La madre: “Mio figlio prima di morire ha scritto tutta la verità”
Una volta che l’attuale Commissione Parlamentare antimafia avrà espresso il suo parere finale sul caso di Attilio Manca verrà proposta una nuova denuncia alla Procura di Roma per riaprire le indagini sulla morte del giovane urologo siciliano.
Ad annunciarlo è stato il legale della famiglia Manca Fabio Repici durante l’incontro in streaming su Facebook organizzato dall’Associazione Nazionale Amici di Attilio Manca (ANAAM), dalla testata giornalistica ANTIMAFIADuemila e dal Movimento Agende Rosse.
All’incontro hanno partecipato Angela e Gianluca Manca (madre e fratello di Attilio), Aaron Pettinari (caporedattore di ANTIMAFIADuemila) e l’avvocato della famiglia Manca, Fabio Repici. A introdurre e moderare è stato lo scrittore Luciano Armeli Iapichino.
Il legale della famiglia Manca ha voluto ricordare che in questo momento ci sono degli elementi sufficienti per “proporre una nuova denuncia che induca, ma secondo me gli elementi più che indurre costringono, la procura di Roma a riaprire o meglio a chiedere l’autorizzazione alla riapertura delle indagini” sulla morte di Attilio Manca.
“Sappiamo che - ha continuato - è in corso una attività di inchiesta da parte della Commissione Parlamentare antimafia. Ora naturalmente noi non possiamo stare ad aspettare le calende greche prima di formalizzare una nostra iniziativa alla procura di Roma ma ritenevamo anche per galateo istituzionale, per garbo istituzionale" di attendere "le conclusioni della commissione antimafia rispetto alla attività che sappiamo sta svolgendo”.
Repici ha specificato il risultato della relazione di maggioranza della precedente commissione parlamentare presieduta da Rosy Bindi, “conteneva delle affermazioni e delle valutazioni davvero imbarazzanti” ha detto, al contrario invece di quella di minoranza, la cui prima firmataria è stata Giulia Sarti, in cui viene scritto il “tabù che Rosy Bindi non volava violare”, cioè che Attilio Manca era stato vittima di un omicidio.
“Ora noi sappiamo che oggi la commissione parlamentare antimafia si sta occupando di nuovo dell’omicidio di Attilio Manca” ha detto il legale “il mio auspicio e che alla luce delle risultanze che sono incontrovertibili sul fatto che Attilio Manca sia stato assassinato almeno la commissione parlamentare antimafia, questa volta all’unanimità, o se non all’unanimità perché qualcuno vuole fare guerra alla realtà, almeno a maggioranza scriva una volta per tutte come conclusione del Parlamento che Attilio Manca è stato vittima di un omicidio come risulta da prove insuperabili”.
Repici ha auspicato che quando verrà il momento di rivolgersi alla procura di Roma per la riapertura delle indagini di poterlo fare senza dover “pubblicamente denunciare eventualmente anche la diserzione di questa commissione parlamentare antimafia perché una cosa è chiara e la voglio dire con nettezza: non ci sono alibi per nessuno. Ci sono coloro che hanno deciso di spendersi per la ricerca della verità e ci sono i traditori di questo sentimento. Noi siamo in grado di dire chi adempirà con apprezzabile impegno a quella volontà e chi quella volontà la tradirà”.
“Mi auguro - ha continuato il legale della famiglia Manca - che il vertice della procura possa dare un qualche auspicabile aumento di attenzione sulla vicenda sull’omicidio di Attilio Manca per una ragione precisa: a occuparsi dell’omicidio di Attilio Manca a Roma sono stati gli stessi magistrati che si occuparono all’epoca della morte di Attilio Manca, cioè a febbraio 2004, delle indagini sulla latitanza di Bernardo Provenzano e sul gruppo mafioso che si occupava di accudire quella latitanza. Ecco c’è un buco nero che mi auguro che a breve la procura di Roma voglia colmare: cioè che non si sono mai voluti incrociare i dati relativi alle indagini della dda di Palermo sulla latitanza di Provenzano proprio all’epoca dell’omicidio di Attilio Manca e le risultanze che ci sono nel fascicolo sull’omicidio”.
Apparati deviati
Definiti dal legale come un “elemento costante”, gli apparati deviati sono il collegamento che unisce la morte di Attilio con molte altri casi irrisolti del nostro Paese. “E’ noto a tutti come nella vicenda di Attilio Manca (basta leggere le dichiarazioni di Carmelo D’Amico) c’è stato l’intervento” di questi apparati deviati “addirittura nella fase dell’omicidio, esattamente com’era avvenuto per l’omicidio Agostino ed esattamente aggiungo com’è avvenuto per l’omicidio di Umberto Mormile”. “Questa mattina - ha detto - insieme a Stefano Mormile (il fratello di Umberto Mormile) sono stato davanti al gip di Milano a discutere l’opposizione della richiesta di archiviazione proposta dalla dda di Milano sull’omicidio di Umberto Mormile. In una vicenda in cui l’intervento di settori di servizi segreti è così scoperto da non poter nemmeno essere nascosto eppure ancora oggi io vedo che la procura di Milano ha grandissimi imbarazzi, grandissime difficoltà, grandissima zoppia, grandissima afasia a rendersi libera dall’affrontare quegli argomenti e si barrica dietro argomentazioni che non meritano di essere commentate”.
