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Un’informativa forse mai arrivata ai pm potrebbe svelare molti retroscena della Città sullo Stretto

E’ stata depositata nei giorni scorsi un’informativa della Dia nel processo d’Appello “‘Ndrangheta stragista” che vede come imputati il capomafia di Cosa Nostra Giuseppe Graviano e il boss di ‘Ndrangheta Rocco Santo Filippone, entrambi già condannati all’ergastolo in primo grado.

Nei documenti indirizzati alla procura della repubblica di Reggio Calabria, nello specifico al procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo, coordinatore dell'inchiesta ''Ndrangheta Stragista', sono state elencate alcune risultanze investigative che potrebbero far luce su diversi misteri ancora presenti nella città sullo Stretto. La Dia durante l'attività di indagine ha riesumato pure una relazione di servizio indirizzata all’allora dirigente della Squadra mobile, Salvatore Arena, dall’allora commissario Francesco Oliveri. Una nota “il cui contenuto - si legge - sembrerebbe non essere mai stato portato all’attenzione dell’autorità giudiziaria”. Nell'informativa in questione si parla anche di "un gruppo di soggetti di Archi appartenenti alla ‘Ndrangheta che ottenevano informazioni da soggetti corrotti dei servizi”, dei retroscena sull'attentato dell'allora sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Scopelliti verificatosi nel 2004 forse in virtù di un patto tra 'Ndrangheta ed elementi infedeli delle istituzioni, di "introiti in grado di alimentare ‘fondi neri’ di frange deviate degli apparati di sicurezza" - come riportano le dichiarazioni rese dal collaboratore Nicola Rocco Femia, tra il 15 ed il 16 giugno 2017 sulla vicenda di Roberta Ghidini - e di "fatti seri", che dimostrano, come ha riferito Antonio Parisi il 4 giugno del 2013 che fra "Mafia-'Ndrangheta c'è Stato". Ma partiamo con ordine.

La versione dell'artificiere: “Sul posto erano presenti i servizi segreti”
Alle 22.30 del 6 ottobre 2004, all’interno di un bagno posto al primo piano di Palazzo San Giorgio, sede dell’amministrazione Comunale di Reggio Calabria è stato scoperto un ordigno (composto da tre chili di tritolo) poi verificatosi inoffensivo poiché privo di innesco.

A lanciare l’allarme per la sicurezza di Scopelliti sarebbe stata una nota del SISMI in cui si riportava che l'attentato era stato ideato e organizzato dalla cosca di 'Ndrangheta Iamonte.

“L’episodio - si legge negli atti - si era verificato proprio nel periodo più difficile dell’Amministrazione di Scopelliti in difficoltà di consenso elettorale”. Il tritolo a seguito delle indagini si sarebbe dimostrato essere compatibile con quello custodito all’interno della Laura Causelich, più nota come Laura C, la nave da rifornimento italiana affondata al largo di Saline Joniche nel luglio del 1941. Come è già emerso nel processo “Gotha”, il tritolo trovato nei bagni del palazzo è stata una messinscena in cui un ruolo fondamentale è stato svolto dal Sismi che, con tre informative firmate dallo 007 Marco Mancini, aveva fatto rinvenire l’ordigno.


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Il procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Giuseppe Lombardo

Nel documento si legge una versione alquanto simile: in un interrogatorio svolto il 22 maggio 2019 l'artificiere Giovanni Sergi ha dichiarato che "aveva provveduto alla messa in sicurezza dell’ordigno rinvenuto a Palazzo san Giorno" constatando che "i panetti di tritolo non erano collegati ad alcun innesco". Una "collocazione - si legge - a mero scopo intimidatorio e 'scenico'". L'artificiere ha inoltre riportato che tale modus operandi non poteva essere riconducibile alla criminalità organizzata locale: “altri ordigni che ho disinnescato sono risultati essere assemblati da persona esperta e con specifiche capacità tecniche nel settore esplosivistico, mentre l’ordigno in questione era risultato essere assemblato in modo molto approssimativo a fine dimostrativo”. “Ne consegue un assemblaggio grossolano esclusivamente scenico - dimostrativo”. Il Sergi ha tenuto a precisare, come riportato nel documento, che tutte le operazioni sono state seguite in prima persona dal Questore Vincenzo Maria Speranza (nominato poi da Scopelliti con disposizione del 23 novembre 2011 Commissario per l’emergenza rifiuti urbani della Regione Calabria) e che sul posto era presente anche personale dei Servizi Segreti del locale centro del SISDE.

