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Consorzio dei giornalisti investigativi: "La più grande inchiesta collettiva nella storia del giornalismo"

E' una notizia esplosiva quella venuta fuori ieri in tarda serata: un'inchiesta di portata  mondiale che ha avuto una durata di circa due anni e condotta dal Consorzio dei giornalisti investigativi (ICIJ) ha portato alla luce circa 12 milioni di nuovi file - denominati Pandora Papers - che contengono i segreti finanziari di capi di stato, politici, attori, oltre 29 mila beneficiari di società offshore, più di 100 miliardari e più di 300 funzionari pubblici di alto rango, come ministri, giudici, sindaci e capi militari di oltre 90 paesi.
L'attività bancaria offshore non è illegale ed è spesso utilizzata dai ricchi per eludere le tasse tuttavia queste società, data la loro grande disponibilità di capitali vanno inevitabilmente ad influire sulle decisone politiche e/o sociali di un loro 'cliente'.
I documenti ottenuti dal consorzio ICIJ coprono 25 anni di operazioni offshore, dal 1996 fino al 2020, ma le prime carte risalgono al 1970. Ognuno dei 14 "offshore provider" ha una costellazione di uffici e filiali in decine di paradisi fiscali, che funzionano come fabbriche di società anonime, messe a disposizione di banche, consulenti fiscali e studi legali di fama internazionale, che procurano ricchi clienti da tutto il mondo.
I risultati dell'inchiesta sono il frutto del lavoro collettivo di oltre 600 giornalisti di 150 testate internazionali, tra cui l'Espresso in esclusiva per l'Italia. Dal Washington Post a Le Monde, dalla Bbc a El Pais, dai siti russi ai quotidiani sudamericani, indiani, australiani e africani, dall'Espresso alle tv svedesi e tedesche, i giornalisti di 117 nazioni diverse si sono impegnati a lavorare insieme, a scambiarsi ogni giorno notizie e documenti, fotografie e contatti, su una piattaforma informatica messa a punto dal consorzio. Inoltre i colleghi hanno deciso di pubblicare i risultati dell'inchiesta nello stesso momento, all'unisono, a partire dalle 18.30 di ieri, domenica 3 ottobre.
Nelle anticipazioni dell'Espresso si legge che: "Dodici milioni di documenti riservatissimi smascherano le offshore di politici, stelle dello sport e spettacolo, generali e big degli affari. Dal re di Giordania al presidente ucraino, dal ministro olandese ai dittatori africani, da Julio Iglesias (cantante spagnolo ndr) a Claudia Schiffer (modella tedesca ndr)".
"Cinque anni dopo i Panama Papers - si legge nell'anticipazione de L'Espresso- una nuova inchiesta giornalistica internazionale ancora più ampia svela le ricchezze nascoste nei paradisi fiscali da migliaia di potenti di tutto il mondo. Ci sono 35 capi di Stato o di governo. Più di 300 politici di oltre novanta nazioni: ministri, leader di partito, parlamentari. Insieme a generali, capi dei servizi segreti, manager pubblici e privati, banchieri, industriali". "Le nuove carte, chiamate Pandora Papers, documentano una miriade di affari ricchissimi con i nomi dei beneficiari, finora tenuti segreti. L'elenco degli azionisti schermati dal velo delle società offshore comprende il premier della Repubblica Ceca, il ministro olandese dell'Economia, l'ex capo del governo britannico Tony Blair, il Re di Giordania e presidenti in carica di Paesi come Ucraina, Kenya, Cile, Ecuador. Nella lista spiccano i nomi di molte celebrità dello sport, della moda e dello spettacolo. Ma ci sono anche criminali, ex terroristi, bancarottieri, trafficanti di droga e boss mafiosi, anche italiani, con i loro tesorieri".


