gaza. 8 anni fa il golpe non avrebbe avuto luogo se la Nato non avesse legato a sé gran parte dei vertici militari ucraini, formandoli per anni nel “Nato Defense College” e in “operazioni” di “peace keeping” a guida Nato. C’è chi sostiene che sotto alla rete ufficiale era stata creata una rete occulta. In questo modo le forze armate ucraine hanno obbedito all’ordine della Nato di “restare neutrali”, mentre divampava il colpo di Stato e la Capitale veniva messa a ferro e fuoco. Di fatti, in questi giorni, ad eseguire i principali attacchi dall’Ucraina sono miliziani armati e sabotatori, pare, di estrema destra. Le strategie sembrano essere le medesime e lasciano pensare che quello del 2014 possa essere stato solo il prologo di ciò che sta accadendo oggi.
Rielaborazione grafica by Paolo Bassani
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