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Tra i vari progetti di morte, un incidente d’auto. Ma era troppo rischioso da eseguire in Uk e così si è scelto di continuare nella persecuzione giudiziaria

Nuove verità inquietanti emergono dall’ultima inchiesta condotta dai giornalisti Michael IsikoffZach Dorfman e Sean Naylor per Yahoo News: grazie alle testimonianze di più di 30 ex alti funzionari statunitensi, si è potuto ricostruire come, nel 2017, la Central Intelligence Agency (CIA) avesse preso in considerazione l’idea di rapire ed estradare negli Stati Uniti il giornalista Julian Assange, a quel tempo rifugiato politico nell’ambasciata ecuadoregna di Londra, arrivando addirittura a complottare il suo assassinio. A tanto voleva spingersi Mike Pompeo, allora nominato da poco Direttore della CIA, dopo che Wikileaks aveva pubblicato “Vault 7”, una serie di documenti segreti considerata dall’agenzia di intelligence la “più grande perdita di dati” della sua storia.
Alla fine, il piano non venne attuato: sia l’ extraordinary rendition, che l’assassinio vennero infatti giudicati troppo rischiosi da applicare in un paese europeo e, per di più, contro un giornalista conosciuto internazionalmente. Prevalse così la linea “legale” che ancora oggi prosegue, ossia quella volta ad estradare Assange negli Stati Uniti tramite processo, per dare una parvenza di legittimità alla persecuzione di un giornalista colpevole di aver reso noto verità. Le udienze d’appello del processo sono attese per il 27 e il 28 ottobre: in queste due date, l’accusa statunitense cercherà di ribaltare la sentenza di gennaio che, persuasa dal tragico stato di salute del fondatore di Wikileaks, aveva respinto l’estradizione.

Quando Wikileaks venne definito un “servizio di intelligence
Pubblicato due mesi dopo che Mike Pompeo era stato nominato Direttore della Central Intelligence Agency, “Vault 7” consisteva in una serie di documenti segreti che, per la prima volta, permettevano di rivelare le cyberarmi dell’agenzia di intelligence statunitense, ossia i programmi software che questa usava per penetrare nei computer, telefoni, dispositivi elettronici e reti informatiche di un determinato obiettivo, col fine di rubarne le informazioni. Ciò che veniva rivelato erano armi molto più letali di bombe o droni: essendo software, quindi immateriali e invisibili, le cyberarmi possono essere utilizzate senza che l’opinione pubblica abbia alcuna conoscenza della loro esistenza.
Neanche cinque settimane dopo la scottante pubblicazione, il nuovo direttore della CIA dedicò gran parte di uno dei suoi primi discorsi pubblici nel descrivere la minaccia rappresentata da Wikileaks, arrivando addirittura a definire l’organizzazione come un “servizio di intelligence ostile non statale, spesso aiutato da attori statali come la Russia”. Le pesanti parole pronunciate da Pompeo non erano casuali, ma scelte con cura per intraprendere azioni internazionali non legali, le agenzie di intelligence statunitensi devono prima aver informato le relative commissioni della Camera e del Senato nonché, soprattutto, aver ricevuto l’approvazione dello stesso Presidente. E’ possibile aggirare questo ostacolo burocratico solo in caso le azioni siano volte a contrastare altri servizi di spionaggio esteri. In questo modo, dopo aver paragonato subdolamente l’organizzazione giornalistica ad un “servizio di intelligence”, la CIA aveva le mani libere per far quello che voleva nei confronti di Wikileaks e dei suoi giornalisti. Come testimoniato da uno degli ex alti funzionari di intelligence a Yahoo News, così fu: poco dopo il discorso di Pompeo, il quartier generale della CIA a Langley, in Virginia, inviò messaggi alle basi della CIA in tutto il mondo, dicendo loro di dare priorità alla raccolta di dati su Wikileaks.