Questi casi in cui sono presenti determinati elementi che possono ricondurre ad apparati deviati portano a due possibili scenari: nel primo il magistrato si tira indietro, nel secondo caso invece gli investigatori scelgono di non fermarsi e "di occuparsi delle devianze di apparati e addirittura della partecipazione di esponenti di apparati a crimini così gravi come se ci si dovesse inibire davanti a dei santuari inconfessabili. Basta vedere quello che è riuscito a fare la procura generale di Palermo sull’omicidio Agostino, la procura generale guidata dal dottore Scarpinato che non a caso proprio in conseguenza di ciò che ha fatto a favore della verità sull’omicidio Agostino e al successo di avere impiantato un processo che ha già portato la condanna in primo grado del boss Nino Madonia oggi come tutti possono leggere ne subisce le conseguenze” con “attacchi davvero ineffabili ed è meglio non dire altro”.
Fabio Repici e la signora Angela Manca hanno auspicato entrambi che questa volta i magistrati siano in grado di sondare quello che fino ad ora era considerato insondabile e che si possa veramente cominciare una seria attività di indagine.
Aaron Pettinari: “Storie come quelle di Attilio vengono nascoste sotto il tappeto”
Il caporedattore di ANTIMAFIADuemila Aaron Pettinari ha ribadito come la grande stampa abbia lasciato in ombra i casi come quelli di Attilio Manca, casi “volutamente nascosti sotto il tappeto dai grandi media, non c’è attenzione, come non è stata prestata attenzione ai grandi processi che ci sono stati in questi anni”, portati avanti da magistrati integerrimi che non si sono fermati davanti a santuari inviolabili.
Nel caso di Attilio Manca ci sono stati depistaggi molto gravi, ha ricordato Pettinari, come quello di Monica Mileti, assolta in secondo grado dall’accusa di aver ceduto l’eroina ad Attilio Manca, droga con la quale, secondo la ricostruzione della procura di Viterbo, Attilio si sarebbe poi ucciso.
“A me vengono erme in mente le parole che la Mileti disse al nostro vice direttore Lorenzo Baldo - ha detto il giornalista - in una telefonata: Lorenzo gli chiese se si rendeva conto che lei era una sorta di capro espiatorio dietro il quale si nascondevano altre persone e lei rispose di si per poi chiudere. Adesso la Mileti è stata assolta in secondo grado e io mi chiedo che cosa si aspetta a riaprire il caso di Attilio”.
In seguito Pettinari ha ricordato le parole del magistrato Roberto Scarpinato a Villa Trabia (Palermo) durante una conferenza, sempre in relazione agli apparati deviati.
A detta di Scarpinato si tratta di un potere “capace di intervenire tempestivamente, occultamente, chirurgicamente una volta che la maglia dell’impunità rischiava di sfilarsi in qualche punto aprendo una breccia attraverso la quale la luce della verità poteva illuminare il volto dei mandanti esterni”. Un intervento chirurgico sopravvenuto anche laddove si necessitava di silenziare voci pericolose come Nino Gioè (ex appartenente ai servizi segreti e conoscitore dei segreti sul piano stragista di Cosa nostra) o Luigi Ilardo (boss reggente di Caltanissetta divenuto infiltrato dei carabinieri). Tutti provvidenzialmente silenziati per sempre con morti inspiegabili. Morti inspiegabili come quella "del medico Attilio Manca", anche lui citato nel "ventaglio di circa 15 casi misteriosi di suicidi e omicidi che ci sono in questa vicenda delle stragi" ha illustrato Scarpinato durante il suo intervento, "che ha curato Bernardo Provenzano a Marsiglia". Suicidi che hanno altresì avuto luogo all’interno delle carceri. Basti ricordare, come ha illustrato Scarpinato, il caso di Gioè, morto suicida in cella in condizioni misteriose prima che iniziasse a collaborare. Queste morti sono il segno di un “potere che riesce a entrare nel circuito più protetto, quello delle carceri”, ha concluso.
Angela Manca: “Attilio ha lasciato tutta la verità prima di morire”
In vero, come ha detto la madre di Attilio, suo figlio “ha scritto già tutta la verità prima di morire. L’altra volta pensavo: alla telefonata dell’11 febbraio lui ci ha parlato di Tonnarella, poi noi abbiamo saputo che Provenzano si trovava a Tonnarella, la sorella del boss Bisognano diceva che pure ‘panchine sapevano che lui era qui’.
Poi Attilio ci ha parlato di un intervento che doveva fare a Marsiglia e poi abbiamo saputo che Provengono era stato a Marsiglia. Attilio ci ha parlato di Angelo Porcino che Ugo Manca, il cugino che dieci giorni prima gli aveva fatto questa telefonata” in cui gli diceva “che Porcino voleva andare a vederlo perché voleva dargli dei consigli”. Ed è questa una delle cose che fanno più rabbia. Tutta la verità è già stata svelata ma non si è ancora trovato un magistrato che abbia il coraggio di raccoglierla e di portarla dentro un'aula di tribunale. La madre di Attilio, stremata da diciotto anni di lotta ha detto di essere stanca ma di non aver “mai abbandonato la speranza di avere verità e giustizia”.
Stesse parole ha poi detto il fratello di Attilio, Gianluca Manca, “quei 18 anni senza giustizia non sono stati dettati dall’inerzia della famiglia Manca nè tanto meno del legale Fabio Repici ma da una superficialità da parte di chi ha affrontato in primis - la procura della repubblica di Viterbo - il caso di Attilio. Tanta superficialità poca voglia di arrivare alla fine dell’indagine e di cercare quella verità che una procura dignitosa ed onesta dovrebbe fare e che invece non ha fatto. All’inizio da parte mia c’era tanta rabbia adesso dopo 18 anni non c’è più rabbia c'è soltanto la voglia di sperare che prima o poi si decidano.
Come vedo questo futuro giuridico? Che la verità qualunque essa sia prima o poi viene fuori”.
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