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Morti anche marines. Biden promette vendetta e intanto i Repubblicani chiedono impeachment

Kabul è un'ecatombe. Dopo la riconquista del Paese da parte dei talebani, le fughe disperate di civili in cerca di rifugio dalla morsa talebana, ecco che in Afghanistan si è verificato il peggio del peggio: attentati nella capitale. Da ieri pomeriggio 4 kamikaze dell’Isis K, gruppo terroristico avverso ai talebani, si sono fatti esplodere nelle prossimità dell’aeroporto. Dopo un primo bilancio di una decina di vittime, oggi si contano 170 morti e 200 feriti. 
Tra loro 13 militari americani. Il portavoce dei Talebani Zabihullah Mujahid fa sapere alla Bbc che - a differenza di quanto ricostruito finora - tra le vittime non ci sono appartenenti all’organizzazione. “L’incidente è avvenuto in un’area controllata dalle forze statunitensi”, spiega. L’agenzia Reuters, invece, riferisce che almeno 28 membri dei Talebani hanno perso la vita. Persino all’indomani della strage alcune persone - molto poche, secondo la Cnn - si sono radunate allo scalo nel tentativo di lasciare l’Afghanistan, nell’ultimo giorno in cui partono i voli di evacuazione degli Stati occidentali, prima del ritiro completo delle truppe americane dal Paese fissato per il 31 agosto. I nuovi governanti hanno reclutato migliaia di combattenti dalle province per rafforzare la sicurezza all’aeroporto.

Il fronte italiano
Sul fronte dell’Italia è arrivato a Roma in visita Sergei Lavrov, il ministro degli Esteri russo, che ha incontrato prima il presidente del Consiglio Mario Draghi a palazzo Chigi e poi l’omologo Luigi Di Maio alla Farnesina. Più tardi Draghi ha anche avuto una conversazione telefonica con il primo ministro indiano Narendra Modi. In conferenza stampa, Di Maio ha definito la Russia “un attore fondamentale” per la gestione della crisi, con cui il dialogo è "imprescindibile", anche nell’ambito del G20 speciale che sarà organizzato dalla presidenza italiana sul tema dell’Afghanistan: “Dovremmo vigilare affinché il Paese non torni a essere un rifugio sicuro per il terrorismo e concordare a livello internazionale una strategia per gestire l’impatto migratorio”. Ha inoltre comunicato che “tutti gli italiani che volevano lasciare l’Afghanistan sono stati evacuati, assieme a circa 4.900 cittadini afghani”. Si è infatti conclusa l’operazione “Aquila Omnia” dei ministeri di Esteri e Difesa per il rientro di collaboratori e profughi da Kabul: nel primo pomeriggio è decollato l’ultimo C-130 dell’Aeronautica con una cinquantina di afghani, il cui arrivo in Italia è previsto per sabato mattina. A bordo ci sono anche i diplomatici italiani Tommaso Claudi e Stefano Pontecorvo, insieme ai Carabinieri del battaglione Tuscania che hanno gestito le evacuazioni degli ultimi giorni.


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Sergei Lavrov, ministro degli Esteri russo, e Mario Draghi, presidente del Consiglio italiano © Imagoeconomica


La posizione russa
Da parte propria, il ministro Lavrov ha assicurato che Mosca “è pronta a rispettare gli accordi che gli Stati Uniti hanno raggiunto con i Talebani”, precisando però che è necessario “capire quale ruolo può giocare adesso la Russia secondo i nostri partner, e ci è stato promesso un documento in merito. A differenza del formato G7 - dice - il G20 riflette la realtà multipolare del nostro mondo”. L’Italia ha garantito che al vertice saranno invitati anche i governi dei Paesi confinanti, in particolare Iran e Pakistan, che - dice Lavrov - “non devono pagare da soli la crisi: l’obiettivo è aiutarli ad affrontare l’esodo dei profughi”. Al mattino il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan aveva rivelato che i Taliban - in un colloquio di tre ore e mezza all’ambasciata di Kabul - hanno chiesto al suo Paese di gestire lo scalo attraverso tecnici civili, offerta su cui il governo di Ankara non ha ancora preso una decisione. E su Twitter il portavoce dei Talebani Suhail Shaheen comunica che una delegazione francese ha incontrato i rappresentanti dell’Emirato islamico giovedì a Doha (Qatar) per la prima volta da quando il movimento ha preso il potere. L’inviato francese François Richier e la sua delegazione “hanno discusso in dettaglio” della situazione all’aeroporto di Kabul con una delegazione guidata dal vicedirettore dell’ufficio politico dei talebani, Sher Abbas Stanikzai. “Ogni afghano in possesso di documenti legali potrà viaggiare all’estero”, garantisce ancora una volta Shaheen.