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L'ex primo ministro britannico, Tony Blair © Imagoeconomica


Oltre all'Espresso, come detto poc'anzi, ne hanno dato notizia anche alcuni dei principali giornali internazionali come il Washington Post, Le Monde, Ruptly tv e The Guardian, in particole RT ha riportato che una delle principali conclusioni del lavoro giornalistico è che "la macchina del denaro 'offshore' operava in ogni angolo del pianeta, comprese le più grandi democrazie del mondo" e che "tra i principali attori del sistema ci sono istituzioni d'élite - banche multinazionali, studi legali e studi contabili - con sede negli Stati Uniti e in Europa".
La differenza tra le due grandi inchieste del ICIJ sta nel fatto che i Panama Papers avevano svelato per la prima volta i segreti delle offshore fondati sui documenti riservati dello studio legale Mossack Fonseca, mentre i Pandora Papers provengono da 14 società internazionali, con basi da Dubai a Singapore, da Cipro alle Isole Vergini Britanniche, dal Belize alle Seychelles, fino alla stessa Panama City, dove questa volta la fuga di notizie ha riguardato gli studi legali Alemán, Cordero e Galindo & Lee (Alcogal), che ha tra i fondatori un ex ambasciatore panamense negli Stati Uniti.

Mafia presente tra i nomi dell'inchiesta
I Pandora Papers - si legge nel sito de L’Espresso - mostrano che un boss della camorra, Raffaele Amato, aveva utilizzato una compagnia di fiduciari con base a Montecarlo per schermare la proprietà di una società-cassaforte inglese, con la quale aveva comprato terreni e immobili in Spagna. "Amato è stato il capo degli 'scissionisti' - si legge - l'alleanza di clan camorristi che fu al centro della sanguinaria guerra di mafia che ha ispirato il libro e la serie televisiva Gomorra. Arrestato nel 2009 dopo anni di latitanza proprio in Spagna ed estradato in Italia, il boss Amato sta scontando una condanna definitiva a vent'anni di reclusione. I suoi fiduciari di Montecarlo, contattati più volte dal consorzio ICIJ, non hanno risposto alle domande e richieste di chiarimenti". Inoltre l'inchiesta giornalistica ha portato alla luce anche molti nuovi documenti su società offshore intestate ad altri cittadini italiani, "che erano menzionate, senza tutti i particolari che emergono ora, in varie indagini giudiziarie o fiscali. Ad esempio, l'ex nazifascista Delfo Zorzi, intercettato dalla polizia italiana nel 1997 mentre era latitante, utilizzava per le comunicazioni più riservate un telefonino intestato alla filiale svizzera di una misteriosa società offshore. La sua esistenza e le sue attività in Italia, dove Zorzi controllava segretamente catene di negozi e aziende di abbigliamento, fu svelata da un'inchiesta giornalistica de L’Espresso firmata da Alessandro Gilioli. Ora i Pandora Papers documentano che Zorzi era cliente della Fidinam, una società fiduciaria svizzera controllata da prestigiosi avvocati ed ex magistrati, che aveva registrato quel cliente con il suo nuovo nome giapponese, Hagen Roi, ottenuto a Tokyo dove vive dagli anni '70. Processato e condannato in primo grado per la strage di Piazza Fontana, Zorzi è stato assolto in appello e la Cassazione ha confermato in via definitiva la sua innocenza. Nel suo curriculum giudiziario compare solo una vecchia condanna definitiva dopo un arresto in Veneto nel 1968 per armi ed esplosivi".


