Il procuratore di Catanzaro e il professore Antonio Nicaso presentano il libro “Complici e colpevoli”
“La mafia di oggi non è più quella di 25 o 30 anni fa. È da 25 anni che la Ndrangheta non vende più la cocaina per strada ma ha delegato le organizzazioni criminali nordafricane e nigeriane. La 'Ndrangheta oggi è sicuramente a un livello superiore, ha un target più alto, interagisce col potere economico, con l'imprenditoria, col mondo delle professioni.” Queste sono state le parole con cui il procuratore capo della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri, è intervenuto lo scorso giovedì ad Alessandria durante la presentazione del suo nuovo libro “Complici e colpevoli, come il Nord ha aperto le porte alla 'Ndrangheta”, scritto a quattro mani con il professore Antonio Nicaso. La serata è stata organizzata da “Riprenditi Alessandria”, associazione presieduta da Domenico Di Filippo, la quale è nata nel 2018 da un gruppo territoriale di attivisti che, per favorire lo sviluppo di una maggiore coscienza e benessere della collettività, si sono impegnati nel sensibilizzare la cittadinanza alessandrina verso temi come la legalità, l’ambiente, la qualità della vita, la cultura. Insieme al dottor Gratteri e al professor Nicaso sono intervenuti anche Iginio Olita, già prefetto di Alessandria e Paolo Bellotti, già consigliere comunale, testimone del processo Minotauro-Albachiara, moderati dall'avvocato Alberto Pasta.
I due autori nel loro nuovo libro, con un linguaggio semplice e chiaro, hanno spiegato i meccanismi complessi dell’infiltrazione mafiosa nell’economia reale, soprattutto del Nord Italia.
L’influenza mafiosa in queste regioni, in effetti, è un fenomeno che ancora oggi viene sottovalutato, una caratteristica che anche Iginio Olita ha potuto osservare: “Fino a un certo periodo non si parlava di mafia al Nord, anzi, si arrivava alle querele se si diceva che in alcune regioni c'era la mafia”. Anche Gratteri, raccontando come nascono le idee di nuovi libri partono (dagli archivi di Stato, che sono “una miniera, dei luoghi sconosciuti ai più”) ha detto di aver notato insieme al professor Nicaso il fatto che “man mano che passano gli anni si parla sempre meno di mafia, anche a livello politico, anche a livello di comizi. Non si usa più il termine mafie, il termine contrasto alle mafie, e questo è abbastanza sconsolante”. È allarmante il fatto che la politica sembra quasi far finta di non vedere la minaccia mafiosa, considerando il potere che la criminalità organizzata ha accumulato negli ultimi decenni. Le mafie oggi si sono più ricche che mai, si sono evolute accumulando fiumi di miliardi e miliardi di euro. Il problema delle mafie ormai non è più quello di arricchirsi ma di giustificare la ricchezza.
“Le mafie al nord come in Europa, commettono due tipologie di reato: vendono cocaina e con quei soldi compro tutto ciò che è in vendita: alberghi, ristoranti, pizzerie, latifondi. Poi investono al Nord. Perché investono al Nord? Per due motivi: uno, è più facile al Nord, siccome è più ricco del Sud, giustificare la ricchezza, due, c’è maggiore probabilità di risultato di reinvestimento di questa ricchezza”.
Il Procuratore inoltre ha spiegato come le mafie al Nord non siano solo infiltrate, ma radicate grazie all’imprenditoria ingorda, “che voleva arricchirsi di più, accettando da imprese mafiose blocchi di operai in nero sottopagati, accettando rifiuti con ribassi al 40% in modo illegale”. Vi è stata nel tempo una chiara coscienza e volontà da parte di una certa imprenditoria di trarre interessi economici dalla collaborazione con la criminalità organizzata.
Il professore Nicaso è intervenuto sostenendo che “se le mafie non fossero state legittimate dalle Istituzioni e dal mondo imprenditoriale, sarebbero rimaste ai margini della società, così come sono rimaste ai margini della società in tanti altri paesi d'Europa e del mondo”. In effetti, fin dalle loro origini, le organizzazioni criminali, hanno avuto la necessità di nutrirsi dei rapporti con il potere politico ed economico. Quest’ultimo, da parte sua, aveva bisogno di protezione e di garanzie. “Le mafie sono nate come fenomeni di controllo sociale, quindi sono state delle organizzazioni funzionali al potere tanto da diventare una sorta di patologia del potere”, ha chiarito Nicaso, precisando che fondamentalmente le mafie “nascono come fenomeni prodotti, creati dalla classe dirigente, e poi sono state legittimate dalle istituzioni prima con l'idea che fossero in grado di gestire l'ordine pubblico, e poi via via perché servivano per garantire, tutelare nuovi e vecchi privilegi”. Nel sistema attuale, estremamente globalizzato, le mafie hanno resistito ai cambiamenti politici, ai disastri ambientali e sanitari, ai fallimenti finanziari di intere nazioni, riuscendo a rafforzare giorno dopo giorno il loro potere. Oggi, la mafia è diventata l’ossigeno dell’economia legale e questo è un dato di fatto.
