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Si tratta di sei ong palestinesi tra le quali Al Haq e Adameer. Le proteste della comunità internazionale

Israele criminalizza e demonizza la solidarietà e l’attivismo per i diritti umani. E’ notizia di qualche giorno fa la messa al bando da parte del ministro della difesa israeliano, Benny Gantz, di sei ong che tutelano i diritti del popolo palestinese perché, a detta dei sionisti, espressione del Fronte popolare per la liberazione della Palestina, il partito di orientamento marxista, presente con tre deputati nel Consiglio legislativo palestinese che Israele considera un gruppo terroristico.

Adameer fornisce assistenza gratuita e consulenza legale ai prigionieri palestinesi, centinaia dei quali sono detenuti nelle carceri israeliane senza processo e senza accuse formali. 

Documenta anche altre violazioni e mette in evidenza i maltrattamenti dei minori palestinesi; Al-Haq, ong storica della società civile palestinese, ricerca e documenta violazioni del diritto internazionale umanitario nella Cisgiordania occupata, a Gerusalemme Est e nella Striscia di Gaza. Sono queste le ong considerate dalle autorità israeliane come “organizzazioni terroristiche”. E poi ancora Defense for Children International-PalestineUnion of Agricultural WorkersBisan Center for Research and DevelopmentUnion of Palestinian Women Committees. Si tratta di organizzazioni umanitarie che lavorano da decenni in Palestina aiutando la popolazione indigena locale a difendersi dai soprusi coloniali israeliani sia sul lato umanitario e della solidarietà, sia sul lato legale. Per le stesse ragioni settimane fa era stata messa al bando, sempre come “organizzazione terroristica”, anche l’associazione Samidoun che si occupa della diffusione di informazioni sui detenuti politici.

La dichiarazione del ministro Gantz (ex capo di stato maggiore) è volta a rendere illegali queste realtà  palestinesi e autorizza l’esercito a chiudere i loro uffici, a sequestrare i loro beni, i documenti e archivi e ad arrestare e incarcerare il loro personale. Infine, vieta il finanziamento alle loro attività disincentivando le realtà occidentali a contribuire economicamente ai loro progetti, portando quindi allo stop di ogni tipo di sostegno. “È un attacco sfacciato, una pericolosa escalation che minaccia di paralizzare completamente il lavoro della società civile palestinese nell’opporsi all’abuso dei diritti umani”, ha commentato Omar Shakir, responsabile di Israele e Palestina per Human Rights Watch. Anche Amnesty International ha protestato con forza e condannato la decisione di Gantz.

La dichiarazione di Gantz è stata denunciata anche dal gruppo israeliano per i diritti umani B’Tselem. “E’ una mossa che caratterizza i regimi totalitari” - ha scritto B’Tselem in un comunicato - “Ma la guerra non è pace, l’ignoranza non è potere e l’attuale governo (israeliano) non è un governo di cambiamento bensì un governo di continuazione del violento regime di apartheid che è in vigore da molti anni tra il mare e il fiume Giordano. B’Tselem è solidale con i nostri colleghi palestinesi, orgoglioso del nostro lavoro congiunto con loro nel corso degli anni e continuerà a farlo”.

Una reazione è giunta anche dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti che, ha dichiarato, richiederà maggiori informazioni sulla designazione di “organizzazione terroristica” per le ong palestinesi decise dal ministro Gantz. “Il governo israeliano non ci ha avvertito in anticipo”, ha precisato il portavoce del Dipartimento di Stato Ned Price. “Crediamo che il rispetto dei diritti umani, le libertà fondamentali e una società civile forte siano di fondamentale importanza per una governance responsabile e reattiva”, ha aggiunto. Parole che possono essere interpretate come un timido rimprovero statunitense al governo israeliano. Anche dall’Italia sono arrivate voci di indignazione. “È un ulteriore pesante passo nella repressione della dignità e dell’attivismo politico dei palestinesi che mette a grave rischio il lavoro, riconosciuto e apprezzato in tutto il mondo, di queste ONG e in pericolo i loro collaboratori e le comunità che difendono”, scrive BDS Italia sul proprio sito chiedendo al governo di attivarsi per la revoca delle false accuse. Al contempo Associazioni Italiane per la Palestina, per i Diritti Umani e per il rispetto della legalità Internazionale, hanno chiesto al governo Draghi di richiamare immediatamente il suo ambasciatore in Israele. Un'esortazione che le associazioni allargano anche all’UE di “agire con rapidità e forza contro questa nuova offensiva dello Stato di Israele contro la società civile palestinese”. 

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