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Il boss Raffaele Amato


Le storie finanziarie segrete dell'élite
"I Pandora Papers - si legge sul sito de L’Espresso - documentano tra mille altre storie mai raccontate prima d'ora" anche quella del "Re della Giordania, Abdullah II" il quale "ha acquistato ville e terreni negli Stati Uniti e a Londra, per oltre 100 milioni di euro, tramite offshore personali, mentre il suo governo riceveva miliardi dagli Usa per combattere il terrorismo ed evitare una rivoluzione araba in un paese alleato. Alle domande del consorzio, il Re della Giordania, attraverso un portavoce, ha risposto che lui come sovrano, non paga le tasse. E i suoi investimenti esteri non sono stati dichiarati per ragioni di sicurezza e privacy". Sempre nel sito de L’Espresso è riportato che "in Europa, il premier ceco Andrej Babis, che guida un governo populista di destra, ha usato società-schermo delle Isole Vergini Britanniche, nel 2009, per acquistare una villa da 22 milioni in Costa Azzurra. E non ha mai dichiarato quella proprietà estera alle autorità del suo Paese. Dove nel 2017 ha vinto le elezioni promettendo di combattere la corruzione e i privilegi delle élite". Spostando il focus più a nord si legge che "in Olanda, il ministro dell'Economia, Wopke Hoekstra, cristiano-democratico, che ha spesso attaccato l'Italia in nome del rigore finanziario, è entrato nel 2009 in una offshore controllata da una cordata di ex manager di un colosso bancario di Amsterdam, Abn-Amro. Ed è così diventato - si legge ancora - uno degli azionisti anonimi di una nota compagnia di safari in Africa. È rimasto nella offshore anche dopo l'elezione a senatore. E non ha mai dichiarato il suo investimento estero". Inoltre in Ucraina, "il capo dello Stato, Volodimyr Zelensky, ex comico portato al successo da uno show televisivo, ha posseduto segretamente per anni, tramite una società offshore, un'azienda di produzione e distribuzione di film e programmi tv. Nel marzo 2019, un mese prima del voto, ha ceduto le sue azioni a un amico, Sergiy Shefir, che dopo il successo elettorale è stato nominato da Zelensky primo consigliere pubblico della presidenza ucraina. Il 22 settembre scorso Shefir è sfuggito a un misterioso tentativo di omicidio: un commando armato ha ferito il suo autista". L'inchiesta non poteva non comprendere anche l'Isola di Cipro, un vero e proprio buco nero dove si perdono le tracce di enormi quantità di denaro: "A Cipro - si legge - lo studio Anastasiades & Partners ha aiutato diversi oligarchi di Mosca, come rivela la corrispondenza interna, a creare nuove offshore per sfuggire alle sanzioni internazionali. In Russia l'affare più sorprendente riguarda però Svetlana Krivonogikh, indicata dalla stampa indipendente come ex fidanzata e madre di una figlia non riconosciuta da Vladimir Putin. I Pandora Papers rivelano che l'amica del presidente è la beneficiaria di una società offshore costituita nel 2003, esattamente un mese dopo la nascita della bambina, che ha comprato per 3 milioni e 600 mila dollari una residenza affacciata sul mare nel Principato di Monaco. Un affare gestito dagli stessi fiduciari che lavorano tuttora per gli oligarchi più vicini al presidente Putin. All'epoca del presunto flirt Svetlana lavorava come addetta alle pulizie in un hotel. Oggi ha un patrimonio personale di oltre 100 milioni".
Tra le tante celebrità sedotte dalle offshore "compaiono la super modella tedesca Claudia Schiffer, registrata con il cognome della madre, star della musica come Shakira e Elton John” oltre che a  “big internazionali del calcio, motociclismo e altri sport come il cricket. Il cantante spagnolo Julio Iglesias, 78 anni, è schedato come beneficiario di almeno venti società delle Isole Vergini Britanniche. Tesorerie caraibiche con tassazione zero, utilizzate da Iglesias, in particolare, per acquistare ville e terreni in Florida, a nord di Miami, nell'esclusiva isola privata di Indian Creek, protetta da bunker di guardie armate, per un valore dichiarato di 111 milioni di dollari". Non mancano anche i nomi dei calciatori. Dai Pandora Papers "emergono anche le società estere che sono finite al centro delle indagini del fisco spagnolo su Carlo Ancelotti, l'ex calciatore che adesso allena il Real Madrid, dopo anni di successi in Italia e all'estero. Ancelotti - viene spiegato - non ha risposto alle domande inviate da L’Espresso, da El Pais e dal consorzio ICIJ".

