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13 2 2022 7 non e arena

In studio Palamara si difende: “Il passaggio del libro su Di Matteo e Davigo? Decontestualizzato, spero di chiarire

Nino Di Matteo in questo momento è un punto di riferimento per il Paese, non solo per quella parte di magistratura ancora importante che in silenzio fa un lavoro coraggioso competente con autonomia e indipendenza”. A dirlo è l’ex magistrato e oggi sindaco di Napoli Luigi de Magistris, intervenendo ieri sera su “Non è l’Arena”, insieme all’ex numero uno dell’ANM Luca Palamara (oggi radiato dalla magistratura dopo lo scandalo procure) e Alessandro Sallusti, direttore di Libero. “Non dimentichiamoci - ha aggiunto de Magistris - i prezzi che ha dovuto affrontare Di Matteo per aver indagato sulla Trattativa Stato-mafia. Per ciò va preservato da ogni ombra perché credo che il Paese abbia bisogno di sapere che esistono magistrati che hanno proseguito la scia di Falcone e Borsellino”. Le parole di difesa e sostegno pubblico a Di Matteo di de Magistris arrivano dopo una domanda a Palamara del conduttore della trasmissione in onda su La 7, Massimo Giletti, su un passaggio dell’ultimo libro di Sallusti e Palamara dove Di Matteo viene descritto, riporta Giletti, “come capo pattuglia per far fuori Piercamillo Davigo, che aveva chiesto di stare al Csm anche se i tempi erano finiti per restare in magistratura perché doveva andare in pensione. Al Csm - ha ricordato il conduttore - Di Matteo si era espresso pubblicamente con voto contrario rispetto alla permanenza di Davigo però lei (ha detto riferendosi a Palamara, ndr) dice voleva farlo fuori per vendicare Sebastiano Ardita. Definendo tutto ciò come guerra tra bande”. Di quel passaggio durissimo nel libro, per il quale Di Matteo ha chiesto gli vengano fatte scuse pubbliche dai due autori, Palamara, ha cercato di difendersi parlando di interpretazione errata di quelle frasi e di decontestualizzazione. “Sono rammaricato del fatto - ha detto Palamara - e che ciò che ho raccontato non può essere decontestualizzato perché nel libro dò atto alla contingenza che ha voluto che Di Matteo fosse presente in questo Csm. Penso che grazie a Di Matteo c’è stata la possibilità di andare a capire i fatti che hanno caratterizzato questa storia. Di Matteo, ad esempio, al Csm è uno che vuole capire come vanno le mie chat con tutti i magistrati, non di alcuni piuttosto che di altri. E quindi - ha voluto precisare Palamara - il senso del discorso è il contrario di quello che è venuto fuori. Io mi rammarico e questo mi dispiace e spero di avere pubblicamente l’occasione per chiarirmi con Di Matteo, perché il senso del discorso è proprio il fatto che è lui per primo che va a fare quella cosa. Io nella mia carriera, e questo non lo rinnego, ho avuto posizioni contrastanti con Di Matteo”, ha aggiunto. “A me dispiace, ad esempio, che un mio colloquio con un pubblico ministero di Napoli impegnato nell’anticamorra sia stato travisato in senso contrario nei confronti di Di Matteo. Ma qui io penso solo di dover dire in questo momento grazie all’impegno profuso da Di Matteo”.
Nel corso della trasmissione, de Magistris ha quindi chiesto a Palamara, considerata la mente, o una delle menti, di un sistema malsano e corrotto che ha avvelenato la magistratura fatto di logiche correntizie e ambizioni carrieristiche, di vuotare il sacco su tutto ciò di cui è a conoscenza e che finora non ha ancora pienamente denunciato nelle sue confessioni. “Palamara ha raccontato determinati fatti, ma io voglio fargli un appello, siccome non stiamo parlando di fatti personali, e Palamara è stato parte importante di quel sistema e io sono stato fatto fuori dal sistema (il riferimento è la revoca di inchiesta e trasferimento che de Magistris subì quando vestiva la toga a Catanzaro, ndr) se vogliamo dare un contributo bisogna raccontare la verità fino in fondo. E questa verità arriva ai vertici dello Stato, non solo ai vari consiglieri del Csm ancora in carica. Dobbiamo fare un’operazione verità”, ha detto de Magistris. “Voglio essere per Palamara il suo stimolatore nella ricerca di una spinta ideale che una parte di magistratura ha perso. E io ho pagato per non perdere quella spinta ideale”.

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