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Ma i Matteo Salvini di tutta Europa non vedono e non sentono

Sta facendo il giro del mondo la fotografia del volontario eroe della Guardia Civil spagnola che trae in salvo un neonato al largo delle coste sud della Spagna. "Abbiamo preso il piccolo, era gelato, freddo, non si muoveva molto”, dice Juan Francisco, l'agente immortalato nello scatto diventato virale in poche ore. Lui in mare con un neonato tra le mani, tratto in salvo mentre sua madre lo portava in spalla nel tentativo disperato di raggiungere a nuoto l'enclave iberica di Ceuta dal Marocco. Un’immagine che per potenza e significato ricorda quella del piccolo Aylan, il bambino siriano che però dal mar Mediterraneo e dalla reticenza europea è stato ucciso nel 2015. Anche Aylan veniva sollevato da un agente della guardia costiera ma senza vita a differenza del piccolo salvato qualche giorno fa. "Eravamo tre persone in acqua, stavamo aiutando varie persone", ha spiegato l'agente alla televisione "La Sexta". "Ho visto una donna con un salvagente giocattolo, cercava di sopravvivere", ha raccontato. "Pensavo che avesse in spalla uno zainetto con dei vestiti, ma dopo un suo movimento ho capito che si trattava di un neonato".
A quel punto, Juan Francisco non ci ha pensato due volte: "Io e un collega ci siamo diretti rapidamente verso di loro, io ho preso il bimbo e lui ha soccorso la madre". L'agente non ha capito subito in che condizioni fosse il piccolo: "Era così pallido e immobile che non sapevo se stesse bene o no", ha raccontato ancora a radio "Cadena Ser". Secondo le informazioni di cui è in possesso, ha aggiunto, adesso sia il bimbo sia sua madre stanno bene. Questo salvataggio "un po' traumatico" è stato solo uno dei tanti effettuati in questi giorni da Juan Francisco. "Lunedì ci sono stati arrivi continui di persone che cercavano disperatamente di raggiungere le nostre coste. C'erano padri, madri, anziani, bambini, di tutto". L'agente e i suoi colleghi sono stati in acqua anche per "10 o 15 ore". Il caso che l'ha impressionato di più è stato però quello di una persona annegata nella traversata: "Non siamo arrivati in tempo".

Gli 8000 di Ceuta
La stessa sorte tentata dalla madre del piccolo salvato dalla Guardia Civili l’hanno tentata altri circa 8.000 migranti a partire dalla notte tra domenica e lunedì. A migliaia hanno raggiunto l'enclave spagnola di Ceuta dal Marocco. Si tratta di migranti di origine subsahariana e marocchina, hanno superato la frontiera di Tarajal e Benzu che separa la città autonoma spagnola situata nel Nordafrica e che affaccia sul Mar Mediterraneo. Tra questi almeno mille sono minori. In meno di 24 ore i migliaia di arrivi hanno messo in allarma la Spagna che ha così deciso nelle prime ore di oggi di schierare l'Esercito alla frontiera con il Marocco: una scelta che dovrebbe impedire l'arrivo di nuovi flussi di migranti e dovrebbe aiutare la polizia locale e quella nazionale. Il governo di Pedro Sanchez ha già fatto sapere di averne rimandati indietro circa la metà, 4000. A molti migranti non viene data la possibilità di presentare richiesta di asilo o di altre forme di protezione internazionale, come previsto dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo. All’accusa risponde il ministero dell’Interno di Spagna, sostenendo che le espulsioni siano avvenute prima del superamento del confine, non permettendo loro di presentare alcuna richiesta. Versione che, però, sembra non convincere i media spagnoli.

