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Ex rappresentante USA. “Gli unici beneficiari del conflitto saranno le fabbriche di armi”

Mentre l’Occidente aspetta “il giorno e l’ora X”, cioè mercoledì 16 febbraio, giorno dell’inizio della presunta invasione russa dell’Ucraina (secondo il consigliere di Joe Biden, Jacob Jeremiah Sullivan) l’economia così come la stabilità politica stanno collassando.
A commentare la situazione è stata l’ex Rappresentante degli Stati Uniti d'America Tulsi Gabbard la quale ha affermato che Biden "vuole che la Russia invada l'Ucraina" poiché un conflitto "darebbe all'amministrazione Biden una chiara scusa per imporre sanzioni draconiane, che sono un moderno assedio contro la Russia e il popolo russo”. Inoltre gli unici beneficiari di una ipotetica guerra sarebbero i grandi “complessi militari-industriali”.
In tutto questo lo spettro delle sanzioni Occidentali continuano ad apparire sui titoli dei media.
Il vicepresidente degli Stati Uniti Kamala Harris ha dichiarato, a fine dicembre, che la Russia avrebbe dovuto affrontare sanzioni senza precedenti in caso di invasione dell'Ucraina. "Siamo molto chiari sul fatto che la Russia non deve invadere la sovranità dell'Ucraina, che dobbiamo e stiamo difendendo la sua integrità territoriale. Stiamo lavorando con i nostri alleati su questo e siamo stati molto chiari sul fatto che siamo disposti a imporre sanzioni che non hanno visto prima", ha affermato.
Di contro il presidente russo Vladimir Putin ha dichiarato durante una conversazione telefonica con il suo omologo americano, Joe Biden, che l'introduzione di restrizioni potrebbe portare alla rottura delle relazioni tra i due paesi e danneggerebbe i legami tra la Russia e l'ovest.
Tuttavia, questa affermazione non ha fermato il flusso di minacce. Il sottosegretario di Stato per gli affari politici Victoria Nuland ha affermato che Washington non prevede di rivelare il contenuto esatto delle possibili restrizioni: "Se le mettiamo sul tavolo ora, la Russia potrebbe iniziare ad allentarle, e questo non ha alcun senso per noi".


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Il sottosegretario di Stato per gli affari politici, Victoria Nuland by it.depositphotos.com


Tuttavia alcune affermazioni permettono di capire quali misure si stanno preparando contro la Russia.
A metà gennaio un gruppo di senatori democratici statunitensi ha presentato formalmente un disegno di legge, preparato dal democratico Robert Menéndez, che prevede una serie di nuove misure contro Mosca, che riguarderebbero il presidente russo, il primo ministro, i capi del ministero degli Esteri Affari e Ministero della Difesa, il capo di stato maggiore delle forze armate russe e altri rappresentanti della leadership militare.
Un altro elemento tirato in ballo nelle sanzioni è il Nord Stream 2 con conseguente riduzione delle forniture di gas all’Europa già scese, secondo La Stampa, al 42 per cento.
Dal Cremlino hanno affermato di essere preparati alle sanzioni, mentre esperti di altri paesi sostengono che queste misure non avranno effetti devastanti sull'economia russa.
L’editorialista Gordon Chang ha scritto in un articolo per The Hill che la cooperazione della Russia con la Cina potrebbe aiutarla a superare le conseguenze di possibili sanzioni, ricordando che Putin ha annunciato nuovi accordi di vendita di petrolio e gas a Pechino. L'autore ha citato Jonathan Ward, che ha scritto il libro 'China's Vision of Victory', e ha affermato che "le relazioni Russia-Cina" sono fiorite su un'ampia gamma di fronti.
Le conseguenze delle sezioni sono certe secondo i corrispondenti diplomatici Michael Crowley ed Edward Wong: su un articolo per il New York Times hanno scritto che le sanzioni potrebbero causare "una grave inflazione, un crollo del mercato azionario e altre forme di panico finanziario". Le misure potrebbero offuscare "le principali economie, in particolare quelle europee, e persino minacciare la stabilità del sistema finanziario globale”.


