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Uomo in grado di riciclare 500 miliardi per le mafie grazie ad una “matrioska” economico-societaria fatta di holding

Quanto vale la mafia? Secondo una delle ultime commissioni parlamentari antimafia, la criminalità organizzata fatturerebbe 150 miliardi di euro all’anno. Come? Fino ad oggi avremmo risposto dicendo: “Grazie al traffico di droga, al riciclaggio di denaro e alla corruzione”. Ma con gli ultimi fatti di cronaca potremmo dover aggiornare l’aberrante elenco di reati aggiungendo un ulteriore elemento: il monopolio della vendita di software per l’elaborazione dei dati sensibili dei cittadini attraverso holding. Ebbene sì, perché le mani della ‘Ndrangheta sarebbero finite sull’anagrafe digitale dei Comuni.

Roberto Recordare. È questo il nome del soggetto che avrebbe fatto girare i dati finiti nella nuova Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente (ANPR). A darne notizia, ieri, sono stati i colleghi Carlo Bonini e Alessia Candito sulle pagine de La Repubblica.

Ufficialmente imprenditore di Palmi, ma ritenuto dagli inquirenti come “uomo riservato di ‘Ndrangheta” a capo di un impero che vende software gestionali alle amministrazioni grazie ad una rete aggrovigliata di società che persino ai più esperti addetti ai lavori risulta di difficile comprensione. Una specie di “matrioska” economico-societaria che lunedì sera, alle ore 21.30 su Rai 3, sarà anche oggetto di un’inchiesta realizzata dal giornalista Giorgio Mottola per il programma Report, condotto da Sigfrido Ranucci.

Un business di holding dietro i software per la PA
Un vero e proprio impero di software, venduti a quasi 800 soggetti tra cui amministrazioni, enti e società in-house (società di diritto privato costituite sotto forma di s.p.a. che lavorano come braccio operativo di un ente pubblico). Quello di Recordare è un vero e proprio business su cui avrebbe costruito una holding fatta di decine di società cartiere dislocate in Paesi come l’Italia, la Tunisia, la Gran Bretagna e la Georgia. Tutte legate ad un gruppo madre: la società di capitali maltese Golem Malta Limited, azionista della “Recordare holding limited” (anch’essa con sede a Malta), che a sua volta controlla la Golem Eeig, altra “matrioska” con base sull’isola, partecipata da almeno altre quattro società riconducibili all’imprenditore di Palmi. E così via.

Un limbo societario che matura ‘l’assalto’ alla nuovissima Anpr - hanno scritto i colleghi di Repubblica -. Con gioco facile, perché con le sue software house quello che per i magistrati è un riservato di ‘Ndrangheta da tempo naviga nel mare della Pubblica amministrazione”.

Ed è in questa ragnatela di holding che si incastra la nuova Anagrafe nazionale della Popolazione residente. Un “upgrade” per l’intera amministrazione pubblica con cui le banche dati dei Comuni sono state centralizzate e messe in connessione anche con l’anagrafe tributaria. Vale a dire che ogni singolo Comune ha dovuto inviare i propri dati alla piattaforma nazionale previa “bonifica”, spiegano gli addetti ai lavori, in linguaggio comprensibile. E ad occuparsene sono le software house. Esatto, come quelle di Recordare o quelle che vendono il software di bonifica elaborato dalle sue società.

Chi sceglie la software house? Il Comune, titolare di fatto dei dati dei suoi residenti, che può rivolgersi a ditte con cui ha già un contratto in essere oppure trovarne altre all’interno del mercato elettronico della pubblica amministrazione. “E lì le società di Recordare ci sono tutte, o quasi”, sottolineano i giornalisti Bonini e Candito.

Metodo Recordare: riciclaggio da 136 a 500 miliardi per conto delle mafie
Non è un nome nuovo il suo. Si tratta, infatti, dello stesso uomo che per la procura antimafia di Reggio Calabria, diretta da Giovanni Bombardieri, avrebbe tentato di far girare miliardi di euro in odor di mafia “spostando cose dove i servizi segreti, cioè stiamo sconquassando il mondo e l’equilibrio mondiale”, ha detto lo stesso imprenditore durante un’intercettazione.

Roberto Recordare è indicato dagli inquirenti come uno dei più grandi riciclatori di tutti i tempi di denaro delle mafie, e da almeno due anni indagato dalla Procura reggina.

Lo scorso anno, il nome dell’imprenditore di Palmi è emerso in un'informativa della Squadra mobile di Reggio Calabria allegata agli atti del processo contro le cosche di Sant'Eufemia d'Aspromonte scaturito dall'operazione "Eyphemos”. Intercettato dagli investigatori della squadra mobile reggina, l’imprenditore rivelò l'entità incredibile delle somme che gestiva per la mafia siciliana, calabrese e campana: “Più o meno erano cento miliardi, qualcosa del genere. Ho preso quella busta e l'ho buttata nella spazzatura. Avevo il bond da 36 miliardi”. E con disarmante disinvoltura Recordare fece anche riferimento ad una perquisizione condotta dalla Guardia di finanza all'aeroporto di Fiumicino in cui riuscì a buttare nella spazzatura “un bustone di bond e procure” prima di essere sottoposto ad un controllo. Un dato che, secondo gli investigatori, confermerebbe l’ipotesi circa il ruolo avuto dall’imprenditore di Palmi.