Le infiltrazioni della 'Ndrangheta in Alessandria
Durante il dibattito, il consigliere comunale Paolo Bellotti ha raccontato una vicenda che lo ha riguardato in prima persona. In seguito ad una discussione su una variazione di un piano regolatore che qualche anno fa prevedeva la distruzione di un pezzo di collina in Valle San Bartolomeo per la costruzione di alcuni centri residenziali, il prefetto si era opposto per difendere il territorio dalla distruzione ambientale. Il piano di intervento pubblico venne successivamente approvato generando la nascita di un movimento popolare che ha radunato macchine, trattori e persone intorno al concilio comunale, come segno di protesta. Bellotti chiese al prefetto, di fare la richiesta d'accesso per la verifica dell'infiltrazione di carattere mafioso, il quale si rifiutò dicendo che la mafia al nord non esisteva. Dietro alla costruzione del complesso residenziale vi era un disegno più ampio, che comprendeva un insieme di società di vario genere, collegate con la ‘Ndrangheta. Successivamente la proposta comunale venne ritirata e nel 2011 scattò l’operazione Albachiara eseguita dal Ros dei carabinieri di Genova e Torino in collaborazione con i militari del comando provinciale dell’arma di Asti e Alessandria, che portò all’arresto di 19 persone ritenute vicine alla mafia calabrese. Il 4 marzo 2015, nel processo scaturito dall’operazione stessa, vennero condannate le 19 persone inquisite, tra le quali anche l’ex Consigliere comunale Giuseppe Caridi (Pdl), il quale venne indicato come affiliato diretto delle cosche calabresi con la dote di “picciotto”. Si è visto così come la mafia penetra anche la politica usando uomini delle istituzioni, rappresentando così un grave pericolo per la libertà e la democrazia.
I rapporti tra ‘Ndrangheta e logge massoniche deviate
“Dovete tenere presente che nel 1970 nella Ndrangheta viene creata la Santa. Era una discussione molto accesa in quel periodo nella 'Ndrangheta, perché la Santa consentiva e consente, la doppia affiliazione, cioè far parte della Ndrangheta e far parte di logge massoniche deviate. Da allora in poi noi parliamo sempre di massoneria deviata. Nel momento in cui gli 'Ndranghetisti entrano, partecipano alle riunioni delle logge massoniche deviate, si incontrano col mondo delle professioni. Incontrano avvocati, medici, ingegneri, forze dell'ordine e anche qualche magistrato, per quello che c'è stato detto da alcuni collaboratori di giustizia”. Sono state le parole del procuratore Nicola Gratteri, in merito al rapporto stretto che lega tra mafia e a quelle logge segrete che riuniscono nell’anonimato assoluto personaggi di stampo mafioso, politico ed economico. L’esistenza di queste massonerie deviate, come è emerso dalle indagini giudiziarie più recenti, è tenuta nascosta anche agli stessi boss mafiosi a volte, perché solo una ristrettissima élite opera in questo centro di potere che riunisce politici, imprenditori, uomini facenti capo alle istituzioni. E dal momento che questi rapporti servono soprattutto per inserirsi all’interno dei vari settori dell’organizzazione sociale ed economica del nostro Paese, si deduce l’assoluta importanza di comprendere nel profondo l’emergenza rappresentata dal fenomeno mafioso oggi.
