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"Basta soprusi, femminicidi e transfemminicidi. Abbattiamo il sistema patriarcale"

Juana, Simonetta, Elena, Elisa. Sono gli ultimi quattro nomi del lunghissimo elenco delle 109 donne e ragazze uccise in Italia dal 1° gennaio di quest’anno. Oggi è il 25 novembre: non è un giorno di sfilate, né di scarpe e fiocchi rossi, né ancora di ipocrite passerelle politiche o di servizi televisivi borghesi e perbenisti. Oggi è un altro giorno di lotta, come i restanti 364. In migliaia infatti oggi sono scese in piazza, marciando per le vie delle città, dei paesi, dei villaggi italiani, sud americani, africani, asiatici. La maggior parte dei cortei in Italia sono stati guidati dall’organizzazione di Non Una Di Meno, ma sono tantissime le associazioni, i movimenti, le giovani e le attiviste che hanno partecipato.
A Palermo la marea transfemminista ha fatto sentire la sua voce con un corteo che da Piazza Verdi è giunta fino a Parco d'Orleans, davanti alla sede della Regione Siciliana.
Un corteo fatto di cori per denunciare i troppi lividi che l'uomo e il sistema patriarcale lasciano sulla pelle. Per denunciare che i corpi di una donna non sono merce. E che dietro ad ogni vittima c'è una vita che non può essere romanticizzata da un'informazione che spesso viene condizionata dalle logiche di sistema.


bongiovanni int piazza verdi


Non poteva certo non esser presente il movimento culturale e internazionale Our Voice, che alla violenza, alla morte, all’oppressione e alle discriminazioni, ha risposto con la forza del corpo femminile, con la sicurezza e la normalizzazione delle proprie nudità, ogni giorno sessualizzate ed etichettate, con l’eccentricità e con l’immedesimazione in una realtà cruda, dolorosa e spietata. "Noi crediamo che l'arte sia uno strumento forte per portare il messaggio alle nuove generazioni - ha detto Beatrice Boccali presentando la rappresentazione artistica che ha aperto l'evento davanti al Teatro Massimo - Per questo abbiamo portato una performance sul tema del transfemminismo e della normalizzazione delle nudità, contro ogni violenza di genere e contro ogni violenza femminile".
Una performance artistica, intitolata “Androgine” in cui, come ha spiegato Sonia Tabita Bongiovanni, direttrice del Movimento Our Voice, tutto si unisce: "Voci, urla, suoni, versi, per gridare quello che siamo: streghe, negr3, troi3, animal3, soggettività femminili e maschili allo stesso tempo, androgine, siamo il tempo e le maree, siamo il fuoco, siamo l’unico futuro possibile su questo pianeta, siamo tutto e tuttu”.


boccali piazza verdi


Soprusi senza fine
I soprusi, i femminicidi e i transfemminicidi in effetti colpiscono ogni diversità, a prescindere dalle classi sociali, dal colore, dai costumi o dalle tradizioni. E sono i dati a dimostrarlo. L’Italia è al secondo posto in Europa per il numero di persone transgender o gender-diverse uccise, poco dietro la Turchia. Scandalizzano poi i riti vodoo, i ricatti, il disagio che giovani donne afrodiscendenti sono costrette a subire, imbarcandosi nelle coste africane e barattando la loro libertà con i trafficanti di esseri umani. Ancora, è vergognoso che i paesi europei siano i primi consumatori al mondo della prostituzione derivante dai traffici di esseri umani: si contano più di 9 milioni di violentatori occidentali, e 40 milioni di persone, tra cui 4168 bambini e bambine accertate solo in Europa, vittime di tratta a scopo sessuale.


ov corteo


Il grido di denuncia
"Oggi siamo qui per le 190 sorelle uccide in Italia quest'anno - ha proseguito la leader di Our Voice - Siamo qui per le migliaia di compagne che ogni giorno vengono assassinate, torturate e violentate in tutto il mondo. Per las desaparecidas en Latinoamerica, per le nostre antenate partigiane, per le madri, le figlie e le sorelle; per le bambine abusate, per tutte. Un grido che rimbomba in ogni parte del mondo opponendosi al sistema eteropatriarcale che pretende di avere il dominio sui nostri corpi, sulla terra, sugli animali, e su ogni essere vivente. Noi viviamo in un Paese profondamente misogino, fascista e omofobo. Ci opponiamo a tutto questo e al sistema mafioso e alle organizzazioni criminali che gestiscono la tratta di donne e bambine".
Nella sua denuncia Sonia Tabita Bongiovanni ha evidenziato ciò che è avvenuto in Parlamento, prima con la bocciatura del Ddl Zan, poi con l'assenza quasi totale dei parlamentari (solo 8 su 630) mentre si discuteva in Parlamento del contrasto alla violenza sulle donne.

Oggi è il 25 novembre e ancora le vittime di reati sessuali in Italia, che trovano il coraggio di denunciare, rimangono prive di protezione da parte dello Stato e vengono nella maggior parte dei casi lasciate sole di fronte alle ritorsioni dei violentatori o peggio, degli assassini. Le leggi, in effetti, ci sono, ma non vengono efficacemente applicate, soprattutto per mancanza di investimenti e di fondi economici. È necessaria una vera rete istituzionale organizzata territorialmente che metta in comunicazione e faccia lavorare assieme forze dell’ordine, magistratura, prefettura, strutture sanitarie, case rifugio, centri civili. Solo la Sicilia negli ultimi anni ha diminuito i fondi destinati al contrasto alla violenza di genere (nel bilancio 2020 erano appena 180 mila euro) quando la regione è una tra le più colpite: dei 109 femminicidi avvenuti quest’anno, il 10% sono avvenuti in Sicilia, poi, sono state 452 le vittime di abusi che hanno chiesto aiuto e che si sono rivolte all’help line, quindi più di una al giorno, e sono state 760 le chiamate di utenti che hanno denunciato situazioni di violenza vissute da altri.


ov corteo fumogeni


"Per lo Stato la violenza sulle donne non è un'emergenza? - ha ancora gridato Sonia Tabita - Non lo sono le 109 compagne uccise quest'anno? Noi pretendiamo che venga creata una filiera di protezione; che ci sia una specializzazione dei tribunali e una formazione delle forze dell'ordine, dei giudici, degli avvocati, dei medici e degli insegnanti per affrontare l'urgenza dei femminicidi e dei transicidi. Vogliamo che il nostro Stato, invece di spendere 25 miliardi di euro in armamenti li utilizzi per finanziare i centri antiviolenza; vogliamo una giusta educazione sessuale nel nostro sistema educativo e che le leggi in vigore vengano applicate ed integrate ascoltando le nostre esigenze".
Ed infine ha concluso: "Siamo qui per riaffermare la nostra autonomia ed autodeterminazione come donne e soggettività di ogni genere. Abbattiamo l'omertà cattolica e mafiosa che continua a permettere ogni violenza".

Foto e Video © Our Voice

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