Il Pontefice ha ricordato che le prime vittime sono i bambini
Davanti alla folla di fedeli riunita in Piazza San Pietro il vescovo di Roma ha gridato contro le aggressioni al popolo palestinese, “In nome di Dio che ha creato tutti gli esseri umani uguali nei diritti, nei doveri e nella dignità, e li ha chiamati a convivere come fratelli tra di loro faccio appello alla calma e, a chi ne ha responsabilità, di far cessare il frastuono delle armi e di percorrere le vie della pace, anche con l’aiuto della Comunità Internazionale”.
Papa Francesco nel corso della sua omelia ha anche ricordato che le prime vittime degli attacchi israeliani sono i bambini, dicendo che "la loro morte è segno che non si vuole costruire il futuro, ma lo si vuole distruggere" e che "il crescendo di odio e di violenza, che sta coinvolgendo varie città in Israele, è una ferita grave alla fraternità e alla convivenza pacifica tra i cittadini che sarà difficile da rimarginare, se non si riapre subito il dialogo".
E poi, "Mi chiedo: l’odio e la vendetta dove porteranno? Davvero pensiamo di costruire la pace distruggendo l’altro?", ha domandato Bergoglio, invitando poi i fedeli presenti a pregare "incessantemente" affinché israeliani e palestinesi "possano trovare la strada del dialogo e del perdono, per essere pazienti costruttori di pace e di giustizia, aprendosi, passo dopo passo, ad una speranza comune, ad una convivenza tra fratelli. Preghiamo per le vittime, in particolare per i bambini”.
La posizione del Vaticano in merito alla questione del conflitto è chiara. "Due popoli, due Stati". Infatti nel giugno del 2015 venne approvata la bozza per l’intesa tra i due Paesi e un mese dopo l’abbraccio tra Papa Francesco e Abu Mazen, è stato firmato il primo accordo tra la Santa Sede e la Palestina.
Già al tempo il ministro degli esteri vaticano, monsignor Paul Richard Gallagher disse che con questo accordo si possa "in qualche modo costituire uno stimolo per porre fine in modo definitivo all’annoso conflitto israeliano-palestinese, che continua a provocare sofferenze ad ambedue le Parti. Spero anche che l’auspicata soluzione dei due Stati divenga realtà quanto prima. Il processo di pace può progredire solo tramite il negoziato diretto tra le Parti con il sostegno della comunità internazionale. Ciò richiede certamente decisioni coraggiose, ma anche sarà un grande contributo alla pace e alla stabilità della Regione”.
Foto © Imagoeconomica
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