Come ha precisato Gratteri, la ‘Ndrangheta che negli anni ’70 commetteva al massimo sequestri di persona si è trasformata dalla fine degli anni ’80 fino ai nostri giorni in un’organizzazione criminale molto più evoluta e sofisticata, facendo un vero e proprio “salto di qualità”. “Le regole della Ndrangheta valgono in tutto il mondo, cioè i locali di 'Ndrangheta che c'è a Torino è uguale a quello di Gioia Tauro, Rosarno, quindi stesse doti, stessa regola anche a Melbourne in Australia, a Toronto, a Ottawa, New York. Noi siamo arrivati alla massoneria e al mondo delle professioni indagando sugli 'Ndranghetisti nei momenti in cui il mondo delle professioni, che si relaziona, interagisce con gli ’Ndranghetisti e pian piano si alza il livello. Ma al nord mi risulta il rapporto tra 'Ndrangheta e politica”. E anche se ancora, soprattutto a livello processuale, non si è riusciti a sancire questi fatti in sentenze definitive, “sarà solo questione di tempo, sarà questione solo di opportunità. Ho grande stima dei magistrati della procura di Torino, che ha una grande tradizione di grandi magistrati, grande professionalità”.
I business della mafia e i nuovi ambiti di investimento
La mafia sta individuando nuove aree di investimento anche oltre ai confini nazionali. Per esempio, in Bulgaria nel 2019 arrivavano grandi quantità di rifiuti dalla criminalità organizzata che hanno causato un disastro ambientale, inquinando le falde acquifere e provocando un’emergenza sanitaria che ha portato alle dimissioni dell’allora Ministro dell’ambiente. Inoltre, un altro settore che è fonte di attrazione dei fondi illeciti è quello dell’energia rinnovabile, sul quale la mafia ultimamente sta puntando molto, partecipando a consorzi e cercando imprenditori stranieri.
Adesso la ’Ndrangheta è sempre più alla ricerca di settori proficui anche a livello europeo e si muove mandando prestanome nell'est europeo, obiettivo prioritario per nuovi i finanziamenti, nei settori del biogas, della biodiversità e dell’agricoltura.
“I figli degli 'Ndranghetisti sono andati a scuola”, ha spiegato Nicola Gratteri, “sono diventati professionisti e molti di questi hanno mantenuto la mentalità da ‘Ndranghetista. Quindi sono professionisti, sono anche al contempo ‘Ndranghetisti. Riescono a muoversi in tutti e due i contesti e anzi, fanno sintesi. Le mafie sono tra queste fila, e man mano che noi avanziamo loro avanzano.”
Ad esempio, “i mafiosi hanno trovato nel metodo delle false fatturazioni un metodo vincente per riciclare i soldi, perché dopo anni di false fatturazioni è praticamente impossibile da parte della Guardia di Finanza andare a ritroso e dimostrare che sostanzialmente quel supermercato era una lavanderia”. Gratteri ha poi continuato spiegando cosa può accadere dopo circa 5 o 6 anni di vita di questo supermercato e delle sue false fatturazioni.
“Accade che due collaboratori di giustizia dicono che quel supermercato è stato costruito con i soldi della cocaina. A quel punto interviene il sequestro preventivo, si nominano degli amministratori giudiziari, ma già subito, appena si insedia l'amministratore giudiziario, vediamo una lenta agonia di quel supermercato. Perché, nel momento in cui interviene l'amministrazione giudiziaria il tubo catodico si taglia, questo cordone ombelicale, quindi il supermercato non si regge sulle sue gambe, perché questo è un'anomalia del mercato. E allora, dopo un anno o due di agonia, che si fanno accanimento terapeutico, perché ovvio che più dura la gestazione più questi amministratori giudiziari guadagno. Quando il supermercato dopo questa agonia chiude il popolo dice: “Avete visto? Quando c'è la Ndrangheta campavano 50 padre di famiglia, arriva lo Stato e quei 50 padri di famiglia sono per strada.” Il consenso sociale causato da una pesante ed inquietante assenza da parte delle istituzioni sul territorio è ciò che, insieme ad altri motivi, permette alla mafia ancora oggi, dopo più di 150 anni, di sopravvivere.
Continuando, il Procuratore di Catanzaro ha precisato che “le mafie ricorrono sempre più alle false fatturazioni per poter riciclare il denaro perché le mafie stanno comprando tutto ciò che è in vendita, soprattutto nel mondo del settore alberghiero e della grande distribuzione. Ma questo mi dice anche che le mafie non procurano ricchezza ne lavoro, è solo un lavoro drogato, sottopagato, perché spesso lo stipendio formale è di 1200-1300 euro, ma ad esempio al sud ci capita di vedere gli operai che devono restituire 500 euro in contanti al datore di lavoro. Le mafie secondo certi studi hanno ridotto la ricchezza, lo sviluppo, in particolare del Sud, del 9%. Se noi non avessimo le mafie saremo più ricchi del 9% al Sud”.