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L'ambasciatore di Kiev nel Regno Unito, Vadym Prystaiko by it.depositphotos.com


Una via per evitare la guerra
L'Ucraina potrebbe rinunciare ad aderire alla Nato se ciò può contribuire a scongiurare una guerra con la Russia. Arriva con un'intervista mattutina della Bbc all'ambasciatore di Kiev nel Regno Unito, Vadym Prystaiko, quella che è la più significativa apertura alle richieste del Cremlino dall'inizio della crisi. "Potremmo, soprattutto se veniamo minacciati così, ricattati così e spinti in questa direzione", ha spiegato Prystaiko, che ha sottolineato la disponibilità dell'Ucraina a essere "flessibile" nonostante l'obiettivo di entrare nell'Alleanza Atlantica sia inserito nella Costituzione. L'ambasciatore ha subito dopo fatto marcia indietro e ha assicurato che le ambizioni atlantiche del suo Paese rimangono intatte. Ma il sasso, ormai, è stato lanciato. Potrebbe non essere una coincidenza che l'inedita apertura di Kiev, la cui concretezza rimane da valutare, giunga nel giorno della visita del cancelliere tedesco, Olaf Scholz, nella capitale Ucraina. Secondo Die Welt, Scholz, che domani sarà a Mosca per incontrare il presidente russo, Vladimir Putin, avrebbe discusso con i suoi collaboratori, sia pure come "esperimento mentale", la possibilità di una moratoria di 10 anni all'ingresso dell'Ucraina nella Nato. Fonti di Berlino si sono affrettate a smentire, assicurando alla Reuters che tale opzione "non è sul tavolo". Non è però possibile escludere che Scholz sollevi l'argomento nel suo colloquio di oggi con il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky. Del resto, al momento, l'Ucraina non rispetta i requisiti per l'accesso all'alleanza che, oltre all'approvazione unanime degli altri membri, ha come precondizioni una "democrazia funzionante" e l'assenza di "dispute territoriali esterne irrisolte".


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Joe Biden, Antony Blinken, segretario di stato Usa, Jake Sullivan, consigliere per la sicurezza nazionale © Imagoeconomica


Mentre la prospettiva di un conflitto deprime i mercati finanziari di tutto il mondo, circolano notizie di elicotteri russi che continuano a spostare truppe d'assalto nei pressi della frontiera con l'Ucraina. Kuleba ha chiesto "trasparenza" ma il Cremlino, che continua a smentire l'intenzione di invadere l'ex repubblica sovietica, mantiene le carte coperte. La Bielorussia, da parte sua, ha risposto a una simile richiesta di chiarimento giunta dalle nazioni baltiche che i contingenti russi sul suo territorio hanno il compito di vigilare sul suo confine meridionale, dando a intendere che potrebbero restare nel Paese anche dopo il 20 febbraio, la data prevista per la conclusione delle manovre militari congiunte di Minsk e Mosca. "Negli ultimi dieci giorni abbiamo visto una drammatica accelerazione dell'accumulo di forze russe e la disposizione di queste forze in un modo tale da consentire il lancio di un'azione militare in qualsiasi momento", ha affermato alla Cbs il consigliere della Casa Bianca per la Sicurezza Nazionale, Jake Sullivan, "ma ovviamente aspettano ancora l'ordine di partenza, quindi non possiamo predire la data o l'ora precisa di una qualsiasi azione". Al dispiegamento militare russo si è aggiunto inoltre, nelle ultime ore, un sottomarino armato con missili da crociera che dal Baltico è giunto nel Bosforo diretto verso il Mar Nero. A Kiev, intanto, è giunto per via aerea dagli Usa un diciassettesimo carico di armi, che include lanciagranate a spalla. Aiuti militari all'Ucraina continuano poi ad arrivare dai Paesi Baltici, con la Lituania che ha appena annunciato l'invio di una partita di missili antiaerei Stinger. L'agenzia Ucraina per la sicurezza del traffico aereo, Ukraerorukh, ha invitato a evitare i cieli sopra il Mar Nero. E il possibile ritiro della copertura dei voli sopra l'Ucraina comunicata dagli assicuratori britannici potrebbe portare presto a una chiusura di fatto dello spazio aereo del Paese.

Foto di copertina: it.depositphotos.com

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