48 anni fa l’uccisione del presidente socialista cileno per mano degli uomini di Pinochet
Il 4 settembre del 1970 Salvador Allende assunse la presidenza del Cile. Da quel giorno, ad oggi, 11 settembre del 2021, sono trascorsi 51 anni. L’11 settembre del 1973 Salvador Allende, a seguito del colpo militare guidato da Augusto Pinochet Ugarte, viene assassinato nel Palazzo della Moneda. Era il presidente costituzionale del Cile, essendo stato eletto democraticamente dal popolo. Dal giorno dell’assassinio ad oggi, 11 settembre del 2021, sono trascorsi 48 anni, coi suoi giorni, le sue notti, ed i suoi morti.
Eduardo Galeano, nel capitolo "4 di settembre", “Ti do la mia parola” del suo libro "Los hijos de los días” (I figli dei giorni), scrisse:
Nell'anno 1970, Salvador Allende vinse le elezioni e venne eletto presidente del Cile.
E disse:
"Nazionalizzerò il rame".
E disse:
"Di qui non ne uscirò vivo".
E mantenne la parola data.
Mantenne la sua parola e fece del suo impegno una spada affilata esclusivamente destinata contro i governi fascisti che sarebbero sopraggiunti, opprimendo l’amato popolo cileno, fino ad oggi.
Oggi, ricordando Salvador, dentro e fuori le frontiere di quella terra, sentiamo un nodo in gola per averlo perso. Per avere perso quell'uomo le cui idee e parole, in ogni suo intervento e, siamo sicuri, in ogni momento in cui lo immaginiamo resistendo coraggiosamente all’interno della Moneda. Seminò calma e speranza ai suoi difensori e compagni, nonostante sotto il tiro di bombe e mitragliatrici.
Oggi, rendendo omaggio a Salvador, lo immaginiamo anche nell’attimo stesso in cui misero fine alla sua vita, e nuovamente sentiamo il nodo in gola e le lacrime negli occhi, per l'impotenza di fronte a quel terribile momento che gli riservò il destino.
“Non c’è amarezza nelle mie parole, ma disillusione. Che siano un castigo morale per coloro che hanno tradito il loro giuramento… soldati del Cile, comandanti in capo, ammiraglio Merino, che si è auto nominato, e Mendoza, lo spregevole generale che solo ieri ha giurato fedeltà e lealtà al governo e che si è, a sua volta, nominato capo dei Carabineros.
“Visti i fatti, l’unica cosa che mi rimane da dire ai lavoratori è: Non darò le dimissioni! Collocato in un periodo di transizione, pagherò con la vita la mia lealtà al popolo. E sono certo che i semi che abbiamo piantato nella coscienza pulita di migliaia e migliaia di cileni non saranno estirpati definitivamente”.
“Siete forti, potranno soggiogarci, ma non si fermano i processi sociali con il crimine e con la forza. La storia è nostra e la fanno i popoli”.
Erano i 9 e 20 della mattina di quello 11 di settembre; era la leva ed ultima volta che Salvatore Allende, esclusivamente per radio Magellano che non era stato ancora taciuta dai golpisti, si diresse ai cileni.
“Lavoratori della mia patria, ho fede nel Cile e nel suo destino. Altri uomini supereranno questo momento grigio e amaro nel quale il tradimento vuole imporsi. Sappiate che, quanto prima, si apriranno nuovamente grandi strade dove cammina l’uomo libero, per costruire una società migliore. Viva il Cile! Viva il popolo! Viva i lavoratori!”.
“Queste sono le mie ultime parole, ma sono certo che il mio sacrificio non sarà vano, ho la certezza che, almeno, sarà una lezione morale che castigherà la slealtà, la codardia e il tradimento”.
Salvador, quelle non sono state le tue ultime parole. Hai continuato e continui a parlare in ognuno dei tuoi compatrioti che da quell’11 settembre ad oggi, hanno offerto il loro sangue e la propria vita, per resistere a un tale crimine che i fascisti e nazisti - che ancora oggi sono al potere - assestano al popolo cileno, oramai non più con il volto di Augusto Pinochet, ma con quello di Sebastián Piñera.
Salvador, quella tua forza, è rimasta intatta; nei giovani, nei meno giovani, e negli uomini e donne che sono sopravvissuti a te, alcuni di loro accompagnandoti in quelle amare ore, dentro La Moneda e fuori.
Oggi, alleggia sul Cile aria di resistenza, da diversi parti della Terra.
Oggi, alleggia sul Cile aria di resistenza, dall’anima stessa di un popolo stanco di massacri. Massacri del fascismo vestito da democrazia. Di una democrazia servile, criminale, autoritaria e vile.
Compagno Salvador Allende, dicono in Cile molto presto si apriranno di nuovo i grandi viali su cui camminerà l'uomo libero, per costruire una società migliore!
Siamo in questo cammino. Perché in realtà ancora c’è molta strada da fare. Ma arriverà quel giorno!
Foto:chilealerta.com
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