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Questa mattina i carabinieri del Ros, con il supporto in fase esecutiva dei Comandi Provinciali di Ancona, Reggio Calabria, Catanzaro, Brescia, Napoli, Torino, Pesaro, Vibo Valentia e del Gruppo Intervento Speciale (Gis), hanno eseguito due provvedimenti di fermo emessi dalle procure distrettuali di Ancona e Reggio Calabria nei confronti di 4 soggetti indiziati di associazione mafiosa, omicidio, porto e detenzione illegale di armi, reati questi ultimi aggravati dall'aver commesso i fatti al fine di agevolare la 'Ndrangheta. L'attività investigativa è stata avviata dalla Procura distrettuale di Ancona a seguito dell'omicidio di Marcello Bruzzese, avvenuto a Pesaro il 25 dicembre del 2018, città dove Bruzzese risiedeva in località protetta poiché fratello del collaboratore di giustizia Girolamo Biagio Bruzzese, già organico alla cosca "Crea" di Rizziconi (Rc) e dalla quale si era dissociato nel 2003 dopo aver attentato alla vita del Teodoro Crea, capo dell'omonima, nell'ottobre dello stesso anno. 
Le indagini, protrattesi per quasi tre anni, hanno condotto alla identificazione di tre soggetti, V.R., T.M e C.F ritenuti organizzatori ed esecutori materiali del delitto. 
Al contempo sono state ricostruite le varie fasi in cui il progetto omicidiario è stato portato a compimento. Le verifiche condotte hanno consentito di accertare come nei periodi immediatamente precedenti all'omicidio gli indiziati avevano condotto minuziosi e ripetuti sopralluoghi per studiare le abitudini della vittima, servendosi, in queste circostanze, di documenti falsi e di una serie di accorgimenti utili a impedire la propria identificazione. E' stato anche accertato che gli stessi avevano esteso le attività di sopralluogo e monitoraggio anche ai fratelli di Marcello Bruzzese, residenti in altre e diverse località protette, e in tale ottica avevano eseguito anche tentativi di contattare i Bruzzese sul web attraverso account fittizi. 
Le investigazioni della Procura distrettuale reggina, svolte in stretto raccordo operativo con quella di Ancona, completano il quadro ricostruttivo in quanto collocano T.M. nel contesto mafioso calabrese. L'uomo, infatti, è stato raggiunto anche dal provvedimento precautelare emesso dalla Procura reggina poiché gravemente indiziato di appartenere alla 'Ndrangheta ed in particolare alla cosca Crea, quale uomo di fiducia di Domenico Crea, esponente di vertice della suddetta articolazione mafiosa. Il provvedimento restrittivo ha inoltre riguardato L.V., indagato per essere partecipe della cosca Crea, il quale nel corso del tempo ha intrattenuto strette relazioni con il capo cosca Teodoro Crea. 
Dalle indagini è emerso come T.M. e L.V stavano pianificando più attentati omicidiari nell'interesse di Domenico Crea, anche come ritorsione per l'emissione della sentenza di condanna emessa il 12 dicembre del 2020 dalla Corte di appello di Reggio Calabria a carico di Teodoro, Giuseppe e Antonio Crea. 
E' emerso, inoltre, il coinvolgimento di C.F. nella pianificazione di attentati omicidiari. Il vasto compendio probatorio raccolto dalle attività condotte dal Ros, ha permesso di circoscrivere il movente dell'azione omicidiaria nella vendetta trasversale, nell'interesse della cosca Crea, per la collaborazione avviata da Girolamo Biagio Bruzzese nel 2003. Non è stata, infatti, individuata alcuna causale alternativa riconducibile a rapporti personali tra gli esecutori dell'omicidio e la vittima, e inoltre le propalazioni del collaboratore di giustizia Bruzzese non hanno riguardato gli indiziati. 
All'omicidio va quindi attribuita una valenza strategica, in quanto necessario a rimarcare la perpetuazione dell'operatività della cosca Crea e della sua capacità di intimidazione, nonché a scoraggiare, nell'ambito della consorteria, ulteriori defezioni collaborative.

Foto © Imagoeconomica

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