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La condanna a 28 anni di carcere per Paolo Romeo e 20 per Antonio Caridi è stata chiesta dal procuratore di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri al termine della requisitoria conclusa dal procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo, al termine di una "maratona" di udienze iniziata il 30 aprile e che ha visto intervenire i pm Sara Amerio, Walter Ignazzitto, Stefano Musolino e Giulia Pantano.
Il processo è quello che racchiude in sé ben cinque diverse indagini - Sistema Reggio, Fata Morgana, Reghion, Mammasantissima e Alchimia - coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria e che ha disvelato l'esistenza di "una ‘Ndrangheta che non si vede, che supera le affiliazioni rituali, che supera le forme di segretezza, per accedere ad una forma nuova di operatività in ambiti elevati e segue le tracce fissate molti anni fa, quando venne creata la prima componente riservata".
Ma forse per questo ancora più pericolosa. Sta qui il cuore del processo ed è qui che sono da ricercare le ragioni delle richieste di pena pesantissime avanzate in aula.
Una struttura che, in base a quanto ricostruito dall'accusa, avrebbe in Paolo Romeo e Giorgio De Stefano (questi già condannato in abbreviato) massimi riferimenti del "sistema di potere". Entrambi erano capaci di gestire un "circuito relazionale di tipo mafioso" con ex politici, ex magistrati, funzionari e dirigenti pubblici. E il quadro probatorio emerso nel corso del processo, con le intercettazioni e le molteplici dichiarazioni dei collaboratori di giustizia hanno permesso di comporre un puzzle che rappresenta la nuova dimensione della ‘Ndrangheta.
Ugualmente è stata chiesta la condanna per Alberto Sarra, l'ex sottosegretario alla Regione Calabria della Giunta Scopelliti, mentre sette anni sono stati chiesti per l'ex presidente della Provincia, Giuseppe Raffa. Su 31 imputati l'accusa ha chiesto 19 condanne e 11 assoluzioni, un imputato è deceduto nelle more del processo. Le accuse sono, a vario titolo, di associazione mafiosa, voto di scambio, violazione della legge Anselmi, corruzione, estorsione, truffa, falso ideologico e rivelazione di segreti d'ufficio.

In foto da sinistra: Antonio Caridi e Paolo Romeo

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