Memoria e impegno civile nel 29° anniversario dell’eccidio
E’ un anniversario avvolto ancora nella nube tossica del Covid. Quella stessa nube che sta intaccando pesantemente il nostro modo di vivere e le nostre relazioni. Segnati nel fisico e nell’anima arriviamo sfibrati, financo da una sorta di terrorismo psicologico perpetrato dai media. Che, salvo rare eccezioni, strumentalizzano la realtà contribuendo a fomentare una vera e propria paura nei confronti dei nostri simili: che diventano così i nostri nemici. E tra menzogne e omertà tutte le altre notizie finiscono in secondo piano, guerre e genocidi compresi. Nell’immagine straziante del bimbo di pochi mesi caduto in mare e sorretto da un agente della Guardia Civil spagnola, ritroviamo la pesante sconfitta di un’intera civiltà – impaurita, annichilita, ma anche complice – che sta annegando assieme a lui. In quello scatto trasudano le colpe e le responsabilità dei potenti e dei governanti che decidono i giochi di potere sulla nostra pelle. Strategie e piani sommersi, spesso in contraddizione con la versione “ufficiale”. A volte possiamo intravedere solo una scheggia di quel “gioco grande”, intuito da Giovanni Falcone. Un segmento di ciò che è stato ulteriormente affinato da un sistema criminale predisposto a durare. E sono davvero pochi gli uomini giusti capaci di far inceppare questo ingranaggio. Le calunnie e gli attacchi vergognosi nei confronti di magistrati integerrimi come Sebastiano Ardita ci riportano indietro nel tempo, ma rappresentano anche la reazione scomposta di un sistema di potere nei confronti del loro lavoro di “bonifica”. Un lavoro minuzioso svolto da Ardita assieme a pochi altri all’interno delle istituzioni per liberarle – magistratura in primis – da un vero e proprio cancro capace di divorare la democrazia e la libertà. Un cancro che altrimenti continua a insinuarsi in tutti i gangli vitali del nostro Stato. Ma chi c’è dietro questa inquietante operazione?, si domanda il consigliere del Csm Nino Di Matteo che, assieme ad Ardita, si contrappone con forza a questa strategia strisciante. E in quell’interrogativo, sul quale occorre fare piena luce, rivediamo il periodo dei “corvi” di Palermo che attaccavano magistrati del calibro di Falcone e Borsellino, dentro e fuori il palazzo di giustizia: personaggi “ibridi” che contribuirono a preparare il terreno per le stragi del ‘92. O che addirittura presero parte all’organizzazione degli eccidi assieme a Cosa Nostra. Uomini rimasti finora nell’ombra, impuniti, protetti da un sistema capace di infiltrarsi ovunque: depositari di segreti indicibili finalizzati a reggere “l’equilibrio” del nostro Stato. Che conferma sempre più di non volere la verità sui mandanti esterni delle stragi del '92/'93 (Napolitano docet). Continuare a pretendere quella verità negata è l’unico modo per onorare il sacrificio di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Paolo Borsellino, degli agenti di scorta Rocco Dicillo, Vito Schifani, Antonio Montinaro, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Eddie Walter Cosina, Emanuela Loi e Claudio Traina, e di tutti i martiri caduti in questa guerra. Le sterili parate organizzate in pompa magna nei giorni degli anniversari – frequentate da personaggi discutibili che spesso remano contro la verità tutto il resto dell’anno – si commentano da sole. Combattere l’ipocrisia di un’informazione che sempre più nasconde la verità e ammorba l’aria – ancor più della nube tossica del Covid – resta l’unica via per evitare di annegare nel mare della paura, dell’odio, della menzogna e della solitudine. Perchè il destino di chi occulta la verità, di chi ha il potere e uccide i propri simili, ma anche di tutti gli ignavi – complici del decadimento della nostra società – è quello di finire la propria esistenza da soli, marchiati dal disprezzo. Sostenere i giusti, le loro battaglie e quelle di tanti giovani – che non intendono arrendersi alla disillusione, né tanto meno assuefarsi a questo scempio – rimane un punto fermo da cui ripartire. Adesso. Per dare un senso agli anniversari delle stragi impunite, quelle di Stato. Perchè oltre queste nubi c’è ancora il sole.
Foto originale © Shobha
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