Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

La decisione arriva a seguito dell’espulsione da parte della Nato di diplomatici russi

Sospesa la missione di collegamento militare della Nato a Mosca, che ritirerà l’accreditamento del suo personale dal 1° novembre.

A rivelare l’ennesima rottura diplomatica tra le due superpotenze è stato il ministro degli esteri russo Sergey Lavrov (in foto), che citato dall’agenzia di stampa russa Tass ha specificato come “l’ambasciatore della Russia nel Regno del Belgio sarà autorizzato a mantenere contatti di urgenza con il quartier generale dell'alleanza”. Una decisione che avviene in conseguenza dell’espulsione da parte della Nato di diplomatici russi: il 6 ottobre sono stati espulsi ben otto membri della delegazione di Mosca, come “deterrenza e difesa in risposta alle azioni aggressive della Russia”, stando alle parole dei funzionari dell’alleanza, mentre paradossalmente assicuravano di essere “aperti a un dialogo significativo".

Lo stesso segretario generale Jens Stoltenberg aveva puntualizzato si trattasse di una decisione “non legata ad un evento particolare”, bensì ad “un aumento delle attività maligne della Russia”.

Parole farneticanti, contradittorie e fuori dalla realtà, che segnalano una preoccupante deriva di ogni buon senso nei rapporti tra la declinante potenza statunitense e le nuove identificate “minacce” egemoniche rappresentate da Russia e Cina. A chiarirlo sono le ultime gravi provocazioni avvenute questi giorni da parte statunitense.

Nella giornata di ieri, come dichiarato dal ministro della difesa Sergej Šojgu, un jet da combattimento russo MiG-31 è stato alzato in volo per intercettare un bombardiere statunitense B-1B Lancer dopo che i radar lo hanno rilevato in prossimità dello spazio aereo della federazione russa sul Mar del Giappone. Lo ha riferito il ministero della Difesa.

Venerdì 15 ottobre, il cacciatorpediniere statunitense USS Chafee ha minacciato i confini russi avvicinandosi alle acque territoriali della Federazione Russa nel Mare del Giappone e ha tentato di attraversare i confini di stato.

Non a caso si trattava di un'area chiusa alle navi straniere per le esercitazioni di artiglieria russo-cinesi "Maritime Interaction-2021".

Come riportato nella dichiarazione del Ministero della difesa russo "dopo aver ricevuto l'avvertimento, invece di cambiare rotta per lasciare il tratto di mare chiuso, la Chafee ha alzato bandiere di segnalazione, ad indicazione di preparativi per il decollo dal suo ponte di elicotteri, cosa che avrebbe reso impossibile cambiare rotta e velocità, e ha agito per violare il confine della Federazione Russa nella Baia di Pietro il Grande".

A dissuadere la nave americana dal proseguire nella sua manovra ci ha pensato l'Admiral Tributs, una grande nave antisommergibile di classe Udaloy, che dopo diversi tentativi, ha costretto a far invertire la rotta all'imbarcazione straniera.

Anche sul fronte ucraino la tensione continua a mantenersi su livelli allarmanti: il 13 ottobre un rappresentante della JCCC (Joint Control and Coordination Commission) della Repubblica Popolare di Lugansk, che si occupa di supervisionare i lavori nelle zone del fronte accordati preventivamente dalle parti nel Gruppo di Contatto, è stato catturato e rapito da militari ucraini mentre si trovava in servizio presso il checkpoint “Pervomaysk-Zolotoe”.  Una situazione in cui “non ha senso proseguire alcun tipo di confronto con Kiev per quanto riguarda gli accordi di Minsk” ha dichiarato il Capo della LNR Leonid Pasechnik.

Accordi che, ben inteso, Kiev non ha mancato di violare costantemente negli ultimi mesi con il beneplacito dell’Alleanza Atlantica, come segnalato anche dal rappresentante speciale della missione dell’OSCE Mikko Kinnunen, che ha denunciato una situazione instabile “lungo la linea di contatto”, annotando una media di 273 violazioni del cessate il fuoco al giorno nelle prime settimane di settembre, "con un aumento di circa il 30% rispetto ad agosto”; mese in cui si sono registrate 11 vittime tra la popolazione civile.
 
"Le mosse della NATO confermano che l'alleanza non è interessata a un dialogo equo, o a un lavoro congiunto per ridurre l'escalation del conflitto militare e politico. La linea politica dell'alleanza nei confronti del nostro paese sta diventando sempre più aggressiva” ha concluso Lavrov, senza citare i fatti sopra elencati, seppur inequivocabilmente contestualizzabili in tale amara analisi che dovrebbe destare non poche preoccupazioni alle cancellerie europee e ai popoli occidentali.

Si prosegue invece senza sosta con le provocazioni “congiunte”, vedasi le esercitazioni “Joint Efforts 2021” svoltesi nel Mar Nero e nel mare d’Azov dal 22 al 30 settembre, a cui hanno preso parte delegazioni di 15 paesi alleati del blocco NATO, tra i quali non poteva mancare l’Italia.

Un paese che non vuole mancare all’appello nell’accrescere la temibile macchina bellica oramai pronta a minacciare il mondo intero: come recentemente ricordato da Mario Draghi, nel 2022 sarà necessario aumentare le spese militari di 9/14 miliardi di euro rispetto all’anno precedente, per arrivare ad una spesa complessiva di 36/38 miliardi. Il punto di non ritorno si fa sempre più vicino. 

Foto © Imagoeconomica

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos