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L'assenza totale dell'amministrazione comunale durante la conferenza è un lugubre segnale

"Non capisco perché mai si dovrebbe mettere mano alla legge che gestisce i collaboratori, uno strumento finora rivelatosi formidabile per disarticolare la criminalità organizzata. Dobbiamo tenere conto che le mafie mutano con il mutare sociale: sono anche qui, tra le file di questo teatro, siamo noi che le legittimiamo interfacciandoci. Oggi uccidono meno solo perché siamo più corruttibili e non vogliamo rinunciare per nulla al mondo ai nostri privilegi, al benessere, al SUV da 80.000 euro che, senza quei soldi sporchi, magari non potremmo permetterci”. Sono state queste le parole del procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri all’ultimo incontro serale della diciottesima edizione di “Passepartout” dal titolo "Contro tutte le mafie". Il festival letterario è stato organizzato dalla Biblioteca Astense Giorgio Faletti e si è tenuto alle ore 21 al Palco 19 ad Asti.
La serata ha dato spazio ad un ampio dialogo con il magistrato e i giornalisti Beppe Rovera (noto volto della RAI, dove ha creato e condotto per molti anni “Ambiente, Italia” e successivamente candidato sindaco di Asti) e Beppe Gandolfo (inviato dal Piemonte e Valle d’Aosta per le reti Mediaset, consigliere nazionale dell’Ordine dei Giornalisti e collaboratore del gruppo MoreNews).
I temi trattati hanno spaziato dal delicato tema della legislazione sui collaboratori di giustizia all'imprenditorialità delle mafie fino a toccare anche episodi della sua vita privata caratterizzata dal 1989 dalla costante presenza della scorta.
Una delle particolarità purtroppo tristi della serata è stata la totale assenza di esponenti istituzionali, con particolare riferimento alle figure dell'Amministrazione Comunale.
Le uniche eccezioni sono state il prefetto Alfonso Terribile e il presidente della Provincia Paolo Lanfranco, quest'ultimo seduto accanto al comandante provinciale dell’Arma dei Carabinieri, il tenente colonnello Pierantonio Breda.

La legislazione antimafia e la scarcerazione di Brusca
“Abbiamo la miglior legislazione antimafia del mondo” ha detto il procuratore all'inizio di un confronto che ha riguardato ancora una volta la scarcerazione dell'ex boss di San Giuseppe Jato, il quale dopo 25 anni di carcere ha ottenuto il beneficio previsto dalla legge per i collaboratori di giustizia. "Dobbiamo attenerci alle leggi - ha affermato Gratteri - Brusca ha scontato la pena inflitta e collaborato, fornendo elementi molto importanti per combattere le cosche, per cui a norma di legge è giusto che sia uscito dal carcere, pur con tutte le limitazioni che la legge prevede per i collaboratori di giustizia. Del resto, se non ci fosse una qualche convenienza nel collaborare, probabilmente nessun malavitoso lo farebbe”.
Durante il dibattito Gratteri ha anche risposto in merito  sul lavoro svolto contro la malavita in questi decenni non solo in Italia ma anche su territori extra nazionali, rimarcando la necessità di una linea comune di contrasto alla criminalità organizzata, "mentre un ‘Nranghetista si sposta come vuole tra Belgio, Olanda e Germania, io per ricostruirne i movimenti debbo rapportarmi a tre legislazioni differenti - ha detto il procuratore - Noi in Europa abbiamo sempre contato come il due di coppe quando esce denari. Le agenzie che contano davvero sono tutte a Rotterdam” e poi ancora "L’Europa è un grande supermercato in cui tutte le mafie, comprese quelle sudamericane, fanno la spesa quando e come vogliono”.

Nicola Gratteri alla Procura di Milano?
“Tra tre anni finirò la mia esperienza a Catanzaro, a novembre si libererà il posto di procuratore capo di Milano e successivamente quello alla Procura Antimafia… Sono tentato di avanzare domanda anche perché la Lombardia è la prima regione per infiltrazioni della ‘Ndrangheta, seguita dal vostro Piemonte”. Per cui, ha continuato Gratteri, anche se “le mafie sono un problema universale, comune a tutto il mondo occidentale, la ‘Ndrangheta va conosciuta e annusata…”.
Infatti il limite massimo per la permanenza in una procura è fissato per legge a otto anni e il procuratore nonostante tra tre anni dovrà lasciare il posto che attualmente occupa si è detto soddisfatto del lavoro che si sta svolgendo nel distretto dicendo che "a Catanzaro di cose belle e importanti ne abbiamo fatte e ne faremo ancora, anche grazie a magistrati miei collaboratori volenterosi cui insegno a ‘studiare’ i rapporti tra le famiglie criminali anche per poter valutare meglio l’attendibilità di aspiranti collaboratori di giustizia”. 
Il discorso si è poi infatti spostato sulla delicata questione dell'attendibilità dei collaboratori di giustizia aggiungendo che “se uno mi parla di 100 omicidi, ma tira in mezzo solo persone a lui avverse, ne lascerà comunque fuori una 30ina che continueranno a delinquere per sua vece. Si deve invece partire dai parenti, poi gli amici e infine i nemici”. Solo così un soggetto 'Ndranghetista può essere iscritto al programma di protezione ed essere considerato un collaboratore attendibile poiché nella 'Ndrangheta “rispetto ad altre mafie, i legami di sangue sono molto più radicati”.

"Io non appartengo a nessuna corrente"
L'indipendenza e l'imparzialità sono da sempre i principi cardine sui quali il procuratore Gratteri ha costruito il proprio lavoro ma in questi giorni sembra che in molti abbiano voluto ironizzare con il magistrato sul tema delle correnti. Infatti Beppe Gandolfo ha fatto notare che incarichi come quello alla procura di Milano vengono solitamente affidati a magistrati che sono iscritti ad una corrente, "io nella mia testa sono un rivoluzionario, mai iscritto a nessuna corrente e mai lo farò - ha risposto Gratteri, rimarcando che - l’idea di ‘appartenere’ a una corrente, mi manda ai pazzi”.
Inoltre il magistrato avrebbe poi ricordato le sue proposte di riforma in merito allo scottante tema del CSM (Consiglio Superiore della Magistratura), “nel 2014 incontrai l’allora neo premier Renzi e gli parlai della mia teoria secondo cui la riforma della giustizia dovrebbe basarsi sul sorteggio dei membri del CSM. Se quell’idea fosse passata, oggi forse la geografia giudiziaria del Paese sarebbe differente” e poi ancora "mi chiamò il ministro Delrio, che mi passò Renzi, il quale mi disse che ero nella lista di 8 uomini e 8 donne dell’Esecutivo. 'Non è che poi lei si tira indietro?' mi chiese e gli risposi che sono un uomo di parola. Poi, quando vidi che tardava ad uscire dal colloquio con il Presidente della Repubblica, pensai ‘Stanno litigando sul mio nome’. Infatti Napolitano bocciò la proposta perché ero un magistrato ‘troppo caretterizzato’… Pazienza, ho continuato a fare il mio lavoro”.

Mafia Finanziaria
Durante la serata il procuratore Gratteri ha parlato anche dei paradisi fiscali in cui le mafie stanno riversando ormai da anni i loro capitali illeciti facendo notare che “i veri paradisi fiscali oggi sono l’Austria, l’Olanda, la City di Londra, gli Stati Uniti… Un malavitoso ha gioco facile a depositare 5 milioni di euro in una filiale nelle Cayman, poi prendere un volo per New York e ottenere un fido da 500.000 dollari dalla filiale locale della stessa banca. E non è che questo non sia noto: indagini della magistratura americana lo hanno dimostrato. Ciò nonostante pensate che qualche dirigente sia finito in galera? Si sono limitati a multare le banche coinvolte con una sanzione pari al 2% della somma riciclata”.

Una non-vita sotto scorta 
Siccome è una delle figure che meglio conosce i meccanismi della 'Ndrangheta e i suoi collegamenti con il traffico internazionale di stupefacenti Gratteri dal 1989 vive sotto scorta. Ciò comporta una non indifferente presenza di misure di sicurezza che si traducono spesso in limitazioni della libertà, sua e della sua famiglia. Ciò nonostante, se “dipendesse da me abolire 95% tutele e 60% delle scorte, che troppo spesso sono diventate dei veri e propri status symbol. Potremmo impiegare quel personale in modo migliore, ad esempio sul territorio”.
Il magistrato ha ricordato anche un episodio avvenuto prima del matrimonio con la sua attuale moglie, “nel 1989 qualcuno sparò contro la porta dell’abitazione di quella che era la mia fidanzata, ora da molti anni mia moglie - ha rivelato - e qualche giorno dopo le telefonarono dicendole ‘Stai per sposare un uomo morto’. Volevano farmi terra bruciata intorno, isolarmi” ha detto Gratteri.
Ma nonostante le molteplici esperienze umane e professionali che ha vissuto fino ad ora il magistrato si è definito tutt'ora “un uomo di campagna” che tutti i giorni va nell'orto ad occuparsi della sua verdura ritrovando un po' di pace.

Fonte: lavocediasti.it

Foto © Imagoeconomica

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