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Il procuratore aggiunto di Firenze Luca Tescaroli ha detto che il quesito referendario sulla cannabis - per come è stato formulato - poteva ”favorire la criminalità organizzata” e “portare a un aumento del consumo di droghe pesanti”. Nell’intervista concessa al quotidiano “Il Messaggero” (articolo a firma di Michela Allegri) il magistrato ha espresso le sue considerazioni sui vari aspetti critici del quesito sulla legalizzazione della cannabis, bocciato l’altro ieri dalla Corte Costituzionale. Tra i vari rischi elencati vi era, ha spiegato il magistrato, l’apertura di una “strada anche alla legalizzazione delle droghe pesanti”. “Allora il discorso cambia radicalmente - ha detto - C’è una questione fondamentale che riguarda il diritto alla salute, che in questo caso non sarebbe stato tutelato. Anche solo la legalizzazione delle coltivazioni avrebbe potuto avere come conseguenza un aumento nella produzione e nella successiva vendita delle droghe, con un incremento del numero dei consumatori, lo sviluppo delle dipendenze, soprattutto nei giovani. Ma, soprattutto avrebbe potuto alimentare gli interessi economici dei produttori che avrebbero avuto un libero accesso alle materie prime con la possibilità di incrementare i guadagni”. Il rischio, ha sottolineato Tescaroli, sta anche nel fatto che un quesito referendario “scritto in modo non corretto” avrebbe potuto incoraggiare la diffusione incontrollata di sostanze illegali. “E anche nel caso di sostanze legali - ha continuato Tescaroli sul Il Messaggero - bisogna sempre ricordare che la criminalità organizzata ha la possibilità di abbassare moltissimo i prezzi di vendita rispetto allo Stato, sfruttando il mercato nero. Cosa Nostra e ‘Ndrangheta, per esempio, si servono di fornitori che importano quantità grossissime di stupefacenti. Le organizzazioni criminali avrebbero potuto sfruttare la situazione per trasformarla in una opportunità ulteriore di business e di guadagno. Per dare una stima dei volumi mossi dai fornitori faccio un esempio: nel febbraio 2020 nel porto di Livorno abbiamo sequestrato una fornitura da 3 tonnellate di cocaina. Il rischio non era solo di creare nocumento alla salute della collettività, ma anche di incentivare la criminalità”. Secondo il magistrato una decisione “di questo tipo probabilmente non può essere affidata a un referendum ma dovrebbe essere sottoposta la vaglio del Parlamento, a livello di politica legislativa, con una valutazione attenta e ponderata. Al primo posto ci deve essere la tutela di garanzie individuali e collettive della popolazione. Oltretutto, ci sono convenzioni internazionali che ci obbligano ad adempire a determinati doveri e che, se il referendum fosse passato, non sarebbero state rispettate”.

Fonte: Il Messaggero

Foto: it.depositphotos.com

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