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A Radio Rai 3 la biografa dell’ex ministra. "Per Tina il caso Moro fu un travaglio, da lì iniziò a ammalarsi"

Tina Anselmi mi ha insegnato che il dolore rimane ma la memoria condivisa lenisce, è una carezza sul dolore”. A dirlo è Anna Vinci, giornalista e scrittrice, nonché biografa della parlamentare e presidente della commissione parlamentare d’inchiesta sulla loggia P2.
Anna Vinci, intervistata ieri ai microfoni di Rai Radio 3 programma “Fahreneit”, ha voluto ricordare con questo prezioso insegnamento che ha ereditato dall’ex ministra (la prima nella storia della Repubblica), la giornata nazionale in memoria delle vittime del Covid-19. La scrittrice ha poi risposto a una domanda del conduttore sul caso dell’onorevole Aldo Moro, di cui lo scorso 16 marzo si è ricordato il sequestro in via Fani a Roma, e di come visse al tempo la tragedia la Anselmi. “Vorrei ricordare una frase di Tina che secondo me ci fa capire la sua vita e ci riporta anche a parlare di Moro”, ha detto Anna Vinci. "Tina diceva: ‘La politica è organizzare la speranza e per sperare negli uomini bisogna amarli, e quindi curarli’”. “Quello del sequestro e dell’omicidio dell’onorevole Aldo Moro - ha affermato la scrittrice - fu uno dei momenti bui di Tina. Un momento in cui lei ebbe una frattura”. “Mi disse - ha raccontato ai radioascoltatori - ‘Anna quello è stato il momento in cui la mia scelta di campo era confusa. Perché da un lato sentivo questa esigenza, essendo stata una soldatessa, di non cedere al ricatto delle Br. Mentre dall’altro lato c’era la dimensione umana’”. “Tina mi disse anche che il giorno prima del rapimento di Moro, la sera del 15 marzo, fu avvicinata da un grande esponente del Pci che le disse ‘non so se riusciremo ad appoggiare anche dall’esterno il governo Andreotti’”. “Lei - ha continuato nel suo racconto - andò a Piazza del Gesù e trovò Moro al quale riferì la cosa che rispose: ‘Non si rendono conto che siamo sul baratro’. Tina conclude queste pagine dedicate al rapimento Moro, un momento per lei di grande sofferenza, dicendo: ‘In quel momento ci fu una frattura’. Forse furono i politici più umani che avrebbero dato la risposta giusta, ma in quel momento bisognava dare una risposta politica”. Secondo Anna Vinci quello “fu un momento di grande travaglio. Lei lì cominciò, come disse più tardi, ad ammalarsi”.
Durante l’intervista la scrittrice ha risposto anche a una domanda su come reagì all’incarico della guida della Commissione sulla P2.
“Lei accettò col coraggio che la caratterizzava la nomina a presidente della Commissione”, ha ricordato Anna Vinci.
La proposta gliela fece Nilde Lotti e la Anselmi si prese dieci minuti per decidere di accettare, un lasso di tempo, ha detto Anna Vinci, “in cui telefonò al costituzionalista e amico Leopoldo Elia”. “Quando accettò le chiesi come mai ci avesse messo così poco a decidersi e lei mi rispose con una frase che non dimenticherò mai: ‘Io mi sarei trovata con i mandanti dell’assassinio di Aldo Moro’”. “Pina - ha concluso il suo ricordo Anna Vinci - ha attraversato e attraversa ancora la storia della nostra nazione. E’ stata una madre della patria”. A fine intervento ha parlato anche Stefania Limiti, anche lei ospite nel programma, che ha ricordato come, nonostante tutto il lavoro d’inchiesta in Commissione,Tina Anselmi fu lasciata sola”. Il riferimento è all’illustrazione alla relazione finale della commissione in cui “si trovò davanti un Parlamento vuoto”, “immaginiamo cosa questo ha potuto significare”, ha detto la giornalista. “Questo è un aspetto che non va mai dimenticato”, ha concluso la Limiti.

Per ascoltare la trasmissione: clicca qui!

Foto © Imagoeconomica

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