Sebastian Piñera
L'inchiesta giornalistica indica che l'attuale presidente cileno Sebastián Piñera era coinvolto in diverse attività offshore e che i figli di quest’ultimo possedevano il 33,3% delle azioni del progetto minerario di Dominga. Nel dicembre 2010, quando Piñera era già presidente da nove mesi, la sua famiglia aveva venduto i titoli della società mineraria all'uomo d'affari Carlos Alberto Délano, uno degli amici con cui Piñera era stato fin dall'infanzia. La vendita - effettuata tramite due società fittizie iscritte alle BVI - si è conclusa in due tempi: uno firmato in Cile per 14 milioni di dollari e l'altro in un paradiso fiscale per 138 milioni di dollari. Il pagamento doveva essere effettuato in tre tranche, ma con una contingenza: l'ultimo pagamento sarebbe stato effettuato solo se il governo cileno non avesse dichiarato parco naturale l'area di intervento del progetto Dominga. L'Esecutivo Piñera ha deciso di non promuovere l'iniziativa ambientale e, in questo modo, è stata erogata la terza tranche.
Inoltre, i documenti pubblicati rivelano che pochi giorni prima che Piñera assumeva la presidenza nel 2018, la società Parque Chiloé Overseas Inc. (registrata nelle BVI e ad essa collegata) si era fusa con la cilena Parque Chiloé SA. Questa è stata poi assorbita da un'altra entità cilena, la Inversiones Odisea, di cui quattro figli del presidente sono detentori di azioni.


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Il presidente del Cile, Sebastián Piñera © Imagoeconomica


Gli Stati Uniti: la culla dei paradisi fiscali
I Pandora Papers affermano che, nel 2014, gli Stati Uniti si sono rifiutati di aderire a un accordo, sostenuto da più di 100 giurisdizioni, che obbligasse le istituzioni finanziarie statunitensi a condividere informazioni su attività estere.
In questo contesto, l'immagine tradizionale dei paradisi fiscali di "isole con le palme" è gradualmente cambiata, con più di una dozzina di Stati americani, tra cui South Dakota e Nevada, che sono diventati leader nel mondo degli "affari di vendita e di riservatezza finanziaria". Allo stesso tempo, le politiche restrittive volte a limitare gli abusi fiscali non hanno intaccato il nuovo focus del sistema 'offshore', dal momento che 17 stati del Paese nordamericano sono tra le 20 giurisdizioni meno restrittive al mondo, secondo lo studio del ricercatore Adam Hofri-Winogradow.
In particolare, grazie alle leggi progressivamente approvate in South Dakota - che offrivano protezione e vantaggi ai clienti fiduciari negli Stati Uniti e all'estero - decine di milioni di dollari sono stati rientrati nel suddetto Stato dai paradisi fiscali dei Caraibi e dell'Europa. In totale, i documenti hanno aiutato l'ICIJ e il Washington Post a identificare circa 30 trust con sede negli Stati Uniti collegati a stranieri accusati di "cattiva condotta" o le cui società sono state accusate di vari illeciti. D'altra parte, si fa notare nell’inchiesta che il più grande studio legale degli Stati Uniti, il Baker McKenzie, ha contribuito a "creare il moderno sistema 'offshore'".

Dichiarazioni finali di ICIJ
"Non c'è mai stato nulla di questa portata e mostra la realtà di ciò che le società offshore possono offrire per aiutare le persone a nascondere denaro sporco o evitare le tasse", ha detto Fergus Shiel dell'ICIJ alla Bbc parlando dell’inchiesta, aggiungendo che i politici coinvolti (tra cui ministri presiedenti e altri funzionari di alto livello) “stanno usando quei conti offshore, quei trust offshore, per acquistare centinaia di milioni di dollari di proprietà in altri Paesi e per arricchire le proprie famiglie a spese dei loro cittadini”.
Tuttavia, le fughe di notizie rivelano uno status quo che pochi troverebbero sorprendente, soprattutto da quando i Panama Papers del 2016 e i Paradise Papers del 2017 hanno offerto ai lettori uno sguardo sul mondo delle banche offshore.
"Quando hai leader mondiali, quando hai politici, quando hai funzionari pubblici, tutti usano la segretezza e tutti usano questo mondo (quello delle offshore)" ha detto infine il direttore dell'ICIJ Gerard Ryle al The Guardian.

In copertina: artwork by Paolo Bassani

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