Gli atti delle dichiarazioni depositati dalla Procura di Brescia al processo contro Davigo e Storari per i verbali di Amara
“La rottura dei rapporti tra Davigo e Ardita non si verifica ad aprile 2020, ma risale alla fine di febbraio di quell’anno e quindi ancor prima della nomina del procuratore di Roma”. E’ questo quanto dichiarato dal consigliere togato Nino Di Matteo davanti al procuratore di Brescia Francesco Prete lo scorso maggio nell’ambito del procedimento che vede coinvolti Davigo e Paolo Storari per rivelazione di segreto d’ufficio.
Fino ad ora l’unica versione conosciuta in merito era quella di Piercamillo Davigo: il pm di Milano Paolo Storari gli avrebbe consegnato una copia dei verbali di Pietro Amara agli inizi di aprile 2020 al fine di ‘autotutelarsi’ da un presunto “immobilismo investigativo” della procura di Milano. Accusa dalla quale l’ex procuratore di Milano Francesco Greco è stato archiviato.
Inoltre Davigo aveva ribadito alla Procura di Brescia di aver chiuso i rapporti con Ardita (facente parte della stessa corrente di Autonomia&Indipendenza) durante il periodo in cui si doveva votare il futuro capo della Procura di Roma e “prima di conoscere di queste cose”. Cioè prima di sapere il contenuto dei verbali di Amara in cui Ardita era stato indicato come appartenente ad una presunta loggia “Ungheria”.
In base alle dichiarazioni di Di Matteo, riportate ieri sul “Fatto Quotidiano” le cose potrebbero essere andate diversamente.
“Per quello che è emerso sulla stampa”, aveva dichiarato Di Matteo, “la presunta consegna al consigliere Davigo dei verbali risalirebbe al mese di aprile 2020, ma già un paio di mesi prima” si era “verificato un episodio che turbò molto i rapporti all’interno del gruppo di Autonomia e indipendenza”. L’episodio in questione era avvenuto nella stanza di Davigo al Csm: qui i consiglieri Ardita, Di Matteo, Davigo, Ilaria Pepe e Alessandro Pepe, si erano riuniti per decidere chi sostenere come futuro procuratore di Roma la cui votazione si stava per svolgere in un clima assai difficile, causato dallo scandalo legato all’ex magistrato Luca Palamara e ai fatti dell’hotel Champagne.
“Davigo iniziò chiedendoci che posizione intendevamo assumere in vista della votazione del 4 marzo e, quando sia io che Ardita” avevamo manifestato “un orientamento in favore di un candidato diverso da Prestipino, la riunione assunse toni particolarmente accesi” con vere e proprie aggressioni verbali di Davigo nei confronti di Ardita. “Alzò la voce in maniera molto decisa contro Ardita orientato semmai a votare Creazzo. Non criticò il mio orientamento, avendo io una posizione di indipendente all’interno del gruppo. Ebbe una reazione furibonda e con un tono di voce alterato disse chiaramente ad Ardita, ripetendolo più volte, che se avesse votato per Creazzo ‘sarebbe stato automaticamente fuori dal gruppo’. Gli disse: ‘Se non voti per Prestipino vuol dire che stai con quelli dell’hotel Champagne’. Ardita, incredulo, chiedeva che cosa c’entrassero quelli dell’hotel Champagne che tra l’altro si erano già dimessi e Davigo replicò gridando più volte: ‘Tu mi nascondi qualcosa’. Ardita lo invitò a essere più esplicito e Davigo replicò che casomai gliel’avrebbe detto riservatamente. Ardita insistette ma Davigo non volle esplicitare a cosa faceva riferimento limitandosi a ricordare che nei giorni successivi allo scandalo dell’hotel Champagne il dottore Ardita aveva ricevuto nella sua stanza il consigliere Lepre” (anche lui intercettato nella hall dell’hotel Champagne, poi sospeso dal Csm ma non indagato, ndr). A quel punto, aveva continuato Di Matteo, “intuii che la consigliera Ilaria Pepe si stava schierando con Davigo, pur essendo stata fino a qualche giorno prima contraria alla nomina di Prestipino”. E poi ancora: “Contestai a Davigo la sua pretesa di condizionare opinioni e voti degli altri appartenenti al gruppo”.
“I rapporti rimasero del tutto compromessi all’interno del gruppo” e “il giorno della votazione Pepe e Marra si schierarono con Davigo votando Prestipino. Io e Ardita facemmo una scelta diversa”. Per Di Matteo da quel giorno Ardita era rimasto isolato dal gruppo. “Avere Davigo alluso a situazioni opache di Ardita mi lascia tuttora molto perplesso, così come l’aver sottolineato che potesse essere condizionato dai suoi rapporti con ‘quelli dell’hotel Champagne’ mi sembra incredibile”. “I ripetuti riferimenti che Davigo fece al fatto che Ardita ‘aveva qualcosa da nascondere’ e i toni rabbiosi del suo intervento, oggi, alla luce di tutto quanto è recentemente emerso, mi hanno suscitato il dubbio che già al tempo di quella riunione - fine febbraio 2020 - Davigo potesse essere stato messo a conoscenza di quanto dichiarato da Amara”. Ecco il punto cruciale della versione di Di Matteo: Davigo poteva conoscere il contenuto dei verbali di Amara già a febbraio e quindi prima di qualsiasi ipotetica inerzia nelle iscrizioni dei vertici della procura.
Fonte: Il Fatto Quotidiano
ARTICOLI CORRELATI
Verbali Amara, udienza preliminare al via. Il gip: ''Accuse infondate al pm Greco''
Corvi: adesso basta!