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Conte: “Chi copre incarichi non può calpestare memoria delle vittime di mafia”; Anpi: “Ottima notizia per democrazia e antifascismo”

Alla fine si è dimesso. Dopo 22 giorni Claudio Durigon (in foto) ha lasciato il suo incarico di sottosegretario all’Economia. La decisione è arrivata ieri dopo un colloquio con Matteo Salvini, che negli ultimi giorni lo aveva mollato. Lo scorso 4 agosto, durante un comizio a Latina proprio accanto al leader leghista, Durigon aveva proposto di cambiare l’intitolazione del parco cittadino da Falcone e Borsellino ad Arnaldo Mussolini. Parole inaccettabili, che hanno portato fin da subito le forze di opposizione (a partire dai leader M5s e Pd, Giuseppe Conte ed Enrico Letta) e il mondo delle associazioni, dell’antimafia, della società civile (Anpi su tutti) a chiedere le dimissioni. Dal presidente del Consiglio Mario Draghi non era arrivata alcuna presa di posizione. Anche buona parte della popolazione civile si è scagliata contro Durigon chiedendone le dimissioni come dimostrano le oltre 162mila adesioni alla petizione de Il Fatto Quotidiano. Ma non c’era solo la questione della nomina del parco. Su Durigon ha pesato anche l’inchiesta di Domani che ha riportato come la campagna elettorale di Durigon sarebbe state pagata da Natan Altomare, in rapporti con i clan di Latina. Il presidente del Movimento Cinque Stelle Giuseppe Conte ha commentato la notizia su Facebook: “Avevamo prontamente denunciato l’incompatibilità con la permanenza nell’incarico di governo. Abbiamo insistito per questa soluzione non per accanimento nei confronti della persona, ma perché la buona politica non può esistere se separata dall’etica pubblica. Chi ricopre funzioni di governo non può calpestare la memoria delle vittime della lotta alla mafia e disconoscere il fondamento antifascista della nostra Costituzione repubblicana. l Movimento 5 Stelle sarà sempre impegnato a mantenere alta la soglia dell’ethos pubblico, perché questa è la necessaria premessa affinché i cittadini possano nutrire fiducia nelle istituzioni”. La notizia è stata commentata anche dal presidente dell’ANPI Gianfranco Pagliarulo. “Le dimissioni sono un'ottima notizia per la democrazia e l'antifascismo. Da questa vicenda arriva un messaggio netto, inequivocabile: in nessun modo e da parte di nessuno si può oltraggiare la Memoria civile di questo Paese". "In nessun modo e da parte di nessuno si possono ignorare le vittime del fascismo e calpestare figure fondamentali della lotta alla mafia come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino - prosegue -. Esprimo a nome dell'Anpi grande soddisfazione per l'esito positivo di una battaglia che ci ha visto protagonisti e che ha innescato e premiato una larghissima mobilitazione unitaria in difesa dei valori e dei principi della Costituzione nata dalla Resistenza". 
Durigon ha mollato dunque la poltrona alla quale è rimasto aggrappato dopo tre settimane e spiega di farlo “per uscire da una polemica che sta portando a calpestare tutti i valori in cui credo, a svilire e denigrare la mia memoria affettiva, a snaturare il ricordo di ciò che fecero i miei familiari proprio secondo quello spirito di comunità di cui oggi si avverte un rinnovato bisogno”. In realtà la polemica era nata semplicemente perché voleva intitolare un parco di Latina al fratello del Duce del fascismo - coinvolto in tutte le scelte del regime - anziché ai giudici ammazzati dalla mafia nelle stragi del 1992. Durigon riconosce che “un processo di comunicazione si valuta non in base alle intenzioni di chi comunica, ma al risultato ottenuto su chi riceve il messaggio: è chiaro che, nella mia proposta toponomastica sul parco comunale di Latina, pur in assoluta buona fede, ho commesso degli errori. Di questo mi dispiaccio e, pronto a pagarne il prezzo, soprattutto mi scuso”. Il dirigente leghista si “dispiace” che gli sia stata attribuita un’identità “fascista”, nella quale - dice “non mi riconosco in alcun modo”. “Non sono, e non sono mai stato, fascista - ribadisce - E, più in generale, sono e sarò sempre contro ogni dittatura e ogni ideologia totalitaria, di destra o di sinistra: sono cresciuto in una famiglia che aveva come bussola i valori cristiani”.

Foto © Imagoeconomica

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