La concorrenza sleale che la mafia è capace di innescare è spaventosa e provoca il fallimento di un numero vasto di società e di imprenditori che non hanno possibilità di reagire di fronte allo strapotere della criminalità organizzata. Si è visto infatti, a volte, che le attività mafiose sono state in grado di offrire un prezzo al ribasso fino al 40% inferiore al prezzo di mercato medio. Questo perché la mafia non ha necessità di fare impresa o di accumulare ricchezza, ma di giustificarla.
Il professore Nicaso ha specificato che l’imprenditore mafioso è “portatore di un contesto economico che già di per sé è ricco, potendo contare sugli introiti di tantissime attività illecite. In questo processo di attacco all’economia reale le imprese che non possono permettersi questo tipo di ribasso vengono letteralmente spazzate via. I mafiosi non amano stare dalla parte dell’opposizione, ma dalla parte di chi gestisce, del potere”.
Concludendo, ha spiegato che “per documentare la presenza della 'Ndrangheta nel mondo dovete contare il numero delle Gru, e tutte le città che hanno un numero di gru spaventoso, coincidono proprio con quelle città dove la Ndrangheta è più forte. Le mafie, come diceva il procuratore all'inizio più che arricchirsi hanno la necessità di giustificare la richiesta, di investire, e dove si investe meglio se non nel mattone, e quindi nella possibilità di costruire? Il condizionamento amministrativo nasce anche dalla capacità di condizionare certe scelte per approvare varianti che magari non sarebbero necessarie".
La magistratura italiana come ultimo baluardo di verità e giustizia
Oggi, il problema di una ancora inefficace lotta alla ‘Ndrangheta e alle mafie non è di polizia giudiziaria, “non è un problema di magistratura. Il fatto è che, nel rispetto della Costituzione, noi avremmo bisogno di un codice penale, di un codice procedurale e di un ordinamento penitenziario proporzionato a questa è realtà criminale”, ha chiarito il procuratore Gratteri.
Il problema centrale quindi, è che la lotta alla mafia, in tutti i governi che si sono succeduti in Italia, non solo non è mai stata trattata come un’emergenza, ma non è stata nemmeno mai inserita nei primi punti delle agende politiche. E questo si sta ripetendo ancora oggi con il governo Draghi. “Non c'è nessuno di questo Governo, nessuno che in Parlamento sta discutendo o che pronunci la parola Mafia, Ndrangheta, Camorra, Cosa Nostra nel modo più assoluto”, ha detto Gratteri. “Secondo statistiche, dati europei, i magistrati italiani sono quelli che lavorano di più, sono quelli che producono di più, e necessiterebbero invece delle riforme serie, intanto con una regola semplicissima: fare talmente tante di quelle modifiche fino a quando diventi non conveniente a delinquere. Quindi la scelta, l'approccio, non è morale o etico, ma è di convenienza. Nel rispetto della Costruzione fare le modifiche che servono. Non era necessario usare il termine in improcedibilità”. Infine, commentando la nuova riforma della giustizia firmata Marta Cartabia, il procuratore l’ha definita una “follia sul piano giudiziario” e si è augurato che con il prossimo governo “possiamo tornare a ragionare di riforme che servono a velocizzare i processi senza abbassare il livello di garanzia dell'indagato o dell'imputato, riforme che servono, ma di certo non serve quello che si sta facendo ora per quanto riguarda le modifiche normative. Nel mio distretto c'è un'inversione di tendenza. C'è un aumento forte della credibilità della magistratura, perché stiamo dando fondo a tutte le nostre energie, stiamo riuscendo a ottenere qualche risultato, ma soprattutto stiamo dando speranza alla gente. Per migliaia di persone siamo l'ultima spiaggia e quindi non vorremmo deluderle”.
Purtroppo, in questo momento soddisfare le esigenze della magistratura onesta e soprattutto più a rischio nel contrasto alle organizzazioni mafiose non è una priorità per questo governo. A dire il vero non lo è stato nemmeno in quelli precedenti. Il nostro governo anzi, sembra quasi voler ostacolare il lavoro svolto dagli addetti ai lavori nella ricerca di verità e giustizia. Per questo è di fondamentale importanza il nostro impegno, la nostra presenza e soprattutto il nostro appoggio come società civile ai magistrati più esposti, come Nicola Gratteri e altri, perché loro rappresentano una delle ultime speranze per applicare veramente nel nostro Paese i principi sanciti nella nostra Costituzione.