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E sull'assalto alla Cgil: "Violenza è la negazione della democrazia"

"No alla retorica della pace. Perché negli ultimi sessant'anni tutte le guerre sono state annunciate nel nome della pace. Quindi no alla retorica. Abbiamo bisogno, come ha fatto Capitini sessant'anni fa, di un camminare insieme in modo non violento per costruire percorsi di giustizia, legalità e libertà per tutti". Così Don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, ha risposto intervistato da RaiNews24 a Perugia, prima della partenza della marcia della pace per Assisi.
Quindi è anche intervenuto commentando i fatti di Roma, con l'assalto alla sede Cgil da parte di alcune forze di estrema destra, durante le manifestazioni "no-greenpass". 
"Il dissenso è il sale della democrazia, la violenza è la sua negazione - ha ribadito con forza -. Di fronte a quello che è successo ieri a Roma venga applicata la Costituzione italiana: fuori le organizzazioni fasciste o forme similari. Chi ha alimentato tutto questo deve assumersi la responsabilità. E' necessario la severa applicazione della legge Scelba e della legge Mancino. Ci sia rigore e fermezza, non ci sono sconti da fare. Queste forme di violenza calpestano la libertà e la dignità della democrazia nel nostro Paese". 
Precedentemente, in una intervista a "Famiglia Cristiana", ha anche commentato la richiesta di dodici membri dell'Ue alla Commissione di Bruxelles di finanziare la costruzione di "muri" alle frontiere per respingere i migranti: "I confini non esistono in natura. Sono convenzioni che quando diventano frontiere invalicabili generano ingiustizie, violenze e guerre". 
E poi ancora: "Lo aveva già denunciato don Tonino Bello nel 1992 la politica rischia di ridursi a regolatrice di interessi, affermò allora, temendo che l'Europa crescesse sempre più come 'cassa' e non come 'casa' comune, e che il Vecchio Continente da terra di fratelli si trasformasse in terra di mercanti senza cuore. E' bene sapere che la Terra misura 13 mila chilometri di diametro, ma ne conta già oggi circa 16 mila di barriere, muri, fili spinati. Vogliamo continuare a creare divisioni? Oggi i confini si manifestano da un lato come distanza e come diseguaglianza, dall'altro come processi di esclusione e come atti di respingimento. I 'confini' lasciano passare le merci ma spesso sbattono la porta in faccia a persone che scappano da conflitti, miseria, drammatiche conseguenze dei cambiamenti climatici".

Foto © Imagoeconomica

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