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Il processo Rinascita Scott nelle parole di Gratteri

Nei giorni scorsi l'emittente televisiva France 24 ha mandato in onda un servizio intitolato “‘Ndrangheta, un processo per la storia”.
Mentre sull'argomento "mafia" è stato posto il sigillo del silenzio, soprattutto dalle grandi reti televisive pubbliche (ad eccezione di pochissime trasmissioni di inchiesta) e della politica un'emittente estera ha mandato i suoi corrispondenti in Italia per costruire un servizio dettagliato di ben 17 minuti.
Numerosi gli argomenti trattati: il maxi processo "Rinascita Scott", le minacce contro il procuratore della repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri, le storie di Carmine Zappia e Martino Ceravolo, per poi concludere con le rotte del narcotraffico di cocaina profondamente legate al porto di Gioia Tauro.
Sono argomenti che di rado trovano spazio nelle nostre reti televisive pubbliche. L'inviata del TG1 Maria Grazia Mazzola, intervistata da noi durante la cerimonia del premio nazionale Paolo Borsellino, ha già più volte sottolineato il rischio che il giornalismo di inchiesta possa scomparire, date le gravi pressioni a cui è sottoposto: "Il problema è questo: se non c'è un giornalismo libero, garantito, che sia protetto dalle querele temerarie, dalle minacce, dalle intimidazioni e dalle messe in mora prima della messa in onda noi andremo veramente non più verso una democrazia piena ma andremo verso una democrazia ridotta dove" non ci sarà più "l'inchiesta libera e investigativa". Infine la giornalista aveva ribadito l'importanza dell'inchiesta giornalistica nella lotta alla mafia dicendo che occorre "indagare oltre l'ufficialità. Scendere dentro il profondo della realtà italiana, che è abbastanza malata, e denunciare".
Come hanno già detto più volte gli addetti ai lavori, la mafia non rientra nelle priorità di questo governo. Anzi, per alcuni sarebbe meglio che di mafia non si parlasse proprio ed è con amarezza che constatiamo come nell'ultimo anno il "Governo dei Migliori" ha preferito i "bavagli" e tagliole ai processi

Il servizio di France 24
Durante la trasmissione è stata mostrata la vita blindata del procuratore Nicola Gratteri, il quale ha raccontato di essere sotto scorta dal 1989. Un "programma di sicurezza" che si è fatto ancor più stringente: "I rischi sono aumentati negli ultimi tempi – ha detto - quando abbiamo spinto più in là, e sempre più in profondità, le nostre indagini". Le sue parole si sono soffermate sul progetto di attentato contro uno dei suoi figli: "Ha una moto, avevano programmato di ucciderlo facendolo sembrare un banale incidente" ha detto.
Inoltre il magistrato ha spiegato che la 'Ndrangheta è un problema che riguarda tutta l'Europa poiché la mafia calabrese compra "in Germania, in Belgio, in Svizzera e nel sud della Francia”.
Nel servizio, France 24, ha mostrato anche il lavoro dei carabinieri di Vibo Valentia. Nello specifico il capitano Alessandro Bui ha raccontato l'arresto del latitante Domenico Bonavota: "Avevamo solo cinque minuti per entrare in azione. Nei pressi della casa c’erano persone per garantire una copertura al latitante mentre lui era nascosto sotto il letto".
Le telecamere francesi hanno poi inquadrato il volto di Carmine Zappia, un imprenditore di Nicotera che ha deciso di denunciare i suoi aguzzini: "Non è facile, ma ne vale la pena - ha detto - Abbiamo bisogno di cambiare, e questo comporta sacrifici ma è necessario". "Pagavo 15mila euro ogni tre mesi. A un certo punto ho capito che non avrebbero mai smesso. E non avevo più un euro per pagare". Nel suo negozio di tabacchi ogni giorno i "picciotti" arrivavano e ogni volta le minacce si facevano sempre più pesanti fino a quando Zappia non ha deciso di denunciare "e due mesi dopo i miei aguzzini sono stati arrestati".
I riflettori si sono spostati poi sul porto di Gioia Tauro, il 'cavallo di battaglia' per eccellenza del boss di 'Ndrangheta Luigi Mancuso.
Giorgio Pugliese, responsabile antifrode dell’Ufficio Dogane ha spiegati che: "In questo porto passano ogni anno tonnellate di cocaina, non chili. Nel 2020 il nostro ufficio ne ha sequestrato circa sette tonnellate". Secondo quanto riferito sono solo una quarantina i container ispezionati ogni giorno e soltanto il 10-15% della droga importata viene intercettata dai controlli. "È come trovare un ago in un pagliaio", ha detto Loris Spadafora, uno dei responsabili delle verifiche.
Infine France 24 arriva a Soriano Calabro, piccolo centro delle Preserre vibonesi stretto nella morsa di una guerra di mafia tra le cosche Loielo ed Emanuele. Martino Ceravolo - un padre al quale oggi non resta che mostrare i ricordi di suo figlio Filippo morto a soli 19 anni vittima innocente di un agguato di mafia il 25 ottobre 2012 - è stato raggiunto dagli inviati di France 24 ai quali ha mostrato un monumento al centro di Soriano che svetta contro il cielo e porta un medaglione al centro col viso del 19enne.

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