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Nel '93 il boss si sarebbe incontrato con B. in un appartamento a Basiglio, cittadella famosa per altre vicende di mafia

Proseguono a passo cadenzato, le indagini volte a ricostruire i rapporti segretissimi tra Silvio Berlusconi, Marcello Dell’Utri - indagati a Firenze come mandanti delle stragi di mafia del 1993-1994 - e Giuseppe Graviano. I pm della Dda di Firenze, gli aggiunti Luca Tescaroli e Luca Turco, coordinati dal procuratore Capo Giuseppe Creazzo, stanno riavvolgendo il bandolo della matassa su questa inesplicata vicenda oggetto di indagine. La procura, in ricerca di riscontri, ha viaggiato a Palermo. Qui ha poi disposto, di recente, perquisizioni nella casa della compagna del capo mafia di Brancaccio dove è stata trovata una stanza segreta. Lo stesso è stato fatto poi a Roma e Rovigo. Nel mirino dei magistrati, però, c’è anche Milano. Nello specifico, Milano 3, la cittadella costruita dal Silvio Berlusconi imprenditore negli anni ’80. Qui, Giuseppe Graviano avrebbe incontrato da latitante il fondatore milanese di Forza Italia nel dicembre 1993 in un appartamento messo a disposizione sua e di suo cugino Salvatore. E’ lo stesso Graviano ad aver raccontato questo aneddoto a Reggio Calabria, al processo ‘Ndrangheta Stragista, il 7 febbraio 2020. "È successo a Milano 3, è stata una cena. Ci siamo incontrati io, mio cugino e Berlusconi. C'era qualche altra persona che non ho conosciuto. Discutiamo di formalizzare le società”. Ed è lo stesso Graviano che avrebbe descritto ai pm di Firenze, che sono andati a sentirlo mesi fa, i dettagli utili per trovare l’appartamento a Milano 3. Dopo la confessione - tutta da verificare vista l’irriducibilità del boss stragista - l’avvocato di Berlusconi Nicolò Ghedini è andato su tutte le furie respingendo in toto la versione di Graviano annunciando azioni legali perché “le dichiarazioni di Graviano sono platealmente destituite di ogni fondamento, sconnesse dalla realtà e palesemente diffamatorie”. Per Ghedini, Graviano punta a “benefici processuali o carcerari inventando incontri, cifre ed episodi inverosimili e inveritieri” e nutre “astio profondo per le leggi contro la mafia dei governi Berlusconi”.
Che si tratti di una strategia di Graviano non è dato sapere con esattezza. Di certo c’è, però, che il centro residenziale M3 è stato negli anni ’90 un crocevia particolare attraversato da personaggi particolari. Nel 2001 al processo contro Marcello Dell’Utri (poi condannato per concorso esterno in associazione mafiosa per altri fatti, fino al 1992) sono emersi altri due appartamenti a Milano 3, come correttamente riporta Il Fatto Quotidiano quest’oggi. Si tratta di due locali affittati a due ex collaboratori del finanziere siciliano Filippo Alberto Rapisarda, il principale accusatore di Marcello Dell’Utri: G. B. e Y. G., entrambi non indagati. Quest’ultimo nel ’98 raccontò ai magistrati di Palermo di avere chiesto aiuto a Dell’Utri in un momento di difficoltà economica l’anno precedente: “Cercavamo anche un alloggio sia io che il G.B.. Dell’Utri ci disse che ci avrebbe fissato un appuntamento con Paolo Berlusconi per ottenere qualche incarico di consulenza e anche per risolvere il nostro problema alloggiativo”. La figlia di Y.G. andò ad abitare poi a Milano 3 e raccontò al processo che lì, nell’appartamento affittato alla figlia, era domiciliata la madre Y.G..
Anche l’architetto G.B. trovò un alloggio nel residence Milano 3 a marzo 1998. I due testimoni furono sentiti nell’ambito di una lite tra Dell’Utri e Rapisarda. Al processo Dell’Utri, l’ex senatore spiegò che Y. G. gli chiese aiuto e non c’era nulla di male ad aiutare una “vittima di Rapisarda”.
Il riferimento al fratello di Silvio Berlusconi per il possibile aiuto a trovar casa a Y.G. si comprende perché era Paolo a seguire le questioni immobiliari di Milano 3, con la Edilnord.
Paolo Berlusconi stesso in passato ha alloggiato a Milano 3 nella residenza Andromeda. In quella stessa palazzina ha poi abitato anche un suo vecchio socio, il palermitano Giovanni Cottone ex marito di Valeria Marini. Questi abitava nella Residenza Andromeda di Milano 3 dove furono fatti gli appostamenti per rapirlo. I legami d’affari con Paolo Berlusconi erano affermati, Cottone era socio di Paolo nella Solari, che nel 2005 faceva affari con i decoder tv. Quando la banda dei sequestratori fu arrestata, un buttafuori coinvolto nell’indagine che lavorava nel locale “Mangia e ridi” dove tra i soci figuravano Cottone e l’ex moglie di Paolo Berlusconi, raccontò di presunti rapporti di Cottone con rampolli di boss importanti come Santapaola. Nulla di penalmente rilevante comunque, osserva Il Fatto Quotidiano facendo la ricostruzione di questi collegamenti.
Sempre a Milano 3 c’è anche un Circolo Sportivo: lo Sporting, preso in gestione da una famiglia calabrese, gli Stilo, trasferiti da molti anni a Milano 3.
Una società della famiglia Stilo, impegnata nel 2014 nei lavori dell’Expo, la Ausengineering, è stata colpita l’11 settembre 2014 da un’interdittiva antimafia, poi annullata dal Tar. L’interdittiva (che non riguardava lo Sporting) era motivata dal Prefetto “per presunti legami tra i soci e la cosca di ’ndrangheta Mancuso di Limbadi (VV) tali da far ritenere sussistente il rischio di infiltrazioni mafiose in grado di condizionarne le attività”. L’interdittiva poi è stata confermata nel 2016 dal Consiglio di Stato che ha ritenuto sufficienti per l’interdittiva circostanze di natura indiziaria senza prove di colpevolezza. Gli Stilo infatti non sono stati mai nemmeno indagati. Sono tutte vicende e coincidenze riguardanti Milano 3, più o meno rilevanti, che potrebbero in qualche modo tornare utili nel delicato esercizio di ricostruzione che i magistrati hanno avviato mesi fa.

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