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Saverio Lodato: “Berlusconi voleva ottenere, per un mese, che la situazione politica restasse bloccata”

L’epilogo di questa corsa poteva concretizzarsi solo in tre modi: essere sconfitto in Parlamento davanti a tutti, vincere, oppure ritirarsi prima. Per fato o per strategia è stata scelta l’ultima opzione.
Al vertice del centrodestra la vicepresidente del gruppo Forza Italia al Senato, Licia Ronzulli, ha letto una nota di Berlusconi nella quale l'ex premier ha annunciato l'intenzione di non candidarsi. "Draghi deve andare avanti", si sottolinea nella nota, secondo quanto viene riferito. Fioccano già i complimenti rivolti all’ex premier, alcuni parlano di “atto di grande generosità e saggezza” mentre altri ne hanno evidenziato “il grade senso di responsabilità”.
Al di là dei complimenti e degli articoli che verranno scritti domani o già da stasera sul ritiro di Berlusconi un fatto resta certo: la situazione politica italiana si era letteralmente paralizzata per circa un mese dall’entrata del Caimano alla corsa per il Quirinale. Già lo scrittore e giornalista Saverio Lodato lo aveva puntualizzato durante la presentazione del libro “I nemici della Giustizia” (ed. Rizzoli).
Inoltre è da sottolineare il comportamento della stampa italiana, la quale si è dimostrata - in larga maggioranza - servente e pronta a “ripulire” l’immagine di Berlusconi in vista del 24 gennaio.
La scusa venduta fino adesso al popolo è che Silvio Berlusconi ha segnato la storia della Seconda Repubblica. E' vero, ma non certo per aver incarnato quei valori che un Presidente della Repubblica dovrebbe avere: pregiudicato, condannato in via definitiva a quattro anni per frode fiscale (pena scontata), salvato da numerose leggi ad personam e prescrizioni in altri processi ed oggi ancora indagato dalla Procura di Firenze, assieme a Marcello Dell'Utri (già condannato definitivo per concorso esterno in associazione mafiosa), come mandante esterno delle stragi del 1993.
In questi giorni di tam tam televisivo e politico nessuno, salvo pochi giornali come Il Fatto Quotidiano, ha ricordato questo dato o la sentenza Dell'Utri in cui si certifica che Silvio Berlusconi ha pagato alla mafia "cospicue somme di denaro".
Nelle motivazioni della sentenza i giudici scrivono nero su bianco che per diciotto anni, dal 1974 al 1992, l’ex senatore Dell'Utri (cofondatore di Forza Italia e braccio destro dell'ex Premier) è stato il garante “decisivo” dell’accordo tra Berlusconi e Cosa nostra con un ruolo di “rilievo per entrambe le parti: l’associazione mafiosa, che traeva un costante canale di significativo arricchimento; l’imprenditore Berlusconi, interessato a preservare la sua sfera di sicurezza personale ed economica”.





Di questo i nostri politici e diversi giornalisti prezzolati hanno fatto (e continuano a fare) finta di niente.
Ma l'ineleggibilità morale e sociale del pregiudicato Silvio Berlusconi si riscontra anche da altri fatti che, magicamente, spariscono nel racconto quotidiano.
Come sono sparite anche le sue strategie subdole per raggiungere il Colle. Basti pensare alle decine e decine di quadri donati a deputati e senatori. Pezzi meno pregiati di quella sua collezione che, si dice, arriverebbe a 30mila dipinti. Omaggi che, a quanto è dato sapere, sarebbero giunti anche ai "nemici" pentastellati. Luigi Di Maio compreso.
Berlusconi, come nel 1994, è sceso in campo in prima persona chiamando uno ad uno i parlamentari, avversari e non, nel tentativo di convincerli a votare per lui.
Come al mercato.
Ma la "mossa" più grave è andata in scena quando è stata fatta trapelare una voce dalle sponde di Forza Italia: “Se Draghi va al Quirinale, noi usciamo dal governo e si vota”.
Ecco il ricatto politico. Quello che, come ha ricordato Marco Travaglio, ha sempre messo in atto per convincere alleati ed oppositori per farsi votare le sue leggi ad personam.
Ora con ritiro di Berlusconi è indubbio che il quadro è cambiato. Tuttavia anche se il nome più chiacchierato è stato tolto rimangono gli altri impresentabili: Giuliano Amato, Pier Ferdinando Casini, Letizia Moratti, ex Sindaco di Milano già condannata (assieme ad altri ventidue soggetti, tra membri della sua giunta ed ex dirigenti) dalla Corte dei Conti a restituire 591 mila euro al comune meneghino per aver conferito 11 incarichi dirigenziali a soggetti che non ne avevano i requisiti, Marta Cartabia, attuale Ministro della Giustizia, la quale in passato ha espresso posizioni abbastanza conservatrici rispetto a diversi temi sociali, come il matrimonio tra persone dello stesso sesso (bollati in un suo articolo del 2011 come una “pretesa di falsi diritti”), l’aborto e l’eutanasia, l’attuale presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati, la quale in occasione dell’approvazione del dl Cirinnà nel 2016 affermò che “la famiglia non è un concetto estensibile”. L’ultimo nome ad essere stato tirato in ballo è quello di Elisabetta Belloni diplomatica ‘cresciuta’ alla Farnesina e promossa da tutti i partiti.
Mancano due giorni al primo voto per il Capo dello Stato. Buona fortuna Italia.

Depositphoto e rielaborazione grafica by Paolo Bassani

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