La replica: una norma prevede che il canone può essere conguagliato con l'acquisizione di servizi aventi finalità sociali
A fine mese, il 30 settembre, l’Istituto Gramsci siciliano dovrà lasciare i locali dei Cantieri Culturali della Zisa, a Palermo, svuotarli dell’archivio storico di libri, riviste e dell’emeroteca che documenta gli ultimi cento anni di storia. Nel suo archivio storico il Gramsci conserva documenti su personalità come Pio La Torre, Andrea Finocchiaro Aprile, Girolamo Li Causi, Marcello Cimino, Vittorio Nisticò, Pompeo Colajanni, una biblioteca che raccoglie 35mila volumi e un’emeroteca storica con l’archivio completo di molti quotidiani, tra i quali “L’Ora”.
Il Comune ha inviato una lettera di sfratto al culmine di una controversia che va avanti dal 2009 e ruota attorno alla richiesta al centro culturale circa 80mila euro di affitti non pagati. L’Istituto replica richiamando una norma del regolamento comunale che prevede “per le associazioni di alta valenza e utilità sociale e istituzionale” che “il canone potrà essere conguagliato con l'acquisizione di servizi aventi finalità sociali”.
"La deliberazione è stata assunta con il pieno avallo del sindaco Leoluca Orlando, che in tutta la vicenda ha brillato per disinteresse, inerzia, indolenza, docilità burocratica - dice il presidente del Gramsci, il professore Salvatore Nicosia - chiameremo i soci e la città tutta a impedire con ogni mezzo lecito lo scempio che si vuole perpetrare, ma se il Comune vuole proseguire su questa strada ci dica il giorno in cui dobbiamo lasciare i locali”.
Immediata la controreplica dell’assessore al Patrimonio, Tony Sala: “Spiace che qualcuno trascini una realtà importante come l'Istituto Gramsci in una polemica con il Comune di Palermo che da mesi tenta di trovare una soluzione per evitare lo sgombero - dice - l’Istituto ha rifiutato una proposta di dilazione del debito in un tempo molto lungo, in cui si teneva in giusta considerazione il ruolo culturale dell'Istituto. Il debito che si è creato nel tempo, norme alla mano, non può essere cancellato con un colpo di spugna, perché si tratta di soldi pubblici. Nessuno vuole fare a meno delle attività dell’Istituto, ma non si può infrangere la legge o ignorarla”. Sulla vicenda è stato fatto circolare un comunicato stampa che illustra per intero la versione dell’istituto Gramsci. “Quello spazio è stato assegnato nel 2000 dall'amministrazione Orlando e basterebbe questo dato per dimostrare che non può esserci alcuna nascosta ragione politica per sfrattare il Gramsci dalla sua sede ultra-ventennale.
Esistono le norme a tutela della collettività e della corretta gestione del patrimonio pubblico, che non possono essere scavalcate, ed esiste il buon senso per tutelare un bene comune qual è il Gramsci. Bisogna saper coniugare questi due aspetti in questa vicenda.
La storia di questa vicenda è nota: l'assegnazione dello spazio aveva una durata di nove anni, nel 2009 doveva essere rinnovata la convenzione ma l'amministrazione Cammarata non aveva alcun interesse alla valorizzazione dei Cantieri culturali alla Zisa, che vivevano una fase di abbandono. Nel frattempo erano stati modificati i regolamenti per la gestione del patrimonio comunale e pertanto l'Istituto Gramsci avrebbe dovuto pagare l'affitto, stipulando un nuovo contratto, per continuare a rimanere all'interno di uno spazio pubblico.
Tra le misure previste dal regolamento ne esiste una che prevede la compensazione dell'affitto con prestazioni di natura culturale e sociale.
Tali attività, indubbiamente, sono state fornite alla collettività dall'Istituto Gramsci, a partire dalla fruizione gratuita della biblioteca e dell'archivio.
Purtroppo tali attività non possono avere una quantificazione senza un regolare contratto di affitto e una preventiva condivisione delle prestazioni tra le parti. E così più passa il tempo in cui non viene stipulato un regolare contratto, più aumenta il debito dell'Istituto Gramsci.
Il Comune ha offerto una rateizzazione del debito pregresso e un nuovo contratto con la volontà di quantificare le prestazioni da detrarre sull'affitto,
Riteniamo necessario che si chiuda questa vertenza che rischia di veder aumentato il debito del Gramsci e l'eventuale arrivo di una amministrazione comunale scarsamente sensibile alle ragioni storiche e politiche dell'Istituto Gramsci rischia di compromettere il futuro di una importante istituzione culturale della città.
Per tutte queste ragioni per bilanciare l'interesse pubblico e il valore dei Beni Comuni avanziamo una sottoscrizione pubblica al fine di consentire all'Istituto Gramsci di saldare il debito pregresso e stipulare un nuovo contratto di affidamento dello spazio presso i Cantieri culturali alla Zisa, compensando le importanti prestazioni culturali e sociali che il Gramsci offre alla città apriremo un conto corrente per avviare la sottoscrizione”. “L’istituto Gramsci è patrimonio della città”, si legge. “Il suo archivio rappresenta un pezzo della nostra memoria collettiva, una parte importante della storia della Sinistra palermitana e siciliana. Per tutte queste ragioni deve continuare a svolgere la sua attività all'interno dei Cantieri culturali alla Zisa”.
In foto: uno scorcio dei Cantieri culturali della Zisa