Gli “scenari” estremi per sventare un presunto piano di fuga di Assange
I piani della Central Intelligence Agency non si fermarono alla raccolta di informazioni, né all’idea di "irrompere nell'ambasciata, trascinare fuori [Assange] e portarlo dove vogliamo", come ha riferito uno degli ex funzionari dell'intelligence intervistati. Andarono di gran lunga oltre, prendendo in considerazione perfino l’assassinio. L’agenzia di intelligence e la Casa Bianca avevano infatti ricevuto informazioni secondo cui, Julian Assange, avrebbe potuto fuggire in Russia per ottenere asilo politico, proprio come aveva fatto qualche anno prima l’analista d’intelligence statunitense Edward Snowden, il coraggioso whistle blower che rivelò il sistema di controllo globale messo in atto dalla National Security Agency. A dichiarare che, i rapporti dell’intelligence,avvertirono che la Russia avesse dei piani per far uscire di nascosto il fondatore di Wikileaks dall’ambasciata, è lo stesso William Evanina, il massimo funzionario del controspionaggio statunitense dal 2014 all'inizio del 2021. A questo timore si aggiungevano i tentativi che l’Ecuador, nel 2017, stava portando avanti per garantire maggior protezione al giornalista. Tra questi, il piano ideato da María Fernanda Espinosa, Ministra degli Esteri dell’Ecuador, che consisteva nel conferire ad Assange lo status di diplomatico, per permettergli di raggiungere senza troppi problemi un terzo Paese in cui ricevere protezione. Il piano durò poco: venne annullato non appena gli Stati Uniti ne entrarono a conoscenza, ossia quando l’incontro all’interno dell’ambasciata tra Rommy Vallejo, capo dei servizi segreti dell’Ecuador, ed Assange, venne puntualmente spiato dall’azienda di intelligence “UC Global” e subito riferito a Washington. 
L'intrigo su una potenziale fuga di Assange aveva scatenato, come testimoniato a Yahoo News da uno degli ex funzionari Usa, una “mischia selvaggia tra i servizi di spionaggio rivali” a Londra: agenzie statunitensi, britanniche e russe, tra le altre, avevano dislocato agenti sotto copertura intorno all'ambasciata ecuadoregna. "Siamo arrivati ​​al punto in cui ogni essere umano in un raggio di tre isolati [dall’ambasciata] lavorava per uno dei servizi di intelligence, che fossero spazzini, agenti di polizia o guardie di sicurezza", ha aggiunto l’ex funzionario.
In caso si fossero realmente palesati i piani russi per salvare Assange, a quel punto la Cia, supportata dalle forze di polizia britanniche, sarebbe intervenuta senza freni. Gli scenari progettati includevano infatti potenziali scontri a fuoco con agenti del Cremlino per le strade di Londra, arrivando a schiantare un'auto contro un veicolo diplomatico russo che trasportava Assange, oppure sparando alle gomme di un aereo russo che trasportava Assange prima che potesse decollare per Mosca. “Nell'improbabile eventualità che i russi fossero riusciti a decollare, i funzionari avevano allora in programma di chiedere ai paesi europei di negare i diritti di sorvolo dell'aereo”, ha detto l'ex funzionario.
Scenari estremi che crearono divisioni anche all’interno dell’establishment statunitense: non si trattava solo di avviare un incidente d’auto per fermare il veicolo di Assange ("qualcosa che faremmo in Afghanistan, ma non nel Regno Unito", ha aggiunto un ex funzionario della sicurezza nazionale), ma di attaccare un veicolo diplomatico russo, un’azione di una gravità inaudita. Prevalse così la linea basata sui tribunali, molto più “soft” ma ugualmente preoccupante: per la prima volta, un giornalista veniva criminalizzato con il famigerato Espionage Act, la legge statunitense del 1917 utilizzata storicamente per mettere a tacere oppositori politici e presunte spie.
In riferimento all’inchiesta di Yahoo NewsBarry Pollack, avvocato statunitense di Assange, ha affermato che è “assolutamente oltraggioso che il nostro governo stia contemplando il rapimento o l'assassinio di qualcuno, senza alcun processo giudiziario, semplicemente perché ha pubblicato informazioni veritiere", aggiungendo che si confida nella speranza che “i tribunali del Regno Unito considerino queste informazioni, rafforzando ulteriormente la propria decisione di non estradare Assange negli Stati Uniti”.

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