Ulteriori elementi di presunto interesse su Speranza sono stati rilevati dalla lettura di una nota del Ros datata 30.07.1993 avente oggetto l’indagine “Grande Oriente” ove più volte è stato fatto esplicito riferimento ai rapporti di amicizia intercorsi tra Speranza, ex responsabile della Criminalpol di Catania, con l’avvocato Minniti (nell’informativa indicato probabilmente con il nome di Minniti Eugenio) il quale, come riportato nel documento, era il legale del noto Giuseppe Madonia, detto “Piddu”, rappresentante provinciale di Cosa Nostra per la provincia di Caltanissetta. Tali elementi, viene evidenziato, sono emersi dalle dichiarazioni del collaboratore di Giustizia Luigi Ilardo durante il suo percorso di natura confidenziale con l’Arma dei Carabinieri, tesa alla cattura dell’allora latitante Bernardo Provenzano.

Il 2 maggio, come già riferito dal colonnello dell’Arma Michele Riccio era avvenuto l’incontro tra Ilario e alcuni ufficiali del Ros, tra cui il generale Mario Mori, Il 10 maggio successivo Ilardo sarebbe poi stato ucciso in un agguato mafioso a Catania.

La presenza dell’eversione nera
Agli atti è presente anche una relazione di servizio indirizzata al dirigente della squadra mobile di Reggio Calabria datata 12 ottobre 2002 in cui il commissario Francesco Oliveri ha riportato di aver contattato una fonte anonima (definita dallo stesso ‘fiduciaria) la quale ha riferito agli investigatori di aver saputo che la collocazione  dell’ordigno esplosivo trovato poi nei bagni di Palazzo San Giorgio potrebbe essere stata organizzata da Giuseppe Schirinzi una persona che secondo la relazione sarebbe stata molto vicina al sindaco Scopelliti al fine di “fargli recuperare considerazione politica negli ultimi tempi scemata”.

“Secondo la citata fonte - come scritto nella relazione di servizio - lo Schirinzi sarebbe stato in grado di organizzare l’attività in argomento, in quanto vicino ad ambienti dell’estrema destra”.

Secondo il documento, l’avvocato Schirinzi è identificato come Maestro massone della loggia denominata “Zephyria” e fondatore pure nel gennaio 1990 dell’associazione “Lega Sud Italia” corrispondente al periodo in cui a Reggio Calabria era stata registrata, presso l’Hotel Miramare, la presenza del Capo del Centro Scorpione di Gladio Vincenzo Li Causi. Inoltre Schirinzi assieme ad Aldo Pardo aveva piazzato l’ordigno alla questura di Reggio Calabria nella notte tra il 7 e l’8 dicembre 1969. L'uomo, si legge negli atti, è stato poi nominato nel 1995 coordinatore della Lega Italiana Federale, movimento politico vicino alla Lega Nord di Umberto Bossi.


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Palazzo San Giorgio, sede dell'amministrazione comunale di Reggio Calabria

Le carte inoltre rammentano che, 5 giorni dopo l’attentato ai danni della Questura di Reggio Calabria, Schirinzi sarebbe stato "notato a Roma nei pressi dell’Altare della Patria, teatro dell’esplosione di un ordigno a breve distanza temporale dall’attentato alla Banca dell’Agricoltura di Milano. L’estremista era stato riconosciuto, mentre si allontanava dalla zona dell’Altare della Patria da Giovanni Casile" poi rimasto vittima di un ‘incidente’ mai del tutto chiarito.

