“Gli uomini passano, le idee restano. Restano le loro tensioni morali e continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini”. “Parlate della mafia. Parlatene alla radio, in televisione, sui giornali. Però parlatene”. Queste due frasi, una di Giovanni Falcone e l’altra di Paolo Borsellino, possono sintetizzare il pensiero che muove i ragazzi di “Parliamo di mafia”, Tommaso Ricciardelli e Giuseppe Rotundo, e che li ha portati a creare una delle più grandi community antimafia di Instagram.
Al centro di tutto c’è la divulgazione. E così, da tempo stanno dando voce ad addetti ai lavori, magistrati, giornalisti, politici, imprenditori che si sono ribellati alla mafia, testimoni di giustizia, familiari vittime di mafia, testimoni diretti di ogni genere e così via.
Ospite della “Live” odierna è stato il Consigliere togato del Csm Sebastiano Ardita che, in un’ora di trasmissione, si è raccontato, partendo dagli inizi della propria carriera da magistrato. Un tempo che fu segnato profondamente dalle stragi e in cui, come giovanissimo magistrato, si cercava di “gettare il cuore oltre l’ostacolo”.
Il magistrato ha parlato del processo di distorsione che si è generato all’interno dello stesso Consiglio superiore della magistratura. Se la funzione iniziale era quella di garantire l’autonomia e l’indipendenza dei magistrati, nel tempo all’interno si è fatto sempre più largo il clientelismo o logiche come quelle del collateralismo e dell’appartenenza. “I giovani magistrati possono ribellarsi a questo meccanismo interno. E la crisi dell’organo di autogoverno è stata indotta da questo. Non si deve avere timore di denunciare queste cose, se si vuole una riforma vera che rispetti l’indipendenza e l’autonomia dei magistrati”. Ardita ha anche parlato della doppia anima di Cosa nostra, quella che vede la sommersione come modus operandi ed anche quella che spara, ricordando anche i pericoli che si possono correre oggi se non si saprà intervenire nella maniera adeguata nella formulazione della nuova legge sull’ergastolo ostativo (“C’è il rischio che i capi, quelli capaci di gestire i massimi livelli di attività criminali, siano in grado, da soli, di rimettere in moto una macchina molto pericolosa”). E poi ancora si è parlato della trattativa Stato-mafia, di Cosa nostra Spa ed altro ancora. Per rivederla basta entrare nel link.
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