“Nella metà degli anni Settanta, quando il Generale dalla Chiesa era comandante dei Carabinieri in Sicilia, ricevette un giorno una telefonata dal capitano, un responsabile della cittadina di Palma di Montechiaro, che gli riferì di essere stato minacciato dal boss mafioso locale.
Dalla Chiesa si recò subito a Palma di Montechiaro, prese a braccetto il capitano e iniziò a passeggiare lentamente con lui su e giù per la strada principale. Tutti li guardavano. Alla fine, questa strana coppia si fermò dinanzi alla casa del boss mafioso della cittadina.
I due indugiarono quanto bastava a far capire a tutti che il capitano non veniva lasciato solo”.
Tutto ciò che chiedo è che qualcuno mi prenda a braccetto e passeggi con me, disse molti anni dopo il Generale.
Questa storiella Carlo Alberto dalla Chiesa la raccontò una mattina al Console degli Stati Uniti che era andato a trovarlo nella sua residenza di prefetto a Palermo. Era la mattina del 3 settembre 1982 ed era quella la richiesta finale di dalla Chiesa per uscire dalla solitudine che lo stava conducendo alla morte. Ebbe appena il tempo di congedarsi dal console e di trascorrere la sua ultima giornata di lavoro in ufficio e poi di sera, poco dopo le 21, senza nessuno che “lo tenesse sottobraccio”, trovò i killer per strada - che uccisero lui, la moglie Emanuela Setti Carraro e il suo agente di scorta Domenico Russo.
Non dimentichiamolo.
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- Sebastiano Ardita