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Le solidarietà al magistrato di alcuni appartenenti al mondo della politica

"E così, mentre la scena politica nazionale non offre motivi per gioire, si apprende che per Nino Di Matteo Cosa Nostra 'ha già dato la sentenza'. Tuttavia, come hanno insegnato sia Falcone che Borsellino, si muore quando si viene lasciati soli, quando le battaglie per cui ci si sta sacrificando vengono puntualmente perse perché sono proprio i "tuoi", quelli che dovrebbero stare dalla tua parte, la parte dello Stato, a cedere".
Sono queste le parole con cui il presidente della commissione antimafia Nicola Morra ha commentato sulla sua pagina Fecebook la notizia che "Cosa Nostra ha già dato la sentenza" di uccidere il magistrato Nino Di Matteo ora consigliere togato al CSM.
“Anche il giudice Di Matteo lo ammazzano. Gli hanno già dato la sentenza” ha detto Gregorio Bellocco, boss della ’Ndrangheta già a capo della cosca di Rosarno, la mattina dell’1 giugno nel carcere di Opera. Quelle parole sono state riportate repentinamente alle autorità da un'agente del Gom (Gruppo operativo Mobile) che passando vicino ai detenuti è riuscito a sentire la conversazione.
"E così, fra una continua, voluta, disattenzione verso i fenomeni mafiosi - ha aggiunto il senatore - ed un dibattito capzioso sull'ergastolo ostativo e sul 41 bis, alcuni uomini particolarmente esposti nel contrasto alle mafie vengono di fatto dimenticati, lasciati soli quasi fossero loro il problema".
Infatti Morra ha ribadito il fatto che Nino Di Matteo"è un uomo di questi, un magistrato che non ha abbandonato mai il fronte, un magistrato che qualcuno che lo conosce meglio di me ha definito un 'monolite'" e che "questi uomini hanno inferto colpi tremendi all'organizzazione mafiosa, e di questi uomini le mafie si devono preoccupare, non di quelli con cui è possibile ragionare sedendosi allo stesso tavolo. Per questo motivo Di Matteo, ma soprattutto la sua immagine, la sua autorevolezza, sono costantemente in pericolo: sta a noi ribadire con fermezza che al primo posto fra le priorità delle politiche pubbliche non vi è altro se non la lotta alle mafie, alla criminalità organizzata che vendendo morte colpiscono diritti e conquiste sociali e politiche enormi".
Tuttavia, ha concluso Morra, "con tanti politici che pensano a tutt'altro, non possiamo stupirci se poi qualcuno, perché impegnato con tutte le sue energie a fare rispettare l'ordinamento democratico, dovesse essere delegittimato, 'mascariato', perché ora le mafie hanno cambiato strategia, senza più impiegare tritolo o kalashnikov, ma ricorrendo al sistema, ben più efficace nella società della comunicazione di massa, dei corvi, dei propalatori di mezze verità mischiate con la menzogna, che sono i veri killer di chi, da 'monolite', combatte l'agire di Cosa Nostra e delle altre mafie".
(di Nicola Morra)





Insieme a Morra anche Mario Michele Giarrusso e Piera Aiello, entrambi ex appartenenti al M5S e oggi al Gruppo Misto, hanno espresso la loro vicinanza al magistrato di Palermo. “Quando un giudice combatte la mafia davvero rischia la vita! Cerchiamo di ricordarlo sempre, cerchiamo di evitare nuovi martiri” ha scritto la parlamentare su Facebook. “Non abbiamo bisogno di eroi, solo di uno Stato capace di proteggere i suoi più fedeli servitori e di una stampa in grado di sostenerli. Purtroppo, al momento, una parte consistente dei media preferisce attaccarli”, ha osservato.
“È anche per questo che stiamo lavorando a un nuovo progetto politico: per lottare affinché i magistrati siano messi in condizione di lavorare e di farlo in totale sicurezza! - ha concluso - Solidarietà a Nino Di Matteo!”.
“Forza e coraggio Dott. Di Matteo gli italiani onesti sono con te”, è stato il commento su Facebook di Giarrusso. Il componente della Commissione antimafia ha poi ricordato la disavventura che Di Matteo ha dovuto subire per via dell’ex governo Conte. “Poteva essere il ministro della Giustizia della svolta nella lotta alle mafie ed invece è stato suo malgrado e grazie a Conte e Bonafede, il simbolo del tradimento dei sogni di 11 milioni di italiani”, scrive il senatore.


Foto © Imagoeconomica

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