A dimostrare la vicinanza tra il sindaco Scopelliti ed il citato Schirinzi, la fonte fiduciaria, si legge, ha anche riferito che quest’ultimo aveva organizzato uno spettacolo tenutosi sul lungo mare di Reggio Calabria nel mese di settembre intitolato “la regata di Ulisse” patrocinato dal comune. Una manifestazione per la quale, in tre anni (2004, 2005, 2006) la giunta Scopelliti aveva deliberato “somme per un totale di 700 mila euro” all’associazione “Progetto Italia Millennio”, riconducibile proprio a Schirinzi Giuseppe. Il sospetto degli investigatori è che quei soldi siano collegati al tritolo trovato nel 2004 quando le operazioni furono gestite dal questore Vincenzo Speranza, oggi defunto.

Le considerazioni investigative di Luigi Silipo
Gli investigatori hanno poi proceduto anche all’interrogatorio di Luigi Silipo, all’epoca dei fatti in servizio della Squadra mobile di Reggio Calabria il quale ricordava perfettamente che la notizia relativa al progetto di un attentato al sindaco era avvenuta attraverso il SISMI. Tuttavia a titolo di completezza si legge che Silipo ha in seguito dichiarato che "come mia supposizione investigativa e sensazione personale, per la complessità di attività che stavo curando, mi sembrò strana tutta la vicenda, peraltro a cavallo dell’esecuzione di un articolato dispositivo di custodia cautelare emesso della procura di Catanzaro che vedeva implicati tra gli altri, Paolo Romeo e Amedeo Matacena. In quel periodo, inoltre, e già dal 2002, stavo seguendo la figura di Paolo Romeo quale trait d’union della politica regina legata ad ambienti di destra”. “Collocammo una microspia nello studio del Romeo, poi oggetto di articolata informativa, ed ove si palesò in un primo momento un interesse della politica legata al Romeo di favorire lo Scopelliti, per poi cambiare orientante successivamente”.

Infine è curioso notare come nelle liste elettorali inserite dentro il fascicolo (lista n.3 relativa ai candidati presentati del Partito Liberale Italiano per l’elezione del Consiglio Comunale di Reggio Calabria del 28 maggio 1989) si evince che viene apprezzata tra i candidati, oltre che alla presenza di Giuseppe Schirinzi anche quella di Amedeo Matacena.

Uomini del livello “ristretto” di Gladio
Nell'ultima parte dell'informativa vengono riportate alcune carte dell’archivio di Giuseppe De Lutiis, storico dei servizi segreti scomparso nel 2017. Gli investigatori hanno trovato un "documento di lavoro" che tratta dell’"acquisizione di ulteriore documentazione da parte del Sismi riguardante il noto elenco dei 30 e il caso Gladio in generale". Gli appunti dello studioso, forse uno "stralcio di un’informativa all’attenzione delle commissioni parlamentari d’inchiesta (non si esclude possa trattarsi di un atto, a oggi, non divulgato)" analizzano "il reclutamento del personale di Gladio", la struttura paramilitare legata agli Stati Uniti per prevenire una possibile invasione dell’Europa occidentale da parte dell’Unione sovietica.

Nel disegno sono presenti tre cerchi concentrici che rappresentano dei distinti bacini di reclutamento, definiti nel documento come i "tre livelli". Il "più riservato e ristretto" potrebbe essere correlato alla sigla Falange Armata. Lo storico ha offerto una descrizione grafica dello schema: al centro compare un cerchio rosso che fa riferimento alle seguenti parole: 'uff. contr.e sic.', seguita da Fal. Arm". seguita dal numero 15, ossia Ufficio controllo e sicurezza Falange Armata.

Foto © Imagoeconomica

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