Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

Il Procuratore di Agrigento intervenuto al convegno sul tema "L'influenza della religione nella lotta alla mafia"

"L'atteggiamento della Chiesa di fronte al fenomeno mafioso è stato molto complesso e non sempre lineare". Lo ha detto il procuratore della Repubblica di Agrigento, Luigi Patronaggio, in occasione del convegno, al museo Griffo, organizzato per il trentennale della fondazione della Dia. Patronaggio ha ricordato la figura di Andreotti che, da uomo delle istituzioni, "ostentava la sua vicinanza alla chiesa, andando ogni giorno a messa, ma andò al funerale di Salvo Lima e non a quello del generale dalla Chiesa". Patronaggio ha aggiunto: "Anche qui, in provincia di Agrigento, due famiglie di narcotrafficanti finanziavano la festa del Crocifisso. Bene ha fatto il questore che qui, ad Agrigento, ha più volte vietato i funerali dei mafiosi". 
Anche il vice direttore amministrativo della Dia, generale di brigata dei carabinieri Antonio Basilicata è intervenuto sull'argomento: "La Mafia utilizza la religione per creare una maggiore affiliazione, soprattutto in terre dove hanno capacità strutturale".
"La Mafia - ha aggiunto - deve essere colpita nel patrimonio identitario e nei falsi valori che trasmette e, soprattutto, è necessario che la religione si dissoci dalla Mafia. Chi di noi - ha aggiunto Basilicata - non conosce gli inchini del santo al mafioso, non del mafioso al santo. Va ricordato don Pino Puglisi che aveva cercato di strappare i giovani di Brancaccio alla criminalità". 
Quindi è intervenuto anche il direttore della Dia, dirigente generale di pubblica sicurezza Maurizio Vallone. "Sono 30 anni di impegno degli uomini e delle donne della Dia al fianco dei magistrati e dei tribunali per contrastare tutte le associazioni mafiose. Oggi bisogna rappresentare alle persone, soprattutto ai più giovani, e alle istituzioni che il pericolo delle mafie non è un pericolo passato. Sono cambiati i tempi rispetto al periodo di Falcone e Borsellino, la mafia non usa più il kalashnikov e l'esplosivo ma lo tengono nel cassetto, pronti a usarlo qualora dovesse essere necessario". "La mafia - ha detto ancora il direttore della Dia - prova ad inserirsi nella nostra società con gli strumenti dell'economia legale. Il nostro impegno deve essere quello di contrastare le associazioni mafiose attraverso il controllo degli appalti affinché neanche un euro dei soldi dell'Unione Europea che stanno arrivando in Italia possa finire nelle mani della mafia". 
Al convegno hanno partecipato anche il segretario generale della Confederazione Islamica in Italia, Massimo Cozzolino, il rabbino della Comunità ebraica di Napoli, Maskil Ariel Finzi, il presidente della Pontificia Accademia Mariana Internazionale, padre Stefano Cecchin, il capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del ministero dell'Interno, prefetto Michele Di Bari e l'arcivescovo di Agrigento, don Alessandro Damiano. 
La mostra della Dia potrà essere visitata oggi dalle ore 15 alle 18 e da domani a giovedì dalle 9.30 alle 13 e dalle 15 alle 18. Essa sarà dedicata anche agli incontri con gli studenti della comunità scolastica agrigentina e della provincia. Nelle settimane successive, l'"Antimafia Itinerante" toccherà Caltanissetta, Catania e Messina, per poi risalire lo stivale.

Foto © Imagoeconomica

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos