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Sollecitazione al pm del Tribunale di Reggio Calabria

Da qualche mese nel Tribunale di Reggio Calabria va in scena un paradosso giudiziario. Lo scorso 18 febbraio il gup di Reggio Calabria ha rinviato a giudizio per corruzione in atti giudiziari con l'aggravante mafiosa, il boss Giuseppe Gullotti. Questi fu condannato in via definitiva il 22 marzo 1999 a 30 anni come mandante dell'omicidio del giornalista Beppe Alfano (ucciso l'8 gennaio 1993 da tre proiettili calibro 22 a Barcellona Pozzo di Gotto, in provincia di Messina, mentre si trovava ancora sulla sua auto a cento metri da casa) dopo il rigetto del ricorso presentato dopo la sentenza d'appello.
La nuova imputazione nei confronti di Gullotti è in concorso con il magistrato Olindo Canali, già pubblico ministero presso il tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto, e il collaboratore di giustizia Carmelo D'Amico, entrambi sotto processo in abbreviato.
Nello specifico, per Gullotti, l'accusa è di avere corrotto Canali con la promessa di 300 mila euro, di cui consegnati 50 mila, al fine di ottenere, grazie al magistrato, l'assoluzione nel giudizio d'appello "Mare Nostrum" dal duplice omicidio Iannello-Benvenga, e per fare ottenere al boss Gullotti la revisione per l'omicidio del giornalista Beppe Alfano, delitto per il quale Gullotti è stato condannato con sentenza divenuta definitiva.
Al contempo, sempre a Reggio Calabria, è stato chiesto ed ottenuto il processo di revisione della sua condanna per la morte di Alfano.
Una vicenda surreale se si tiene conto che al centro di entrambi i procedimenti vi è un memoriale, scritto da Canali, in cui si esprimevano forti dubbi sulla colpevolezza di Gullotti per la morte di Alfano, e in cui scriveva, per l'appunto, che “occorreva chiedere ed ottenere la revisione della sua condanna”.
Il processo nei confronti di Gullotti inizierà il prossimo 10 giugno 2021.
Adesso, però, la famiglia Alfano, tramite il legale Fabio Repici, ha ufficialmente chiesto alla procura di Reggio Calabria il "sequestro preventivo" del fascicolo relativo al processo di revisione pendente dinanzi alla Corte di appello di Reggio Calabria su istanza di Giuseppe Gullotti che avrà luogo il prossimo 6 maggio e potrebbe concludersi prima ancora del processo per corruzione in atti giudiziari finalizzato a ottenere proprio quella revisione.
Nell'istanza depositata quest'oggi in Tribunale l'avvocato Repici ha messo in evidenza l'intero corto circuito giudiziario che si è sviluppato attorno al caso.

La lettura dell'istanza di revisione
Guardando all'istanza di revisione Repici sottolinea come "la principale fra le nuove prove indicate come elemento fondamentale a sostegno dell'istanza di revisione consiste nel memoriale del magistrato Canali denominato 'Testamento' e nella deposizione dello stesso Canali innanzi alla Corte di assise di appello nel secondo grado di giudizio del processo denominato 'Mare Nostrum'". Secondo il legale "nella sostanza e nella forma, quel giudizio di revisione è, se non corpo di reato, certamente cosa pertinente al reato di corruzione in atti giudiziari per il quale Gullotti è stato rinviato a giudizio. Si tratta di un caso probabilmente unico nella storia giudiziaria d'Italia".

Pericolo da scongiurare
"Il periculum in mora - si legge nel ricorso - per converso, è pacificamente sussistente, alla luce della prevedibile durata del dibattimento del processo per corruzione in atti giudiziari a carico di Giuseppe Gullotti, che sarà (secondo previsioni più che concrete, non trattandosi di procedimento con misure cautelari) di almeno qualche anno, e alla luce della possibile durata del giudizio di revisione, sicuramente più celere. Quindi, esiste il rischio che si giunga a una sentenza di assoluzione (frutto dell'accordo corruttivo) di Giuseppe Gullotti nel giudizio di revisione, prima che Gullotti possa essere riconosciuto responsabile della corruzione in atti giudiziari finalizzata proprio alla riuscita di quel giudizio di revisione". "Non sono reperibili parole appropriate per esprimere una valutazione appena adeguata di tale scenario - sottolinea Repici nel documento - E' certo, dunque, che ricorre il pericolo che l'inerzia nell'applicare un vincolo al giudizio di revisione in corso (che, si ribadisce, è cosa pertinente al reato di corruzione in atti giudiziari per il quale Giuseppe Gullotti è stato rinviato a giudizio) 'possa aggravare o protrarre le conseguenze di esso' reato".
Quel che è certo è che se davvero si arrivasse alla revisione della condanna senza aver prima definito l'altro procedimento di corruzione si sarebbe di fronte all'ennesima beffa alla giustizia, già dileggiata dai molteplici depistaggio perpetrati attorno alle indagini sul delitto del giornalista barcellonese.

In foto: uno scatto d'archivio del giornalista, Beppe Alfano

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