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Il Consigliere Di Matteo in seduta plenaria: "Si è creata una casta direttiva a senso unico ascendente che ha legittimato la strisciante primazia del dirigente"

E' da esattamente sei anni che non viene avanzata una modifica alla Circolare n. P - 14858 - 2015 del 28 luglio 2015 in riferimento al Testo Unico sulla dirigenza giudiziaria che con la sua approvazione aveva imposto determinati criteri piuttosto rilevanti che, in estrema sintesi, hanno “guidato” il modus procedendi del Consiglio superiore della magistratura nell’attribuzione degli incarichi direttivi e semidirettivi.
Il Consiglio superiore della magistratura oggi riunito in seduta plenaria ha approvato all'unanimità determinate modifiche che verranno poi apportate al Testo Unico in concerto con le decisioni che prenderà il Parlamento in merito alla riforma della giustizia e dello stesso CSM.
Tali modifiche comprendono: ulteriori fonti di valutazione che attestino se effettivamente il magistrato è meritevole di essere assegnato ad un incarico direttivo o semi-direttivo e strumenti ulteriori per la valutazione e la verifica delle esperienze professionali maturate e delle attitudini direttive dimostrate nel quadriennio di incarico di riferimento.
Tuttavia, come ha osservato il consigliere togato Nino Di Matteo, "questa modifica della circolare lascia il tempo che trova rispetto ad un problema che secondo me meriterebbe di essere affrontato" ossia la presenza di "una casta direttiva a senso unico ascendente che ha legittimato la strisciante primazia del dirigente rispetto a tutti i restanti colleghi dell'ufficio" la quale ha iniziato a formarsi  proprio "a partire dalla riforma dell'ordinamento giudiziario del 2006 - 2007" poiché molti magistrati che hanno avuto un incarico direttivo o semi direttivo, una volta terminato il periodo di permanenza nell'ufficio, facevano domanda per un ulteriore incarico di vertice.
Questo, secondo Di Matteo, "rischia sostanzialmente di fare dei dirigenti e dei semi dirigenti una casta di magistrati diversa e distinta rispetto a tutti gli altri magistrati in sostanziale violazione dell'articolo 107 della costituzione" il quale "delinea un modello di magistrato che è soggetto soltanto alla legge le cui funzioni devono avere pari dignità qualsiasi  esse siano".
"Noi siamo in presenza ormai di una situazione - ha aggiunto il consigliere togato - nella qualei: chi per meriti o per attitudini (ma anche per casualità o contingenze particolari) ad un certo punto della sua esperienza da magistrato, magari a metà percorso, riesce ad agganciare tra virgolette il "carro" della dirigenza o della semi-dirigenza ed è destinato a rimanere in quel "carro" fino alla fine della sua attività professionale. Chi invece non ha la possibilità di vivere questa esperienza o non la vuole vivere in un determinato periodo della carriera sarà sempre soccombente rispetto a chi ha già svolto un'esperienza direttiva o semi direttiva a meno che questo collega non abbia commesso chissà quali fatti negativi".
A fronte di questa situazione Di Matteo, il quale ha riconosciuto che la sede dell'odierna seduta non era idonea "per decidere alcune questioni", ha avanzato la possibilità di un modello di "rotazione almeno per gli incarichi semi direttivi ma anche direttivi" e ha anche sottilizzato l'importanza dell'introduzione di una "radicale riforma di tale modello (quello presente nel Testo Unico n.d.r) in favore di un modello inclusivo costruito sulla doverosa partecipazione orizzontale di tutti i colleghi nella gestione degli uffici e non su quel sistema che ormai si è consolidato e ha accentuato i suoi aspetti negativi soprattutto negli ultimi decenni".
In sinergia con il magistrato Di Matteo anche il consigliere togato Sebastiano Ardita il quale ha detto che "io reputo che il lavoro che si è fatto sia comunque importante perché cerca di correggere una situazione che da troppo tempo si manifesta come rilevante e con molte criticità rispetto all'esperienza valutativa" sottolineando che "ci sono delle difficoltà nel valutare quali siano le caratteristiche pregnanti che possono rendere un magistrato migliore dell'altro" e cosa ancor più rilevante "il consiglio deve scegliere tra tantissimi magistrati che hanno una carriera non censurata ma difficile da distinguere in riferimento alla valutazione dei valori" poiché i curriculum che vengono presi sotto esame per una possibile assegnazione di un incarico direttivo e semi direttivo "sono formali" e non permettono di capire se nel quadriennio di servizio siano successi degli episodi censurabili.
"Quindi dobbiamo recuperare quel deficit di conoscenza o di valutazione differenziale che doveva esistere prima - ha aggiunto Ardita, ribadendo che "è venuto il tempo in cui noi dobbiamo riconoscere alle cose una loro sostanza. Cioè se esiste una quantità rilevante di magistrati che numericamente sono idonei a svolgere una funzione semi-direttiva e questi soggetti sono tutti ugualmente meritevoli e hanno svolto la loro attività in modo che non è censurabile e hanno prodotto dei risultati" la valutazione diventa obiettivamente difficile e "io credo che sia arrivato il momento di pensare ad una forma di rotazione di incarichi quantomeno per il semi-direttivo fra soggetti che hanno comunque una idoneità a svolgere un'attività di collaborazione con la dirigenza. Io credo che sia arrivato il momento di ragionare su questa cosa".
Durante le dichiarazioni di voto ha preso la parola anche il consigliere Marra il quale ha detto di essere in sinergia con i consiglieri Di Matteo e Ardita in merito ad aprire "una proposta in sesta commissione per fare un modifica alla normativa per poi passarla al ministro" in merito ad una auspicata introduzione del sistema di rotazione. Inoltre ha parlato anche il consigliere Ciambellini il quale ha detto che "ha ragione Nino Di Matteo a dire che non vogliamo una Costituzione della magistratura italiana divisa in semi direttivi e direttivi".

Foto © Imagoeconomica

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