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Che la situazione non sia rosea questo è un dato di fatto ma l’occidente preso da una vera e propria crisi isterica rischia di finire in un baratro ancora più nero.
Per esempio Bloomberg, la multinazionale operativa nel settore dei mass media con sede a New York, ha pubblicato venerdì una nota in cui afferma che la Russia potrebbe lanciare una guerra contro l'Ucraina non appena martedì prossimo, 15 febbraio.
Sempre venerdì, il consigliere per la sicurezza nazionale di Joe Biden, Jake Sullivan, ha detto ai giornalisti che il conflitto russo-ucraino "potrebbe iniziare durante le Olimpiadi", che si concluderanno domenica prossima, il 20 febbraio.
Queste affermazioni sono state respinte non solo da Mosca ma anche da Kiev: il Consiglio di sicurezza nazionale dell'Ucraina, nonché dal Ministero della Difesa, Alexei Reznikov, hanno affermato lunedì che le forze russe "non hanno formato gruppi di attacco in uno qualsiasi dei luoghi per attaccare l'Ucraina".
Kiev comprende "che i rischi esistono" ma le informazioni devono essere verificate “al 100 per cento”.
Tuttavia l’occidente continua la sua corsa isterica.
Questa situazione non è vista di buon occhio dal presidente ucraino il quale ha affermato che “il migliore amico per i nemici è il panico nel nostro Paese. E tutte queste informazioni aiutano solo a creare il panico, non ci aiutano".
Nonostante la tensione “la missione diplomatica Ue e quelle degli Stati membri non stanno chiudendo. Restano a Kiev e continuano ad essere operative e a supportare le autorità ucraine. Stiamo calibrando lo staff diplomatico al nuovo contesto di sicurezza" ha dichiarato l'Alto Rappresentante Ue per la Politica Estera Josep Borrell spiegando che l'Ue e i Paesi membri "stanno coordinando le loro azioni. Ribadiamo che ogni ulteriore aggressione militare all'Ucraina avrebbe risposte severe ed estese conseguenze".

Rilevato sottomarino USA in acque russe
Il ministero della Difesa russo ha annunciato che è stata consegnata una nota a un rappresentante dell'Ufficio dell'addetto militare per la difesa presso l'ambasciata statunitense a Mosca "in merito alla violazione da parte di un sottomarino della Marina dal confine di stato della Russia", avvenuta questo sabato nella zona delle Isole Curili. L'agenzia ha sottolineato che il rappresentante è stato informato che le azioni del sottomarino statunitense sono considerate una "grave violazione del diritto internazionale". "Le azioni provocatorie della nave della Marina americana hanno creato una minaccia per la sicurezza nazionale russa", hanno affermato i militari, insistendo sulla necessità che "gli Stati Uniti prendano provvedimenti per prevenire simili situazioni in futuro". In precedenza, il Ministero della Difesa russo ha indicato che questo 12 febbraio un sottomarino di tipo US Virginia è stato rilevato nelle acque territoriali russe nell'area dell'isola di Urup, appartenente all'arcipelago delle Curili, dove la flotta del Pacifico stava svolgendo esercitazioni.
Dal ministero hanno avanzato che "le navi della Flotta del Pacifico continuano le esercitazioni previste" e hanno precisato che in relazione all'incidente è stato convocato l'addetto alla difesa presso l'ambasciata americana a Mosca.
Il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti in seguito ha invece smentito lo sconfinamento di un suo sottomarino in acque territoriali russe: “Non c'è alcuna verità nelle affermazioni russe riguardo nostre operazioni nelle loro acque territoriali", ha detto alla TASS il capitano della Marina degli Stati Uniti Kyle Raines, portavoce del comando indo-pacifico degli Stati Uniti. "Non commenterò la posizione precisa dei nostri sottomarini, ma dico che voliamo, navighiamo e operiamo in sicurezza in acque internazionali”.

Fallimento a Berlino
Questo giovedì si è svolto a Berlino un incontro dei consiglieri dei leader dei paesi che fanno parte del format Normandia, ovvero Ucraina, Russia, Francia e Germania. L'incontro è durato quasi 9 ore, ma si è concluso senza risultato e non ha contribuito alla risoluzione del conflitto nell'Ucraina orientale. L’incontro ha mostrato ancora una volta le divergenze nelle posizioni dei partecipanti, mentre da Mosca si è parlato ancora di "sabotaggio" da parte di Kiev degli accordi di Minsk. Il vice capo dell'amministrazione presidenziale russa Dmitri Kozak, che rappresentava la delegazione russa, ha detto che la riunione si è conclusa “senza risultato". "Siamo a zero - ha detto - dove ci siamo fermati il ​​9 marzo 2015”. Riguardo alla disponibilità dei firmatari a rispettare gli accordi di Minsk, Kozak ha affermato che non tutti sono pronti a farlo.

Foto: it.depositphotos.com

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