Centinaia di giovani nelle piazze italiane denunciano la complicità della stampa nazionale e dell’attuale governo del Paese
“Israele non è una democrazia, è una delle maggiori entità di apartheid, di segregazione, di occupazione, di colonialismo e di fascismo presenti in tutto il mondo. Sono oltre 73 anni che ci occupano e che ci cacciano dalle nostre case. È ora di dire basta!”. Un grido di sdegno e di indignazione, quello di tutti i giovani palestinesi, arabi ed italiani che ieri, nel giorno della Nakba, ha fatto tremare piazza dell’Esquilino a Roma: un attacco duro, contro i crimini di guerra perpetrati dal governo del presidente israeliano Netanyahu sulla striscia di Gaza e nei confronti dell’intera popolazione palestinese, contro l’assordante silenzio della comunità internazionale e infine contro il vergognoso e complice sostegno della maggior parte degli esponenti politici italiani e dei mezzi di informazione nazionali alle azioni criminali e genocide di Israele.
AssoPacePalestina, Comunità Palestinese di Roma e del Lazio, Giovani Palestinesi di Roma (GPR), Giovani Palestinesi d’Italia, Our Voice, Comunità curda, comunità colombiana, e così via: queste e molte altre sono state le associazioni e le organizzazioni presenti ieri nella Capitale per manifestare, insieme ad altre centinaia di civili. Anche Padova, Cagliari, Bari, Verona e Bologna sono scese in piazza per esprimere il proprio rifiuto e la propria opposizione ad Israele.
In tutte le piazze italiane i giovani hanno esternato la propria sensazione di vergogna nel vedere e sentire come il nostro governo e i nostri mezzi stampa, la maggior parte dei quali sono finanziati da Israele, hanno omesso notizie, immagini e video delle stragi, delle deportazioni, degli sfratti, delle oppressioni e dell’occupazione subite dal popolo palestinese. Addirittura la Rai, nato come servizio pubblico dello Stato per offrire informazioni giuste e trasparenti ai cittadini italiani, ha trattato e parlato della questione in materia unilaterale, deviando e distorcendo le notizie. “Non c’è più un media, un giornale, un telegiornale che cerchi la verità”, ha denunciato anche il vignettista e lo scrittore italiano Vauro Senesi, testimone dei soprusi e dei crimini contro l’umanità subiti dalla popolazione palestinese nella Striscia di Gaza: “Sono arrivato in Palestina dalla prima intifada ed ho continuato ad andarci fino a che il ‘democratico’ governo israeliano non mi ha messo nella lista degli indesiderati e non posso più raggiungere la Palestina e sapete quanto mi manca e stasera mi sento in Palestina. Io ho visto soldati israeliani armati di bastoni forniti di un rondello di acciaio sulla cima spezzare le braccia a bambini che lanciavano di sassi e quelle immagini non me le toglierà mai nessuno dagli occhi, nessuna propaganda me le toglierà”.
Di “democrazia” rispetto al governo israeliano ne hanno parlato e ne parlano sempre in molti, soprattutto tra gli esponenti della politica italiana, i quali pochi giorni fa, sempre a Roma, avevano organizzato una vergognosa ed imbarazzante manifestazione in difesa di Israele. “Stato italiano come fai a schierarti dalla parte di uno Stato criminale, come fai? Come fai a dire che chi attacca Israele attacca la democrazia? Chi uccide bambini innocenti significa essere democrazia?”, hanno denunciato i giovani attivisti. Ad oggi le vittime che si contano e i cui nomi non vengono ricordati da nessun mezzo di informazione sono 126, di cui oltre 30 bambini e 20 donne, i feriti arrivano quasi a 1000, gli edifici distrutti sono 200 e gli sfollati 10.000. “Io qua voglio ricordare alcune vittime che in questi giorni sono morte sotto le bombe di Israele a Gaza”, ha continuato l’attivista italo-palestinese Karim El Sadi, pronunciando solo una piccola parte dei nomi e cognomi dei bambini e delle bambine uccisi dalle esplosioni nella striscia: “Mariam Odah, 3 anni; Zaid Odah, 5 anni; Rahaf Al Masry, 6 anni; Hamza Nassar, 11 anni. Nessuno ha ricordato questi e altri nomi. È una vergogna”. Come possiamo avere anche solo il coraggio di chiamare tali bambini terroristi? Questo non è un conflitto, perché non ci sono due eserciti che si combattono, ma è occupazione. Questa non è legittima difesa ma un genocidio, un assedio unilaterale, un’aggressione militare.