Biden in crisi
Nel frattempo mentre l’Afghanistan sprofonda sempre più nell’incubo, dall’altra parte dell’oceano, negli Stati Uniti, Joe Biden si trova nella peggiore delle situazioni possibili da quando è in carica. Il presidente dem viene accusato di aver gestito male il ritiro delle truppe statunitensi, di aver condannato all’abbandono la popolazione civile afghana e di essere responsabile indiretto delle morti dei 13 marines rimasti nel Paese per assistere l’esodo dei civili. La sua posizione è vacillante negli States. I soldati morti “erano eroi di una generosa missione per salvare le vite di altri”, ha detto Biden in lacrime. “I terroristi non ci scoraggeranno”, ha aggiunto, spiegando che la missione di ritiro americano proseguirà nei tempi stabiliti, quindi entro il 31 agosto. Infine, c’è stata la minaccia: “Non perdoneremo. Non dimenticheremo. Vi staneremo, fino a farvela pagare”.


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Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden © Imagoeconomica


In un momento per lui politicamente difficilissimo, il più difficile della sua presidenza, Biden ha cercato di rilanciare un’immagine di determinazione, di resilienza, di partecipazione commossa al dolore delle vittime. Ma senza successo. Il presidente, del resto, non può fare molto altro. Una volta deciso il ritiro - contro il parere dell’esercito e di alcuni tra i suoi più stretti collaboratori - Biden deve per forza tenere salda la presa e non mostrare tentennamenti che finirebbero per confermare e ingigantire l’immagine di un presidente in balia degli eventi. Quanto alla possibile rappresaglia contro l’IS-K, la filiale locale dello Stato Islamico responsabile degli attentati, non ci sono al momento notizie certe. Kenneth McKenzie, il generale a capo dello U.S. Central Command, ha spiegato che gli Stati Uniti hanno la capacità militare di perseguire i terroristi, ma non ha offerto una tempistica. McKenzie ha anche spiegato che nelle prossime ore continuerà la collaborazione con i talebani per un ordinato ritiro da Kabul. Il generale ha però aggiunto che non tutte le informazioni in possesso dell’intelligence militare sono condivise con i vertici talebani; accenno che dimostra come gli Stati Uniti stiano lavorando da soli a una possibile reazione militare contro l’ISIS. Sempre sul fronte interno statunitense in queste ore stanno arrivando attacchi durissimi da parte dei Repubblicani contro Biden. L’ex ambasciatrice all’ONU Nikki Haley ha chiesto le dimissioni o l’impeachment per l’attuale presidente, salvo poi lamentarne le conseguenze: “Questo ci lascerebbe nelle mani di Kamala Harris, che è dieci volte peggio. Dio ce ne scampi”, scrive in un tweet Haley. Sempre tra i “trumpiani” emerge, ancora una volta, il senatore del Missouri Josh Hawley, che parla della “responsabilità di Joe Biden” in un atto che è “ben oltre che disgustoso”. Anche Hawley pretende le dimissioni da Biden. L’impeachment viene del resto chiesto da un’ampia fetta del G.O.P, rappresentativa dei vari orientamenti e settori del partito: si va da Marjorie Taylor Greene al vecchio e felpato senatore del South Carolina Lindsay Graham. Si tratta di una richiesta che non ha alcuna possibilità di realizzarsi: ai pro-impeachment mancano infatti i numeri per far passare la richiesta al Congresso. Si tratta dunque di una boutade politica, di uno strumento per tenere alta la pressione su Casa Bianca e democratici in vista dei prossimi appuntamenti elettorali. Tuttavia anche dal fronte “amico” dei dem non si respira aria serena. Il silenzio assordante dei democratici non rasserena l’inquilino della Casa Bianca. Tra le reazioni più significative c’è quella di un senatore politicamente molto vicino a Biden, Bob Menendez, che parla di “una crisi umanitaria a tutti gli effetti” e chiede di portare a termine il ritiro “come stabilito”. Altra dichiarazione interessante è stata quella di Jack Reed, senatore del Rhode Island, anche lui molto vicino a Biden, che si limita a dire: “La perdita di vite umane è tragica”. I democratici preferiscono dunque concentrarsi sulla crisi umanitaria e non spendono molte parole per difendere la strategia di Biden. 


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New York. Onu, il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres © Archivio Imagoeconomica


Convocato consiglio di sicurezza
Intanto in Afghanistan la minaccia terroristica non cessa e in molti mettono in guardia rispetto a nuovi attentati suicida. La situazione è letteralmente esplosiva e l’instabilità è l’unica costante presente nel Paese. Il capo del comando centrale delle forze statunitensi, il generale Kenneth McKenzie, fa sapere che l’esercito è preparato - anche nei giorni successivi al ritiro - per nuovi attacchi dello Stato islamico del Khorasan, che potrebbero includere l’uso di autobomba e razzi contro l’aeroporto. Le informazioni in possesso dell’intelligence Usa, spiega, vengono condivise con le milizie talebane che sorvegliano i posti di blocco in città. Intanto l’UNHCR, l’agenzia Onu per i rifugiati si prepara a fronteggiare un esodo dall’Afghanistan di oltre 500mila persone. Nello scenario peggiore, ha riferito la vice Alta commissaria per i rifugiati Kelly Clements, potrebbero esserci fino a 515mila persone che lasceranno il Paese entro la fine di quest’anno.
Nel mentre il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha convocato lunedì un incontro sulla situazione in Afghanistan con gli inviati delle Nazioni Unite per Gran Bretagna, Francia, Stati Uniti, Cina e Russia, i membri permanenti del Consiglio di sicurezza con diritto di veto.

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