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“Sulla lettera di Graviano la Cartabia non ha detto nulla, è venuta in Commissione per passerella”

“Stiamo lavorando per rispondere ai quesiti che il Paese si pone su stragi e mandanti esterni”. A dirlo è Mario Michele Giarrusso, senatore della Repubblica ex 5Stelle e oggi appartenente al gruppo misto, nonché membro della Commissione Antimafia, in una diretta sul canale You Tube di Visione TV su Cosa Nostra, i mandanti occulti degli attentati e il passaggio dalla prima alla seconda Repubblica nel biennio '92-'93. “Ritengo che vi siano interessi fortissimi che stanno dietro al depistaggio della strage Borsellino e che si collegano anche alla mancata cattura di Matteo Messina Denaro. Si collegano perché chi ha costruito la propria fortuna professionale o politica con le stragi del ’92 e ’93 sono gli stessi che provengono dalla mancata latitanza di Matteo Messina Denaro. E’ un sistema che si sorregge e si sostiene”, ha spiegato al conduttore Francesco Toscano. “E’ ormai chiaro che un sistema criminale come Cosa nostra che esiste da oltre 150 anni non sarebbe sopravvissuto nelle varie epoche se non avesse avuto un fortissimo collegamento con l’establishment”. “La storia del rapporto tra le varie forme di Stato e la mafia è centenaria”, ha continuato. “Chi non comprende questo non riesce a comprendere la mafia”. Sul punto Giarrusso ha quindi ribadito che “ci sono degli interessi poderosi dietro la mancata cattura di Messina Denaro” e anche dietro “al tentativo quasi riuscito di liberare i mafiosi irriducibili dall’ergastolo che probabilmente il prossimo anno vedremo uscire dal carcere”. Tra questi, il primo che potrebbe lasciare la cella è Giuseppe Graviano, boss stragista di Brancaccio che proprio di recente avrebbe scritto alla ministra della Giustizia Marta Cartabia. Sulla questione il senatore ha sollevato delle perplessità, in particolare alla luce del fatto che la ministra è stata audita a Palazzo San Macuto qualche settimana fa “ma si è guardata bene dall’aggiornare la commissione su questo fatto”. La lettera, infatti, sarebbe stata scritta nei giorni immediatamente successivi l’insediamento del governo Draghi, quindi mesi fa, eppure di questa missiva la ministra non ha accennato nulla alla Commissione. “Mi stupisce - ha commentato Giarrusso - che il ministro venga in Commissione Antimafia e si guarda bene dal parlare di questo fatto, come se un ministro della Repubblica non dovesse dare conto del suo operato a un organismo previsto dalla carta Costituzionale”. Quando è stata sentita la ministra Cartabia ha fatto “un monologo”. “E’ venuta a fare una passerella”, ha affermato il senatore. La guardasigilli però “ha promesso che tornerà e qualora tornasse - ha sottolineato il parlamentare - la Commissione chiederà qual è il contenuto di questa lettera”.

Ergastolo ostativo e Caso Brusca
Durante la live si è anche affrontato il tema dei boss irriducibili e del desiderio di questi di poter accedere a permessi premio. Ma anche del caso Giovanni Brusca, recentemente scarcerato dal carcere di Rebibbia dopo aver pagato il suo conto con la giustizia. In merito all’ergastolo ostativo che di recente la Corte Costituzionale ha definito “anticostituzionale” rivolgendosi al parlamento al quale ha dato un anno di tempo per mettere mano alla normativa, ha parlato Aaron Pettinari, capo redattore di ANTIMAFIADuemila. “Probabilmente oggi abbiamo il rischio che vengano completamente smantellate le leggi che erano state fatte con ispirazione di Giovanni Falcone”, ha detto chiaramente il giornalista. Non solo. Pettinari ha messo l’accento su un altro aspetto che potrebbe verificarsi qualora veramente i boss irriducibili possano accedere a permessi premio. Secondo il giornalista infatti “è vero che potrebbero uscire i boss ergastolani ma il problema serio è che con quella legge nessuno più collaborerà con la giustizia”, che come è stato giustamente detto dal conduttore del canale, è uno dei principali strumenti dell’antimafia.

Draghi e quel filo che arriva alla “Britannia”
Parlando di stragi e passaggio dalla Prima alla Seconda Repubblica, tema dell’appuntamento, si è parlato anche della famosa quanto misteriosa riunione di alcuni dei massimi dirigenti politici, economici e finanziari dell’Europa anni ’90. Si tratta del meeting a bordo della nave “Britannia”, un vascello concesso dalla Corona d’Inghilterra, avvenuto nel lasso di tempo molto curioso, come lo ha definito l’analista Giacomo Gabellini, anche lui ospite dell’evento. Come curioso è il fatto che a quell’appuntamento partecipò l’attuale premier Mario Draghi. “Non è casuale che Mario Draghi si trovassi sulla nave 'Britannia', dove si pianificò la svendita del patrimonio pubblico italiano proprio come conseguenza della fine della Prima Repubblica determinata anche dalla stagione stragista nel lasso di tempo che va dalla strage di Capaci a quella di via d’Amelio”, ha esordito Gabellini. “E’ interessante la tempistica e mettere in fila i fatti uno dietro l’altro”, ha affermato. “A febbraio arriva la direttiva ai prefetti inviata da Parisi in cui si diceva che l’Italia si trovava nell’imminenza di un attacco di carattere economico, finanziario e istituzionale. Il 23 maggio arriva l’attentato contro Giovanni Falcone. Il 19 luglio quello contro Paolo Borsellino e in mezzo ci sono delle cose interessanti. In primo luogo - ha ricordato - c’è stato l’attacco al sistema monetario europeo di George Soros che portò alla svalutazione della lira in maniera fragorosa. In quei giorni c’era anche il ciclo di Tangentopoli, e quindi una classe politica completamente delegittimata dall’inchiesta di Milano”. In questo contesto Mario Draghi e altri personaggi facoltosi si riuniscono sul panfilo ‘Britannia’ della Regina Elisabetta per concordare la svendita dell’industria italiana nel momento in cui la lira stava perdendo il suo valore”. Un momento in cui si stavano delineando nuovi profili politici nazionali e internazionali.

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