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La decisione del Tribunale federale elvetico

I fatti verificatisi prima del 7 febbraio 2007 sono da considerarsi prescritti e non saranno pertanto esaminati dai giudici impegnati nel processo nei confronti di Credit Suisse e altri imputati accusati di legami con una rete criminale bulgara. E' questa la decisione del Tribunale penale federale elvetico (Tpf), secondo cui il termine di prescrizione è di 15 anni per l'appartenenza o il sostegno a un'organizzazione criminale nonché per il reato di riciclaggio aggravato.
Quest'ultimo è valutato in base alla somma in questione e non al guadagno realizzato dagli imputati, hanno spiegato i giudici. Nel caso in questione, sembra essersi configurato il reato di riciclaggio di denaro aggravato, afferma il Tpf.
Ovviamente sul punto vi saranno ulteriori approfondimenti durante il processo.
Per quanto riguarda l'organizzazione criminale, si tratta di reati ripetuti che vanno valutati nella loro globalità. I giudici hanno poi chiarito che, in base alla procedura penale, la prescrizione di ciascun fatto sarà esaminata al momento della sentenza. Il tribunale ha anche respinto le obiezioni di Credit Suisse, che miravano ad escludere dal procedimento un rapporto forense del ministero pubblico della Confederazione e tre decisioni dell'Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari (Finma).
Il processo vedeva alla sbarra due cittadini bulgari, accusati di essere i punti di contatto in Svizzera di Evelin Banev, detto "Brendo".
Parliamo di un soggetto noto alle cronache e già condannato in Italia, Romania e Bulgaria per un totale di 36 anni di detenzione. Infatti Brendo è implicato in reati di traffico di stupefacenti, in particolare cocaina proveniente dall'America latina, ma anche per alcuni omicidi di cui sarebbe il mandante. Secondo il ministero pubblico della Confederazione elvetica, l'organizzazione utilizzava la Svizzera per pulire una parte dei proventi criminali tramite un ex banchiere di Julius Bar - il principale istituto di credito svizzero - e una gestrice patrimoniale di Credit Suisse". Credit Suisse ha sempre negato ogni coinvolgimento e, tramite un comunicato ufficiale a Keystone-Ats, aveva respinto "nel modo più assoluto tutte le accuse mosse nell'ambito di questo caso legato a passate gestioni", definendole "inconsistenti". E al contempo anche la ex collaboratrice veniva difesa "risolutamente".

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