Per non parlare inoltre delle complicità dell’Italia nel finanziamento di armi ad Israele. Lo scorso 22 settembre 2020 in effetti, il Direttore Generale del ministero della Difesa Israeliano, maggior generale (R.) Amir Eshel, e il suo omologo italiano, Direttore Nazionale degli Armamenti, generale di corpo d’armata Nicolò Falsaperna, il nostro Paese attraverso la firma ha concluso un nuovo accordo bilaterale di cooperazione militare, in cui anche l’azienda italiana Leonardo S.p.A. (Aerospazio, Difesa, Sicurezza) ha fornito ad Israele un pacchetto che includeva 12 elicotteri per l’addestramento AW119Kx e due simulatori per la Scuola di Volo dell’Aeronautica Militare Israeliana. “Io mi inchino davanti a voi, davanti al popolo palestinese. Mi vergogno, sotto questo punto di vista, di essere italiana. Ma l’Italia dovrà inginocchiarsi e servire la Palestina e tutto il popolo palestinese. La Palestina risorgerà, ancora, come ha sempre fatto”, ha detto Sonia Bongiovanni, fondatrice del Movimento Our Voice, parlando proprio delle connivenze dovute ai finanziamenti del governo italiano nelle morti delle centinaia di palestinesi in tutti questi anni.
Però, in una striscia di a malapena 360 kmq, con una densità popolare altissima, con migliaia di abitanti non forniti di luce né di elettricità, che si muovono sui muli e si difendono con i sassi, la resistenza nelle strade, nelle piazze, dentro le case, nelle prigioni o nei campi profughi nasce e rinasce ogni giorno: in ogni ragazzo che decide di affrontare il gruppo di militari che lo caccia dalla propria casa, in ogni donna che rinnega la propria famiglia andando contro un sistema patriarcale nato per prevaricarla ed opprimerla, in ogni bambino che nasce rivoluzionario e la sua unica forza è di essere pronto al martirio. Da oltre 70 anni la bellezza di questa Resistenza non si spegne e non si è mai sbiadita nel tempo. Proprio di quest’ultima ha parlato Vauro Senesi, raccontando un episodio di sfratto di una famiglia palestinese, che il vignettista ha realmente vissuto nella sua esperienza nella striscia di Gaza: “I soldati li hanno buttati fuori, hanno cacciato questa famiglia dalla loro casa e l’hanno raggruppata poi lì fuori nell’orto tenendogli i fucili puntati. Da questo gruppo familiare ad un certo punto è uscita una ragazza bellissima ed era così bella che ha lasciato basiti i soldati israeliani, quest’ultimi erano impacciati dalla loro bruttezza, dalle loro uniformi di fronte a quella bellezza. Lei è rientrata nell’orto della casa, ha colto un albicocca, si è messa a mangiarla piano, lentamente e i soldati non sapevano cosa fare, erano frastornati. La mangiava in modo seducente. Finito di masticare gli ha sputato il nocciolo addosso ed è tornata dalla sua famiglia. Allora quella bellezza è la bellezza della Palestina, è la bellezza della rivolta, è la bellezza della Resistenza!”.
Migliaia e migliaia di giovani si stanno svegliando e si stanno rendendo conto di ciò che realmente accade in Palestina e in tutto il mondo, migliaia di giovani stanno chiedendo risposte ai propri esponenti politici in cui non si sentono rappresentati. La vera Resistenza sarà giovanile e come hanno precisato sul palco a Roma molti attivisti, questa volta non ci saranno divisioni o guerre interne, ma tutti i popoli marceranno sotto un’unica bandiera, quella dell’umanità. E comunque andrà, tale Resistenza sarà “fino all’ultima pietra”.
Foto © Our Voice
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