Recordare, si legge nell'informativa della squadra mobile reggina, “stava cercando di spostare in Paesi extraeuropei e che non subissero l'influenza degli americani, un'ingentissima somma di denaro che era depositata in diversi istituti bancari di vari Paesi, anche europei, ma soprattutto in Paesi da ‘black list' che, comunque, non potevano risultare, ad eventuali controlli, giacché 'nascosti' su conti speciali. Per quanto emerso in numerose conversazioni intercettate gli indagati hanno parlato di una somma che superava i 136 miliardi di euro” di cui, appunto, “36 già pronti cash”. Soldi “riciclati nel tempo, presumibilmente provento di traffici illeciti quali il traffico di armi e stupefacenti, senza escludere i proventi di estorsioni, usura e altre condotte delittuose". Un giro sporco con cui, si evince dalle carte, Recordare complessivamente “gestiva 500 miliardi in fondi”. Una cifra agghiacciante posta nelle mani di un singolo soggetto. Uno di tanti a disposizione delle criminalità organizzate.

“Aveva la necessità di renderli disponibili (i soldi, ndr) ai suoi sodali con operazioni bancarie che dovevano sparire una volta effettuato il trasferimento del denaro”, riporta l'informativa. Il cartello mafioso sarebbe stato composto dal clan Parrello-Gagliostro di Palmi - con cui aveva un rapporto così stretto da ricevere confidenze persino sui tentativi di “aggiustare” i processi -, quello degli Alvaro di Sinopoli (imprenditori catanesi in passato coinvolti in un'operazione antimafia) e i camorristi del clan Iarunese di Casal di Principe. Inoltre, spicca la sua vicinanza a Domenico Laurendi, recentemente condannato a 17 anni e 9 mesi come mandatario elettorale del clan Alvaro, uomo di collegamento con massoneria e politica, ma anche capo riconosciuto di una delle costole del casato. Dalle perquisizioni svolte, infine, sono stati rinvenuti nel computer documenti che attestano l'esistenza di una rete mondiale di conti aperti in svariati luoghi (da Cipro a Hong Kong passando per Afghanistan, Croazia, Bulgaria, Tunisia) e carte di credito intestate a vari prestanome, cittadini dell’Europa dell’Est e della Penisola Arabica. Carte di credito che - secondo gli inquirenti - a loro volta sono agganciate a conti in Paesi dove i controlli antiriciclaggio scarseggiano. Posti come gli Emirati Arabi.

Il caso Recordare conferma l’esistenza dei Sistemi criminali integrati
L'inchiesta che indaga sulla figura di Recordare come broker a disposizione della criminalità organizzata conferma ulteriormente l'esistenza dei Sistemi criminali integrati. Un tema su cui da tempo ha indagato il procuratore aggiunto di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo che, con le sue inchieste, ha fatto luce sui complessi intrecci mafioso-politici e masso-lobbysti toccando i nervi sensibili della ‘Ndrangheta. Il Sistema criminale integrato è “un insieme di soggetti, sono tutti coloro i quali operano in maniera infedele negli ambiti strategici a livello mondiale, soprattutto in ambito finanziario, economico, imprenditoriale, ma anche politico e istituzionale”, diceva Lombardo in un'intervista a noi rilasciata già nel giugno 2015. Si tratta di “soggetti che hanno rapporti stabili in settori chiave, che passano dal sistema bancario ai principali sistemi finanziari e, soprattutto, entrano in quegli apparati che governano il potere reale”. E ancora: “L’errore di fondo da non fare è considerare nel 2015 la 'Ndrangheta come un'organizzazione tipicamente calabrese o Cosa Nostra come un'organizzazione tipicamente siciliana, perché operano in un mercato mondiale ed in quello spazio economico godono di autorevolezza senza pari. Se da una parte sembrano aver perso le loro singole individualità, in realtà hanno acquistato un potere sempre maggiore proprio perché non si presentano come espressioni di singole realtà locali: nel momento in cui il grande capo mafia calabrese ha necessità di operare in uno Stato estero o ha necessità di aprire nuovi canali operativi in ambito finanziario, ricorre al sistema criminale integrato di cui è parte che lo agevola e lo protegge, rendendolo invisibile". Ed ecco che la figura di Roberto Recordare si incastra perfettamente in questo puzzle: un convinto imprenditore in odor di mafie in grado - per sua stessa ammissione - di gestire e riciclare dai 136 ai 500 miliardi di euro per conto delle criminalità organizzate stesse.

Rielaborazione grafica by Paolo Bassani

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