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Terminato il weekend in solidarietà a Mimmo Lucano. Presenti anche de Magistris, Lerner, Zanotelli e Accorinti

Mimmo, Mimmo, Mimmo”. È il grido lanciato da Riace lo scorso sabato 6 novembre. Un coro intonato da centinaia di persone - giovani e non - giunti nella piccola cittadina calabra da varie parti d’Italia per esprimere solidarietà nei confronti dell’ex sindaco Domenico Lucano: condannato recentemente dal tribunale di Locri alla pena di anni 13 e 2 mesi di reclusione perché ritenuto colpevole di associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, truffa, peculato e abuso d’ufficio con il suo “Modello Riace”. Per gran parte dell’opinione pubblica, quello a carico di Mimmo Lucano è un “processo politico”. Una sentenza che sembra gridar vendetta, a seguito dell’inasprimento di sei anni della pena richiesta dalla pubblica accusa.

Quelle celebrate a Riace sono state due giornate fortemente volute da padre Alex Zanotelli. Un weekend ricco di eventi e appuntamenti artistico-culturali per riflettere sul vero significato della solidarietà e dei diritti umani, inaugurato, appunto, da un lungo corteo guidato da tanti bambini di etnie diverse uniti mano nella mano con Mimmo Lucano, padre Zanotelli e lo storico giornalista Gad Lerner.

Ci siamo sentiti offesi e feriti nel profondo da una sentenza che suona a condanna di ogni speranza per un’Italia civile che pratica l’accoglienza e la solidarietà”. Così il conduttore televisivo libanese durante il dibattito avuto con Mimmo Lucano nell’anfiteatro di Riace: tappa finale del corteo. Spalti gremiti di persone davanti alle quali l’ex sindaco di Riace ha voluto sviscerare singolarmente ogni capo d’imputazione del processo a suo carico, spiegandone le motivazioni. Non per difendersi, ammorbidire la pena o sottrarsi alla stessa, bensì per rivendicare a gran voce ogni sua azione e decisione: “Rifarei tutto ciò che ho fatto”, ha detto.

Presente agli eventi anche l’ex sindaco di Napoli Luigi de Magistris che, a conclusione del dibattito tra Lerner e Mimmo Lucano, ha preso parola per fare tre considerazioni: “Una considerazione umana, di stare molto vicino a Mimmo perché la condanna poi l’ha avuta lui. Una giuridica perché credo che applicare la Costituzione non è disubbidire. E nel diritto c’è la gerarchia delle fonti, e applicare la Costituzione può significare anche disapplicare qualche elemento della legalità formale. Infine, ho fatto una considerazione politica: questa è la terra dell’emigrazione giovanile e sanitaria, della desertificazione e delle mafie e Mimmo è un simbolo anche della lotta alle mafie, perciò credo che essere uniti oggi in Calabria significa non solo stare vicini a Mimmo ma anche stare contro la borghesia mafiosa”.

Un fenomeno, quest’ultimo, fortemente radicato nella regione. “C’è un contagio criminale impressionante e vedere che in Calabria il problema è Mimmo Lucano è devastante davanti ad una politica che si è mangiato tutto: i diritti all’acqua, alla salute, alla mobilità, al lavoro”, ha detto de Magistris.

Per Gad Lerner il “Modello Riace” ha rappresentato “un progetto di utopia che è diventata concreta realtà: ovvero la possibilità di fare buona accoglienza, di essere umani e nello stesso tempo rigenerare un territorio. E proprio questo lo ha reso così detestabile agli occhi di chi invece lucra sulla xenofobia, sulla paura dello straniero. E hanno voluto demolirlo”. Un’esperienza unica, fondamentale per l’Italia e per l’Europa che, per padre Zanotelli, ha insegnato molto. “Mimmo ci ha insegnato che un villaggio, un borgo abbandonato della Calabria, accogliendo può rinascere: straordinario. Ed è altrettanto chiaro che è stato un processo politico quello che è avvenuto per distruggere questa cosa”. “Io quando ero in Tribunale e ho ascoltato la sentenza mi sono chiesto: ‘Ma in che Paese vivo?’ - ha continuato il missionario -. Essere a Locri, capitale della ‘Ndrangheta, e vedere una procura che ha speso anni per condannare un uomo che non si è messo un soldo in tasca ed è un antindrangheta mentre abbiamo una ‘Ndrangheta, forse la più potente organizzazione mafiosa al mondo […], mi chiedevo perché non si siano spesi così tanto contro la ‘Ndrangheta”.

Ma Mimmo Lucano non è solo, e la sua è una battaglia condivisa da tante persone. “La battaglia di Mimmo è di tutti perché i diritti umani sono di tutti. Non si può fermare il vento con le mani. Non si può incarcerare la coscienza, la libertà, la pace”, ha detto l’ex sindaco di Messina Renato Accorinti.

In conclusione, Riace ha dimostrato ancora una volta che la solidarietà è un valore condiviso da donne, uomini e bambini di varie etnie e culture. E che la stessa non può essere criminalizzata. Perché fino a quando ci sarà bisogno di aiuto per un migrante, un reietto, un dimenticato dalla società la riposta della città sarà sempre: "Riace non si arresta”.

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