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È stata emessa ieri la sentenza di primo grado del processo a carico del direttore di Telejato

Assolto dall'accusa di estorsione e condannato a un anno e cinque mesi per diffamazione. È l’esito della sentenza di primo grado del processo a carico di Pino Maniaci emessa ieri pomeriggio dal giudice monocratico del tribunale di Palermo Mauro Terranova. Una decisione giunta dopo oltre sei ore di camera di consiglio. Il sostituto procuratore Amelia Luise, al termine della requisitoria, aveva chiesto per il giornalista di Telejato la condanna a undici anni e mezzo di carcere. Secondo la Procura, Maniaci avrebbe chiesto alcune somme di denaro ai sindaci dei Comuni di Partinico e Borgetto, rispettivamente Salvo Lo Biundo e Gioacchino De Luca, in cambio di una linea più "morbida" della sua emittente. Inoltre, sempre secondo l'accusa, il giornalista avrebbe anche imposto a Gioacchino Polizzi, assessore di Borgetto, l'acquisto di duemila magliette col logo di Telejato. Accuse respinte fin da subito dal fondatore dell’emittente di Partinico, difeso dagli avvocati Antonio Ingroia e Bartolomeo Parrino.

Ieri, dunque, è giunta l'assoluzione per il reato di estorsione cui è seguito il commento a caldo di Maniaci: “La procura di Palermo ha fatto una figura di m... È stato costruito un processo senza una prova”. “Maniaci è stato assolto con formula piena da tutte le accuse di estorsione”, ha detto dopo la sentenza l’avv. Ingroia rispondendo alle nostre domande. Ma “è stato anche condannato, e ci sta, per il reato di diffamazione ad un anno e cinque mesi”, ha proseguito il legale. Sono state disposte, infatti, delle provvisionali a titolo di risarcimento per le persone che sarebbero state diffamate da Maniaci (costituite parte civile contro di lui): settemila euro per Elisabetta Liparoto, ex presidente del Consiglio comunale di Borgetto (difesa dall'avvocato Salvatore Citrano) e cinquemila euro ciascuno per i giornalisti Michele Giuliano, Nunzio Quatrosi e Gaetano Porcasi (assistiti dall'avvocato Salvatore Bonnì). Diffamazioni che, secondo l’avv. Parrino, “non appartengono a questo processo iniziato come processo di mafia”. I difensori del giornalista hanno già annunciato che faranno appello per le quattro diffamazioni.


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L'avvocato di Maniaci, Antonio Ingroia


Anche l'ex sindaco di Borgetto, Gioacchino De Luca (difeso dall'avvocato Salvatore Palazzolo) è parte civile, ma per lui il giudice ha rimesso tutto al tribunale civile. Proprio in merito a De Luca, è stata disposta la trasmissione alla procura del verbale dell'ex sindaco “perché evidentemente - ha detto Antonio Ingroia - il giudice ha ritenuto che ci siano estremi di reato nelle dichiarazioni dell'accusatore di Pino Maniaci”.

Per l’ex pm, inoltre, questa sentenza “è la dimostrazione che l'accusa di estorsione era campata in aria. E lo dico avendo fatto il magistrato per tanti anni. La richiesta protratta dall’accusa era assurda ed è stata giustamente respinta. Finalmente è stata fatta giustizia”. “Se il pm chiede una condanna così alta - ha continuato il secondo avvocato di Maniaci, Bartolomeo Parrino - significa che effettivamente è debole nella formazione della prova e quindi ha bisogno di sostenere la sua tesi chiedendo una condanna clamorosa che al di là dell’esito finale sarebbe stata fuori logica”.


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Il secondo avvocato di Maniaci, Bartolomeo Parrino


Quella di ieri è stata infine una sentenza di primo grado che ha contribuito giunta “dopo 6 anni di vergognosa condanna mediatica (che ha distrutto la fama e la credibilità di Pino Maniaci) e dopo una indecente richiesta di condanna a 11 anni e 6 mesi: la medesima condanna che riserva ai capi mafia”, ha concluso Ingroia.

In merito alla vicenda Saguto i legali hanno comunicato che attenderanno la decisione del giudice “se farà anche un collegamento con la vicenda Saguto”. “Certo è che Silvana Saguto è stata condannata ad una pena molto grave - ha detto Ingroia -. Pino Maniaci, invece, è stato assolto. Trattasi di un primo grado naturalmente (quello di ieri, ndr). Vedremo cosa succederà in appello al processo Saguto a Caltanissetta e se la procura farà appello in questo processo”.

Foto © ACFB

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