L'emozione di papà Vincenzo e della famiglia. Alla sbarra Scotto e Francesco Rizzuto. In abbreviato già condannato il boss Madonia
"Dobbiamo scoprire chi sono i 'pupari', quelli che reggono i fili che hanno rovinato l'Italia e continuano a farlo. Se non li scopriamo non ci sarà un futuro migliore per i nostri giovani". "Spero che si possa raggiungere la verità. Mi spiace solo che oggi non c'è qui mia moglie Augusta (deceduta a causa di una malattia nel 2019, ndr). Insieme ci siamo battuti per cercare la verità". E' emozionato Vincenzo Agostino all'ingresso dell'aula bunker Ucciardone di Palermo. E' in questo luogo che il 26 febbraio 2016 ha riconosciuto nel confronto all'americana l'ex poliziotto Giovanni Aiello, anche noto come faccia da mostro.
E' sempre qui che c'è stata la prima gioia con la condanna del boss Nino Madonia, condannato all'ergastolo in abbreviato dal Gip Alfredo Montalto. Ed è qui che oggi, di fronte alla prima sezione della Corte d'assise di Palermo presieduta da Sergio Gulotta, giudice a latere Monica Sammartino, si è aperto ufficialmente il processo con il rito ordinario per l'omicidio del poliziotto Antonino Agostino, ucciso il 5 agosto 1989 all'ingresso dell'abitazione estiva della famiglia Agostino a Villagrazia di Carini (Palermo) insieme alla moglie Ida Castelluccio (incinta). Imputati sono il boss Gaetano Scotto, accusato di duplice omicidio aggravato, e Francesco Paolo Rizzuto, accusato di favoreggiamento.
Ad accompagnare papà Vincenzo la famiglia (le figlie Nunzia e Flora ed il nipote Nino), ma anche gli avvocati Fabio Repici e Calogero Monastra, e quindi le altri parti civili (Antonella Castelluccio, poi i legali che rappresentano la presidenza del Consiglio dei ministri, il ministero dell’Interno, la Regione siciliana, il Comune di Palermo, il centro Pio La Torre e Libera).
All'udienza odierna, utile per discutere alcune questioni preliminari, erano presenti ovviamente l'accusa, rappresentata dai procuratori generali Domenico Gozzo e Umberto De Giglio; e i difensori degli imputati, Giuseppe Scozzola (avvocato di Gaetano Scotto, collegato in videoconferenza) e Teodoro Calderone, in sostituzione dell'avvocato Pietro Riggi legale di Francesco Paolo Rizzutto, oggi non comparso in aula.
Nell'udienza odierna, durata appena un'ora, l'avvocato Scozzola ha presentato alcune questioni preliminari sulla costituzione di parte civile della
Procura di Palermo, sulla ricognizione di persona fatta su Giovanni Aiello e sull'incidente probatorio del collaboratore di giustizia Lo Forte.
Alla prossima udienza, prevista il 10 giugno, alle ore 11, la Corte scioglierà le proprie riserve e si entrerà nel vivo delle richieste delle prove.
Le parti hanno già depositato le proprie liste testi. "Noi - aveva detto Repici al termine del processo contro Madonia - chiameremo a dibattimento, come testimoni, tutti i personaggi della Polizia di Stato, dell'Alto commissariato antimafia e del servizio segreto civile che all'epoca erano operativi e si sono adoperati, molti di loro, per il depistaggio più indegno che si sia svolto sul cadavere di un poliziotto. Chiameremo anche numerosi soggetti istituzionali che, pur a conoscenza dei retroscena del duplice omicidio, per anni sono stati silenti, inclusi coloro che non erano complici dell'area di contiguità istituzionale rispetto all'omicidio. Spero che coloro che hanno una coscienza, la facciano rivivere e vengano al processo a parlare e pronunciare parole di verità".
E nella lista testi presentata da Repici compaiono, tra gli altri, gli ex magistrati Alfredo Morvillo e Giuseppe Ayala, ma anche alti funzionari della polizia di Stato, come Gianni De Gennaro, Alessandro Pansa, Luigi De Sena e Luigi Savina, l'ex questore di Palermo Guido Longo e l'ex numero tre del Sisde Bruno Contrada. E poi ancora un lungo elenco di collaboratori di giustizia, da Marino Mannoia a Giovanni Brusca; da Giovanna e Vito Galatolo a Vito Lo Forte - anche Pierluigi Concutelli, militante di Ordine Nuovo, i senatori Franco Corleone e Luciano Violante, Luana Orlando, moglie di Giovanni Aiello, l'ex poliziotto e ritenuto un killer al soldo di Cosa nostra e apparati deviati, detto Faccia da mostro; ma pure Antonino Aiello, fratello di 'Faccia da mostro', anch'egli appartenente alla polizia. In elenco numerosi giornalisti come Salvatore Parlagreco, Felice Cavallaro, Enzo Mignosi, Giorgio Mulè, Attilio Bolzoni, Francesco La Licata e Saverio Lodato. Sono 118 i testimoni richiesti dall'accusa, oltre a 25 collaboratori di giustizia. Sono in tutto 23 le testimonianze richieste dall'avvocato Giuseppe Scozzola, difensore di Gaetano Scotto. Il giudice ha rinviato il processo al prossimo 10 giugno per sciogliere alcune riserve sulle liste dei testimoni e per la presentazione delle richieste di prova.
Video/Foto © Emanuele Di Stefano
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