I rapporti tra la mafia e politica sono ormai secolari. Basti ricordare che nel primo delitto eccellente di Cosa Nostra - in cui venne assassinato il direttore del banco di Sicilia Emanuele Notarbartolo - la peggio politica rappresentata al tempo dal senatore Raffaele Palazzolo fece la sua parte e il processo che ne scaturì alla fine si concluse con una acclamata quanto chiacchierata assoluzione.
Lo scrittore e giornalista Saverio Lodato, durante la presentazione del libro "I nemici della giustizia" (ed. Rizzoli), scritto con il consigliere togato del Csm Nino Di Matteo ha ricordato questo fatto, ricordando che “già allora la mafia aveva nel suo Dna i rapporti con la politica”. Tuttavia anziché scegliere la strada della denuncia, il giornalismo scelse di “prestarsi, forse grossolanamente nella favoletta” che la mafia e la politica erano due cose separate, ma - ha ricordato Lodato - alla fine si è giunti alla conclusione che sono in realtà due entità intimamente convergenti tra di loro, tanto che “è diventato davvero difficile distinguere in natura dove finisce il mafioso e dove comincia il politico, dove finisce il politico e dove finisce il mafioso”. La domanda sorge spontanea: ci sono ancora uomini dentro la politica che sono validi e onesti? Certo che ci sono ma “sono gli uomini politici che in Italia contano di meno perché quelli che contano di più sono gli altri”.
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La rubrica di Saverio Lodato
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