Cosa succede
La situazione al momento sembrerebbe essersi acquietata ma quello accaduto nelle ultime ore non è solo l’ennesimo esodo di migranti. Né una battaglia spagnola o una mossa politica del Re del Marocco. La situazione che sta vivendo in questi giorni Ceuta coinvolge numerosi elementi: l’arrivo di 8mila migranti nella città autonoma spagnola che si trova in territorio marocchino ha inevitabilmente chiamato in causa questioni che vanno oltre il singolo episodio. In questo senso si può dire propedeutico l’intervento dell’Ue che ha detto di non lasciarsi “intimidire da nessuno” sui migranti, aggiungendo che “non sarà vittima di tattiche”. Il che fa capire come non si tratti di un semplice sbarco di migranti, ma di una questione ben più complessa. Dietro a questa vicenda sembra infatti esserci una crisi diplomatica tra Spagna e Marocco che si è acuita negli ultimi mesi. Tanto che l’ambasciatrice marocchina a Madrid, Karima Benyaich, ha sostanzialmente ammesso che si è trattato di un’azione politica: “Ci sono azioni che hanno delle conseguenze”. Le azioni a cui si riferisce riguardano Brahim Ghali, leader del Fronte Polisario per l’indipendenza del Sahara Occidentale, nemico delle autorità marocchine, sostenuto dall’Algeria e ora ricoverato, causa Covid, proprio in Spagna. Come detto Ceuta è una città autonoma spagnola sita sulla punta settentrionale del Marocco e come tale rappresenta un’enclave spagnola in Africa, in terra marocchina. Marocco che ne ha più volte rivendicato l’inclusione all’interno dei suoi confini di Ceuta, ricevendo sempre un secco no da parte di Madrid, secondo cui il territorio appartiene alla Spagna già da molto prima della nascita del Regno del Marocco e dell’indipendenza ottenuta nel 1956. Il territorio di Ceuta assume particolare importanza anche sul fronte dei migranti. Per alcuni rappresenta una frontiera dell’Ue. In realtà ci sono significative differenze, a partire dal fatto che si tratta di un territorio molto più sorvegliato e anche molto meno pericoloso (non essendoci lunghe traversate come quelle dalle coste libiche a quelle italiane). La Spagna ha cercato sempre di ostacolare il flusso migratorio arrivando addirittura a costruire un muro di 20 metri, piazzando filo spinato e prevedendo anche barriere subacquee.
Le tensioni tra i due paesi si sono accentuate l’ex presidente Usa Donald Trump, ha accettato la sovranità marocchina sul Sahara Occidentale, in virtù di precisi e calcolati interessi da parte americana. Da quella decisione è nata la protesta proprio di Ghali. L’ex presidente ha quindi riconosciuto la sovranità del Marocco, autorizzando di fatto - secondo i media spagnoli - una maggiore pressione da parte del Paese africano per far sì di essere riconosciute ufficialmente dalla Spagna e dall’Ue come autorità legittime anche nelle aree controllate dal Fronte Polisario. Lo scontro diplomatico ha toccato il suo culmine dopo che Ghali, contagiato dal Covid, ha chiesto il ricovero in Spagna, ricevendo l’ok e venendo curato in un ospedale spagnolo dopo un trasferimento, a quanto pare facilitato anche dall’Algeria, sotto falso nome. In Spagna, nel frattempo, sono anche state riaperte le indagini su Ghali, che sarebbe accusato di presunte torture e maltrattamenti: finora l’inchiesta non ha però portato ad alcun indizio chiaro a suo carico e per questo non è mai andata a fondo. Il ricovero di Ghali ha fatto scoppiare il caso diplomatico, mettendo fine alla tregua tra i due Paesi. E ora il Marocco sembra voler usare cinicamente le migliaia di migranti presenti nel suo territorio come strumento per poter ottenere qualcosa in cambio. Una trattativa tra due potenze dalle fondamenta instabili e soprattutto intavolata sulla pelle di povera gente e con l’indifferenza di partiti di destra europei (come la Lega di Matteo Salvini) e non solo.

Fonte: fanpage.it

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