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Si sta avviando alla conclusione il processo con rito abbreviato in corso davanti alla Corte d'Appello che vede imputato l'ex senatore trapanese di Forza Italia, Antonio D'Alì accusato di concorso esterno in associazione mafiosa dal 2011 anche per aver "mostrato di essere a disposizione dell'associazione mafiosa cosa nostra e di agire nell'interesse dei capi storici (...) come il latitante Matteo Messina Denaro e Salvatore Riina".
L'accusa rappresentata dal procuratore generale ha chiesto per D'Alì 7 anni e 4 mesi di reclusione dicendo in aula che "con il suo operato ha consapevolmente e fattivamente contribuito al sostegno e al rafforzamento di Cosa Nostra mettendo a disposizione le proprie risorse economiche e successivamente il proprio ruolo istituzionale di Senatore della Repubblica e di Sottosegretario di Stato”.
Inoltre nel corso dell'udienza presieduta dal giudice Antonio Napoli hanno concluso anche le parti civili costituite da: comune di Castellammare del Golfo, l’associazione antiracket e antiusura Alcamese, associazione antiracket e antiusura Castellammare del Golfo, Centro studi Pio La Torre, associazione Antimafia e antiracket la Verità Vive Onlus, associazione ‘Libera, nomi e numeri contro mafia’ e Associazione Antiracket Io non Pago.
L'ex sottosegretario  all'Interno è imputato nel processo d’Appello bis, dopo l’annullamento della Cassazione del precedente giudizio di assoluzione e prescrizione per i fatti precedenti al 1994.  Il 28 giugno scorso la sesta sezione penale della corte di Cassazione (presidente Anna Criscuolo, giudice relatore Gaetano De Amicis) aveva confermato l'annullamento dell'obbligo di dimora nei confronti dell'ex senatore Antonio D'Alì. Il provvedimento riguarda la misura di prevenzione, chiesta e ottenuta dalla Dda di Palermo nel 2019 e poi annullata lo scorso anno dalla Corte d'Appello siciliana. In seguito all'annullamento, la procura generale di Palermo aveva presentato ricorso, chiedendo che il politico originario di Trapani fosse nuovamente dichiarato 'socialmente pericoloso'. I giudici ermellini però hanno dichiarato inammissibile il ricorso.
L’udienza è stata rinviata al prossimo 5 luglio per le conclusioni dei legali dell’ex senatore D’Alì.

Foto © Imagoeconomica

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