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20210420 moby e sempre con te report

Il 10 aprile 1991, alle ore 22:00, il traghetto Moby Prince (di proprietà della Navarma) salpò dal porto di Livorno. Venti minuti dopo circa, alle 22:25, entrò in collisione con una petroliera ferma all'ancora. Quest'ultima portava il marchio Snam: era l'Agip Abruzzo, alta 26 metri e lunga 276. La prua del traghetto squarciò la cisterna numero 7 della petroliera. La collisione tra le lamiere incendiò il greggio riversatosi sulla Moby Prince. In un attimo il traghetto si trasformò in un'immensa torcia visibile dal lungomare distante solo 2,7 miglia. Morirono 140 persone tra passeggeri e membri dell'equipaggio. Intervenuti subito i soccorsi, ma dirottati tutti verso la petroliera di Stato. Giungono alla Moby Prince troppo tardi. Di quella che venne chiamata “l’Apocalisse sul traghetto” un solo uomo è sopravvissuto: Alessio Bertrand, mozzo della Moby salpato quella tragica sera. Tutti salvi, invece, sulla nave Agip Abruzzo. A distanza di trent’anni, quella della Moby Prince viene ancora ricordata come la più grande sciagura della marineria civile italiana. Di quel tragico 10 aprile 1991, però, non sono ancora noti i nomi dei colpevoli.
Di questa tragica vicenda se ne è occupato il programma televisivo d'inchiesta Report, condotto da Sigfrido Rannucci, andato in onda ieri sera su Rai 3. Nel servizio, firmato da Adele Grossi, Report è tornato sulla tragedia con documenti inediti, partendo dalla compagnia armatrice del traghetto che da allora è cresciuta a dismisura e che oggi, in cambio di oltre 72 milioni di euro annui, garantisce il trasporto marittimo pubblico da e per la Sardegna, in base a una convenzione scaduta da un anno e più volte prorogata.
I magistrati hanno imputato l'incidente ad un errore umano dovuto alla scarsa visibilità causata dalla presenza improvvisa di un banco di nebbia. C'è anche chi ha teorizzato un eccesso di velocità, chi un'esplosione o un guasto alle apparecchiature di bordo. Tante sono le ipotesi sul perché trent'anni fa la Moby Prince si scontrò con la petroliera Agip Abruzzo; ancora poche, purtroppo, le risposte che si hanno. Nel corso degli anni è stata anche istituita una Commissione parlamentare d'inchiesta che ha contribuito a fare luce sui tanti misteri che ancora annebbiano la verità di quella che a tutti gli effetti è una strage. L'ennesima del nostro Paese. Una delle prime, assieme a quella di Ustica, che hanno preceduto la stagione stragista di Cosa nostra che ha messo in ginocchio lo Stato.
E il parallelo con la criminalità organizzata non è da sottovalutare perché il disastro potrebbe essere stato frutto di una vendetta della mafia contro lo Stato, un anno prima della strage di Capaci. Ad ipotizzarlo è stato Federico Zatti nel suo libro "Una strana nebbia" (ed. Mondadori). Nella sua recente pubblicazione viene ricostruito un filo che legherebbe la Sicilia di Totò Riina alla Ravenna del Gruppo Ferruzzi, passando dalle cave di marmo di Carrara e dalle rotte marittime del petrolio. Una pista inedita che apre nuovi interrogativi e scenari. Una linea investigativa che ancora di più sottoscrive l’urgenza di conoscere le verità nascoste prima che, una volta per tutte, siano avvolte da un'ulteriore coltre di misteri o definitivamente abissate.

VIDEO Guarda la puntata integrale: Moby è sempre con te

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