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Mancanza di volontà di cambiamento da parte dei Paesi membri dell’Unione

Marzo 2020. È la data in cui è stata registrata la prima ondata del Coronavirus in Italia. E dopo più di un anno è evidente che il Covid-19 abbia messo in ginocchio il mondo. Meno noto, però, è il pericolo celato dietro la pandemia circa l’infiltrazione mafiosa nel tessuto economico e sociale sano del Paese. La storia insegna che a seguito dei grandi cataclismi – ad esempio i terremoti dell’Irpinia e dell’Aquila – le mafie, grazie all’ingente liquidità di denaro, ai rapporti istituzionali e alla presenza sul territorio, si fortificano e si rendono sempre più “Stato”. Con il Covid-19 tutto ciò sta avvenendo quotidianamente: il radicamento mafioso si propaga sempre più tramite l’usura e l’inquinamento dell'economia sana con flussi economici illeciti. Il tutto mentre le istituzioni sono in evidente difficoltà nel far fronte al problema. Ma ad essere in affanno non è solo l’Italia, ma l’Europa intera.

La cosa triste e preoccupante è che l’Europa nemmeno in questa occasione (dell’emergenza pandemica, ndr) si è attrezzata”. A dirlo è il capo della Dda di Catanzaro Nicola Gratteri, intervenuto lo scorso mercoledì 21 aprile durante un convegno online “Le mafie in tempo di pandemia, un problema da non sottovalutare”, andato in diretta sulla pagina Facebook del consigliere della Regione Lombardia Luigi Piccirillo.

Il procuratore si è soffermato in particolare sull’Europa e su come questa stia affrontando il fenomeno mafioso; specie ora che ci ritroviamo in tempi di pandemia. “Il sistema giudiziario dell’Europa non è sufficiente a contrastare le mafie e tantomeno un certo tipo di riciclaggio”, ha affermato Gratteri. “Di mafia si discute poco in Europa, salvo quando bisogna bacchettare l’Italia nell’uso delle carceri”, il riferimento è alla sentenza della CEDU in merito all’ergastolo per i boss irriducibili.

La Germania - ha ricordato il procuratore capo di Catanzaro sempre sul tema dell’antimafia dell’UE - è il Paese più ricco d’Europa dove penso ci sia il maggior numero di ‘ndranghetisti proprio per la sua disponibilità di ricchezza”. “Io leggo le direttive europee in merito alle politiche di antiriciclaggio. Sono stringenti, ma solo su carta, perché poi gli Stati membri non le osservano. Ho una rabbia dovuta a questa assuefazione della Comunità Europea e del potere politico europeo - ha confessato Gratteri - che non intende minimamente rinunciare di un millimetro alla propria libertà. Come la questione della limitazione della tracciabilità del denaro, per la quale i tedeschi non hanno assolutamente interesse né intendimenti a cambiare la norma in nome della privacy. Basti pensare a quanto è facile riciclare denaro in Germania potendo varcare i confini con 80mila euro in contanti senza che nessuno mi dica nulla”.

Gratteri ha poi parlato di mancanza di volontà di cambiamento da parte dei Paesi membri dell’Unione. Il procuratore ha parlato addirittura di “convenienza” da parte dell’UE. “A questo punto - ha affermato - devo pensare che questi Stati ricchi come la Germania hanno interesse a non denunciare e a non creare scandalo perché così, con il silenzio di tutti, si riescono a riciclare somme ingenti di denaro, cosa che in Italia non è possibile”. Una nota dolente, Nicola Gratteri, l’ha poi espressa anche in merito all’Italia e a come la stessa sia fievole dinnanzi all’Europa quando, nel dibattito politico, devono essere prese decisioni importanti in merito al contrasto alle organizzazioni criminali. Un’opera che dovrebbe essere congiunta.

L’Italia è stata molto debole nel confronto con gli altri Stati europei in tema di lotta alle mafie”, ha detto il procuratore con amarezza. Per Gratteri è inconcepibile, per esempio, che “la sede di Europol ed Eurojust sono in Olanda. Ad oggi poi è stata costituita questa neostruttura di contrasto alla ‘Ndrangheta alla quale fanno parte dieci paesi nel mondo dove c’è un’alta densità di presenza di ‘Ndrangheta. E dov’è la sede di questa struttura? Lione. E mi chiedo: ‘Ma è normale che un organismo che si occupa di contrasto internazionale alla ‘Ndrangheta abbia sede in Francia e non nello Stato in cui ha origine la mafia?’”, ha concluso Gratteri.

Parole dure le sue, che rendono bene l’idea dell’assenza di una normativa giuridica, politica ed economica europea capace di contrastare una delle criminalità organizzate più potenti al mondo. Sicuramente la più ricca.

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